L’esercito di facchini in bicicletta, scooter o automobile, si è ingrossato durante la pandemia. Mentre si preparano per lo sciopero del 26 marzo, a Milano chiedono ai cittadini di astenersi dalle consegne a domicilio per il prossimo weekend.
La giornata del dissenso era stata decisa il 25 febbraio durante l’assemblea indetta da RiderXiDiritti. Allora i partecipanti di 30 città italiane si erano uniti per richiedere condizioni di lavoro più dignitose.
I riders di tutta Italia scioperano
Una partita tutta aperta quella che vede le multinazionali del delivery da una parte e dall’altra chi presta servizio per loro.
I primi asseriscono che l’attuale inquadramento legislativo è giusto, in quanto:
“Hanno la possibilità di accettare o meno una proposta di consegna, la possibilità di scegliere in totale autonomia gli orari”
Così si era espressa Glovo giusto qualche giorno fa.
Pertanto, dal punto di vista dell’azienda spagnola, non ci sono la continuità e l’esclusività, elementi indispensabili per l’assunzione cui aspirano i rider del Paese.
O almeno chiedono il riconoscimento di alcuni diritti loro negati: la malattia, le ferie, una paga oraria che sostituisca l’attuale a cottimo, il congedo parentale e il Tfr e un minimo di ore garantite a settimana.
Li definiscono indispensabili, ma si sentono sfruttati
Vorrebbero, dunque, ricevere i diritti sindacali basilari dei lavoratori. Ma la loro “libertà d’azione” ha impedito, fino ad adesso, il conseguimento di quanto continuano a rivendicare.
Ricordano poi come sia stato loro richiesto di lavorare durante la pandemia.
Lo stato li aveva definiti “essenziali”. Ma nonostante il loro bisogno (tant’è che il loro numero è cresciuto vertiginosamente), lamentano l’invisibilità da parte della legge.
Così dalla pagina di Deliverance Milano la loro richiesta non si rivolge solo alle istituzioni, ma anche ai concittadini: “Non chiedete il delivery” per il prossimo weekend.
Invocano un fine settimana senza di loro, senza cene a domicilio, senza la spesa pesante recapitata sul pianerottolo di casa, perché siano ascoltati dai colossi che li assoldano.