I due giornalisti che hanno dato notizia dell’ultimo spostamento del leader di Iv negli Emirati Arabi sono stati querelati.
Gli avvocati di Matteo Renzi hanno chiamato in giudizio Massimo Giannini e Niccolò Carratelli, Enrico Mingori e la testata TPI, rei di aver scritto delle inesattezze sul viaggio a Dubai.
Una notizia con delle imprecisioni (da appurare)
I due giornalisti de La Stampa sono sotto accusa per l’articolo pubblicato ieri e così intitolato: “Renzi e il ritorno dagli sceicchi. Mistero sulla missione a Dubai“.
A firma di Carratelli e sotto l’approvazione del direttore Giannini, i dubbi espressi dalle colonne del quotidiano sul secondo viaggio in Medio Oriente di Renzi meritano una querela.
Non sfugge un altro professionista del giornalismo, Enrico Mingori, che scrive la stessa notizia per TPI. Anche qui campeggia nel titolo la parola “mistero“, che darebbe luogo a pensieri non proprio lusinghieri riguardo il senatore.
Massimo Giannini ha subito reso nota la telefonata ricevuta dal senatore, a preavviso della denuncia. Così twitta che Renzi, nella conversazione, gli avrebbe confermato la sua presenza a Dubai, pertanto aggiunge:
“Per questo sono curioso di capire i motivi della sua querela”
Il precedente e le polemiche
Il primo viaggio verso oriente, in Arabia Saudita, il senatore lo aveva fatto, in piena crisi politica. Lasciò il Paese per una conferenza che sconvolse l’opinione pubblica.
Le spiegazioni per il dispiego di ossequio mostrato al sovrano saudita arrivarono, ma la modalità è stata molto chiacchierata: il leader di Iv lo ha fatto da solo, raccogliendo parte delle domande cui gli era stata richiesta risposta e ha dato le sue spiegazioni.
L’autointervista è stata criticata da più parti e in più modi per l’assenza di contraddittorio: vi si sono dilungati giornalisti, è stata bersaglio dell’ironia social e anche oggetto di vignette in cui Renzi è ritratto a parlare nella sua immagine riflessa nello specchio.
Sulla più recente visita a Dubai c’è chi chiede chiarimenti, come il deputato pentastellato Mario Perantoni, per cui se il viaggio avesse comportato dei compensi vi sarebbe “un problema istituzionale”.
E poi c’è chi dice che tutto è stato fatto in modo trasparente e legale, come la deputata e compagna di partito di Renzi Elena Bonetti.