Meno conosciuto della quinoa, l’amaranto, merita di essere impiegato in cucina perché è un vero concentrato di sostanze nutritive.
L’amaranto è una pianta originaria dell’America centrale. Ce ne sono centinaia di varietà: alcune vengono coltivate per i loro semi, altre per le loro foglie (mangiate come gli spinaci), mentre quelle che crescono spontanee nei campi vengono eliminate come un “erbaccia”!
I benefici nutrizionali dell’amaranto
I semi non appartengono alla famiglia dei cereali, anche se vengono consumati come tali. Facevano parte della dieta delle popolazioni precolombiane, prima di cadere nell’oblio.
Inoltre risulta essere un alimento interessante per i vegetariani e tutti coloro che vogliono ridurre il loro consumo di carne, perché è una buona fonte di proteine soprattutto di lisina, un aminoacido essenziale che spesso manca nei cereali, inoltre è anche ricco di ferro.
Anche se il ferro delle piante è meno assorbito di quello degli animali, in ogni caso è meglio associare l’amaranto ad alimenti ricchi di vitamina C (succo di limone, prezzemolo, pepe, cavolo), che rafforzano la sua assimilazione. Senza contare che si tratta di un seme molto digeribile che è appropriato per gli intolleranti al glutine.
Poiché è ricco di fibre ed è piuttosto digeribile, può essere indicato a chi soffre di problemi intestinali, inoltre è indicato anche per l’alimentazione sia dei bambini piccoli che delle persone anziane.
Come cucinare i semi di amaranto
I semi sono molto piccoli e devono essere cucinati per 20-30 minuti, in due volte il loro volume di acqua. La consistenza è un po’ appiccicosa e il gusto non è proprio per tutti.
L’amaranto si può inserire in zuppe e minestre, o in un’insalata con legumi, ma anche per realizzare hamburger vegetali, torte dolci e biscotti utilizzato sia come una farina che in chicchi cotti, che una volta cotti possono essere conservati riposti in contenitori in frigo per un periodo non superiore a 3/ giorni.