Un uomo è precipitato dal 5 piano del palazzo dove avevano appena fatto irruzione i militari; un secondo è stato colpito dal fuoco delle forze armate, altri sono stati feriti dalla pallottole. È il “bollettino” parziale degli scontri di ieri.
Dal 1 febbraio, giorno del colpo di stato, i militari avrebbero ucciso 250 persone. Lo dice l’Associazione per l’assistenza dei prigionieri politici (Aapp). Ma le vittime sarebbero molte di più, secondo una fonte anonima del Giornale: intere famiglie sono state massacrate “fuori dai riflettori mediatici” e di molte persone, scomparse nel nulla, non c’è più traccia.
Il reporter rilasciato
Il 19 marzo scorso la protesta pacifica aveva inondato le strade di Waypyitaw.
A seguire i dimostranti c’era Aug Thur, inviato della BBC. Il suo lavoro fu fermato da alcuni uomini in borghese, che lo hanno arrestato. Oggi il giornalista è stato rilasciato.
La nota emittente radiotelevisiva riporta la notizia e ricorda che, dall’inizio del golpe, sono stati 40 i giornalisti arrestati e 5 gli organi di comunicazione le cui licenze sono state revocate.
Le ultime vittime (di cui si ha notizia)
Ieri ci sono state altre due morti provocate dai militari.
Una è stata il culmine brutale di una fuga dagli uomini di stato armati. Così un uomo, nel tentativo di dileguarsi, è caduto dal quinto piano del palazzo di Yangon. Era la sede di un’ong.
L’altra vittima è stata colpita da colpi di arma di fuoco Monywa.
A renderlo noto è stata Aapp. L’organizzazione a difesa dei diritti umani fondata da ex perseguitati politici del Paese adesso in esilio.
La lotta non violenta
Il popolo dice “no” alla dittatura dei militari e da più di un mese combatte pacificamente.
Le armi sono simboliche e apparentemente innocue.
Come i rumori dei clacson e delle pentole percosse in un concerto di dissenso, dapprima avvolto dalle tenebre, poi anche diurno.
Poi il fiocco rosso simbolo della lega democratica osteggiata dai golpisti, per cui sarebbe di brogli elettorali.
Inoltre c’è il gesto delle tre dite puntate al cielo.
In posa con le mani in segno di protesta si era fatto immortalate Win Htein, anziano esponente democratico arrestato.
Si erano fatti fotografare anche i medici e gli operatori sanitari in 30 città del Paese, in sciopero contro il sopravvento dei militari.
Infine ha fatto il giro del mondo l’immagine della suora inginocchiata davanti al battaglione di militari con scudo e armi. “Uccidete me, non la gente“, aveva implorato la donna, riuscendo a frenare momentaneamente la violenza delle forze dell’ordine.