Da mercoledì non si avevano più tracce della piccola. A 48 ore della scomparsa avveniva il ritrovamento del corpo, esanime, martoriato e abbandonato in una fognatura.
L’analisi autoptica non ha lasciato alcun dubbio: i lididi e le ferite sul cadavere sono i segni di maltrattamenti, stupro e strangolamento.
Brutale tortura
La raccapricciante vicenda è avvenuta nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa.
Il 24 marzo la piccola Hareem è scomparsa da casa. Il nonno si è subito recato dalla polizia a sporgere denuncia.
Così le ricerche sono partite. Ad effettuarle agenti e i parenti della bambina.
Due giorni dopo sono stati dei passanti a rivenire il corpo esanime di Hareem in un canale di scolo.
Gli ematomi erano dappertutto: sulla schiena, le ginocchia, il naso e altri parti del corpo.
Secondo il referto del medico legale, la bimba è stata abusata sessualmente e poi strangolata fino a decretarne la morte.
Le forze dell’ordine hanno dato inizio alle indagini. Sono stati prelevati 400 campioni di sangue per eseguire le analisi del Dna.
Tra i sospettati della zona figurano anche i parenti della bambina. A dichiararlo è stato l’agente di polizia Suhail Khan.
Lo sdegno è tanto in un Paese tradizionalmente martoriato dagli abusi.
Adesso su Twitter è comparso l’hashtag #JusticeForHareem.
Bimbe seviziate
Nel 2020, e solo nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, sono stati 180 i casi di abusi sui minori, alcuni dei quali culminati con la morte delle vittime.
A gennaio si verificò un altro caso. Stavolta la vittima aveva 7 anni. Momina Larik era ancora bambina, ma già lavorava.
Era indaffarata giornalmente come domestica a casa di un proprietario terriero nella provincia di Sindh.
Un giorno non fece più ritorno dai campi. Venne ritrovato priva di vita. Era stata stuprata e strangolata.
Lo scorso anno la stampa riportò un altro caso brutale. Stavolta la vittima aveva 5 anni, e dopo l’atroce tortura fu bruciata.