Ecco cosa trapela da un’analisi dell’associazione, che ha messo in evidenza la pericolosità dei prodotti provenienti dall’estero.
Un’analisi di Coldiretti è finita al centro dell’attenzione dei media perché ha messo in luce qualcosa di davvero inaspettato. Secondo l’associazione, gli alimenti stranieri sarebbero 6 volte più pericolosi di quelli italiani.
Agroalimentare: l’analisi shock di Coldiretti
“Bevande e cibi stranieri sei volte più pericolosi di quelli Made in Italy.”
E’ questo il risultato di una ricerca condotta da Coldiretti sull’agroalimentare che ha mandato immediatamente in allarme i cittadini italiani.
Nel nostro Paese, infatti, nonostante l’ingente produttività dal punto di vista agricolo e industriale, si consumano, infatti, numerosi prodotti provenienti dall’estero.
“È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute.”
E’ questa la soluzione del presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, che sottolinea come, invece, l’agricoltura tradizionale sia la più green in Europa.
Alimenti stranieri pericolosi: il motivo è davvero inaspettato
Quando si parla di agroalimentare, e in particolare di alimenti pericolosi, si pensa immediatamente al junkfood. Non è questo, invece, il caso, in quanto al centro della ricerca di Coldiretti vi sono i prodotti provenienti dalla terra.
In base alla ricerca, basata sull’ultimo rapporto Efsa, le bevande e i cibi stranieri sarebbero 6 volte più pericolosi a causa dei residui chimici!
“il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari è stato pari al 5,6% rispetto alla media Ue dell’1,3% e ad appena lo 0,9% dell’Italia.”
Di fronte a questi risultati davvero allarmanti, è necessario migliorare nella trasparenza sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta. I produttori di alimenti come i succhi, le marmellate, le verdure, i legumi in scatola e lo zucchero, infatti, non hanno l’obbligo di specificare la provenienza del prodotto.