Il 57enne è stato condannato in via definitiva a vent’anni di carcere per l’assassinio e la distruzione del cadavere della moglie.
Antonio Logli, che si è sempre dichiarato innocente, si era rivolto alla Corte Europea per i diritti dell’uomo perché riteneva di non aver avuto un giusto processo, ma è stato smentito.
L’omicidio di Roberta Ragusa e la condanna del marito
Sono ormai trascorsi 9 anni da quel 13 gennaio 2012, quando Roberta Ragusa, 44 anni, sparì nel nulla dalla sua abitazione a Gello di San Giuliano Terme, provincia di Pisa.
A lanciare l’allarme quella notte fu il marito della donna, Antonio Logli.
Secondo la sentenza del tribunale di Pisa, poi confermata anche in Cassazione, Antonio Logli avrebbe ucciso Roberta Ragusa per poi distruggerne il corpo.
La richiesta di pena per Logli è 30 anni, che si ridussero a 20 nella condanna di primo grado e restarono 20 in quella d’appello. Il 10 luglio del 2019 la Corte di Cassazione ha confermato la pena inflitta al 57enne.
Secondo l’accusa, la notte in cui scomparve la moglie, Logli fu scoperto al telefono con la sua amante.
Da quell’episodio nacque un litigio, sfociato poi nell’omicidio e nella distruzione del cadavere di lei, ad oggi mai ritrovato. Al momento della scomparsa Roberta Ragusa aveva 44 anni. Insieme al coniuge gestiva una scuola-guida.
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Bocciato il ricorso di Antonio Logli
La Corte Europea per i diritti dell’uomo ha respinto il ricorso presentato da Antonio Logli, condannato per l’omicidio della moglie.
Il 57enne aveva fatto ricorso alla Corte europea per i Diritti dell’Uomo perché riteneva di non essere stato giudicato con un giusto processo, ma è stato completamente smentito.
“Sono innocente. Sono completamente estraneo alla sparizione di Roberta che manca ogni giorno sia a me che ai miei figli”
aveva scritto l’imputato nella lunga lettera per spiegare la sua richiesta.
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Al pool difensivo di Logli resta la strada della revisione del processo, se emergessero elementi importanti da chiederne la riapertura.