La povertà avanza inesorabilmente e fa registrare un calo vertiginoso di consumi, distruggendo gli incrementi degli anni precedenti.
Era dal 2005 che la povertà assoluta non indietreggiava tanto. L’anno della pandemia ha segnato un’espansione di penuria allarmante. Lo dicono le stime preliminari dell’Istat pubblicate su Statistica today.
Record a ribasso
È stato un anno funesto il 2020, che implacabile ha spazzato via i piccoli progressi di una crescita quadriennale.
Infatti dal 2015 al 2019 era avvenuto un miglioramento delle condizioni di molti Italiani, risollevatisi dalla stato di indigenza. Ma, adesso, c’è il ritorno all’abisso economico per moltissimi.
A precipitare nella povertà assoluta sono state, nell’ultimo anno, un milione di persone appartenenti a 335.000 mila nuclei famigliari, per un totale di 2 milioni di famiglie e 5,6 milioni di cittadini. È stato un incremento notevole di poveri, dal 7,7% nel 2019 al 9,4% nel 2020.
I numeri sono spaventosamente allarmanti anche per i consumi che, in linea con i primi dati, registrano una diminuzione da primato.
Infatti la spessa media mensile del 2020 è attestata a 2.328 euro. Si tratta del 9,1% in meno rispetto al 2019.
A non essere intaccati sono stati solo gli acquisti alimentari e le spese per l’abitazione. Fatta eccezione per cibo e la casa, tutte le altre spese, invece, sono scese del 19,2%.
Senza lavoro
Il drastico collasso ha colpito maggiormente il nord del Paese, (7,6% delle famiglie in stato di povertà assoluta), che presentava (e presenta) una situazione più vantaggiosa rispetto al Sud. Ma rimane il Mezzogiorno l’area più sofferente d’Italia, con il 9,3% di nuclei famigliari. Il centro registra il 5,5%.
Con la chiusura di tante attività molti hanno perso il lavoro e ad essere colpite duramente nel corso del 2020, sono state sopratutto le famiglie che sono rimaste con un’unica persona occupata, il 7,3% del totale.
Si tratta in particolare modo di operai o assimilati, ma un quinto del dato è costituito da lavoratori in proprio.