Per le pensioni arrivano gli aumenti nel 2022 quale effetto dell’adeguamento all’inflazione prevista nel 2021. Il meccanismo della rivalutazione usato nell’ultimo decennio lascia il posto al meccanismo a fasce, più semplice.
Un passo indietro, si torna ai ‘tre scaglioni Prodi’, più vantaggiosi per i pensionati, che prevedono una rivalutazione al 100% fino a quattro volte il minimo (2.062 euro lordi), al 90% tra quattro e cinque volte la quota minima (per la fascia tra 2.062 e 2.577,90 euro) e del 75% oltre cinque volte il minimo.
Per il titolare di pensione che supera i 2577,90 euro il coefficiente sarà dell’1,275%, mentre per la fascia con indice di perequazione al 90% la rivalutazione sarà di circa l’1.5%.
Cosa specifica il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 novembre?
Pensioni: arrivano gli aumenti nel 2022, decreto pubblicato in G.U.
Attraverso il decreto pubblicato in G.U. il 26 novembre si stabilisce che il tasso provvisorio da applicare nel 2022 per l’adeguamento delle pensioni all’inflazione è dell’1,7%. E’ un dato ufficioso, calcolato sui mesi da gennaio a settembre, mentre per i mesi da ottobre a dicembre esiste solo una stima. Il valore ufficiale, definitivo, verrà applicato nel 2023: potrà risultare uguale, minore o maggiore con tanto di conguaglio.
Non sono previsti conguagli sulle pensioni a gennaio 2022 per i calcoli riferiti al 2020. L’adeguamento calcolato dall’Istat è di -0,3%: non potendo essere negativo, è stato azzerato.
Non tutte le pensioni verranno aumentate dell’1,7%. Si procederà per fasce: fino all’importo di 2.062,32 euro l’aumento sarà pieno. Superata questa fascia, la rivalutazione per le pensioni fino a 2.577,90 euro sarà dell’1,530%, mentre l’ulteriore quota verrà rivalutata dell’1,275%.
Pensione minima, assegno sociale, pensione di vecchiaia e anticipata: cosa cambierà?
Con il meccanismo a fasce cambierà anche l’attuale pensione minima di 515,58 euro mensili (passerà a 524,34 euro) e l’attuale assegno sociale di 460,28 euro (passerà a 468 euro).
Idem per i valori di soglia minimi delle pensioni contributive.
La pensione di vecchiaia non potrà essere inferiore di 1,5 volte rispetto all’assegno sociale (702,16 euro mensili di controvalore), mentre quella anticipata non potrà essere inferiore a 1.310,69 euro mensili.
Cosa succederà, invece, alle pensioni ai superstiti? Non saranno soggetti a tagli se il reddito del titolare è al di sotto dei 20.449,45 euro. In caso contrario, il taglio graduale a salire si attesterà al 25%, 40% o 50%.