Una visita fortemente voluta, tant’è che è la prima uscita dai confini italiani del Papa a seguito di un anno di doveroso ritiro. Segna un evento storico: il passaggio dall’ostilità al dialogo.
È il 33esimo viaggio internazionale di Francesco oltre che il primo dal lockdown, ma è anche un primato senza precedenti. Prima di lui, nessun pontefice aveva mai messo piede in Iraq e in un contesto ad alto rischio, anche per la pandemia.
Le prime tappe
Il pontefice è sbarcato alle ore 14 (in Italia erano le 12) all’aeroporto di Baghdad. Ad accoglierlo Mustafa al Kahimi, primo ministro, che lo ha condotto al palazzo presidenziale, dove lo attendeva il presidente del Paese Barham Salih.
Qui tiene il suo primo discorso in Iraq, una preghiera a tutti, politici e religiosi, iracheni e stranieri.
“Tacciamo le armi! Se ne limiti la diffusione qui e ovunque.”
Sono le parole di esortazione del Papa precedute dai ringraziamenti per “l’opportunità della visita apostolica” e dal riferimento al comune patriarca, Abramo, esempio di fede.
Poi Francesco affronta il dolore di quella terra dove ha da poco messo piede, parla di distruzione, di “macerie” fisiche e interiori, che ogni giorni gli Iracheni devono affrontare.
Afferma poi, che la mano della Chiesa Cattolica è tesa per “la causa della pace” a aperta al “dialogo” indispensabile per deporre le armi.
Subito dopo Francesco è stato accompagnato alla cattedrale di Sayidat al-Nejat (Nostra Signora della Salvezza).
Un luogo di insondabile sofferenza, in quanto bersaglio di 5 terroristi islamici che, durante la funziona religiosa, provocarono la morte di 48 fedeli. Era il 31 ottobre 2010.
Un viaggio blindato, tra lockdown e il pericolo di attentati
Sta volgendo alla fine il primo giorno del pontifice in Iran. La visita è fitta di incontri e durerà fino a lunedì mattina, quando il pontefice farà ritorno in Vaticano.
È tutto blindato, a partire dall’Iran, che ha subito di recente due attacchi.
Il 21 gennaio l’esplosione di due kamikaze islamisti al mercato di Baghdad che ha ucciso 32 persone. In seguito, il 15 febbraio, 3 razzi hanno bersagliato l’aeroporto dove oggi è atterrato il Papa.
Ma anche i cittadini, a causa della pandemia, sono confinati a casa.
La strade sono deserte. Le scorte di uomini e mezzi ingenti. Ha contribuito anche l’Onu. È il primo viaggio tanto rischioso per un papa.