Giornata della Memoria: per non dimenticare l’orrore della Shoah

Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, in cui si ricordano le vittime della Shoah, il genocidio degli ebrei che persero la vita nei campi di concentramento nazisti. 

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Giornata della memoria Lettoquotidiano.it

Questa mattina, i presidenti di Senato e Camera hanno deposto una corona di fiori in Largo 16 ottobre 1943 a Roma, diventato il simbolo della deportazione degli ebrei romani.

La Giornata della Memoria: perché proprio il 27 gennaio?

Ventiquattro ore, basteranno 24 ore all’anno per non dimenticare l’Olocausto e le vittime della follia umana? Non è certo che bastino, né che gli italiani, e non solo loro, abbiano memora lunga.

Solo qualche giorno fa un 12enne di origini ebraiche è stato aggredito da 2 ragazzine nel livornese, mentre passeggiava al parco. Un’aggressione violenta, inaudita, senza alcuna ragione di esistere, ma mossa da “pure” motivazioni razziali.

Giornata della memoria
Giornata della memoria Lettoquotidiano.it

L’adolescente è stato aggredito perché “colpevole” di essere ebreo. Alla luce dell’ennesima violenza, forse allora la Giornata della Memoria, che tutto il mondo celebra in questa giornata, non basta a raccontare, ricordare, imprimere nella mente l’orrore che milioni di ebrei hanno vissuto sulla loro pelle.

Ma perché proprio il 27 gennaio per ricordare la Shoah? In questo stesso giorno, nel 1945, l’Armata Rossa sovietica entrò nel campo di concentramento di Auschwitz e liberò gli ebrei sopravvissuti del campo di concentramento creato dai tedeschi nella Polonia occupata.

Erano circa 7mila quegli scheletri viventi che i Russi si trovarono di fronte ai loro occhi e che forse, per la prima volta, raccontarono al mondo l’orrore del secondo conflitto mondiale.

La Giornata della Memoria: le celebrazioni in Italia

Come tutto il mondo si accinge a fare, anche l’Italia è pronta a celebrare il ricordo della Shoah.

Questa mattina il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e il presidente della Camera, Roberto Fico, hanno deposto una corona di fiori in Largo 16 ottobre 1943 a Roma, diventato il luogo simbolo della deportazione degli ebrei romani.

Ad accoglierli, anche la senatrice a vita Liliana Segre, da sempre una delle testimoni più forti e appassionate dell’odio razziale.

Nata nel 1930 da una famiglia benestante di origine ebraica, la Segre venne deportata nel campo di concentramento di Auschwitz nel ’44 insieme a suo padre.

L’anno dopo l’Armata Russa liberò i prigionieri, tra cui la giovanissima senatrice, che nel campo di concentramento perse il suo amato papà.

“Nei campi di sterminio rimasi sola, e non rividi più mio padre. Chi è stato ad Auschwitz ha sentito per anni l’odore di carne bruciata: non te lo togli più di dosso. E poi rimani sempre quel numero”

ha ricordato qualche tempo fa la senatrice.

Un’occasione, quella di oggi, per conservare sempre la Memoria di quel che è stato e perché gli (e)orrori del passato non si ripetano più.

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