La Procura di Roma ha chiuso le indagini sull’omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi il 22 febbraio dello scorso anno a Goma, in Congo.
A rischiare il processo per omicidio colposo sono due dipendenti del Pam, l’agenzia Onu che si occupa di assistenza alimentare. I due indagati avrebbero mentito sulla pericolosità del viaggio intrapreso dai nostri connazionali.
L’agguato all’ambasciatore italiano
Era il 22 febbraio dello scorso anno quando, in un tentativo di sequestro, persero la vita l’ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci.
I due si trovavano a Goma, in Congo, quando furono colpiti a morte in un conflitto a fuoco. L’ambasciatore morì poco dopo l’arrivo in ospedale, mentre per Iacovacci le speranze si spensero immediatamente. Il giovane militare morì sul colpo.
Insieme ai nostri due connazionali, rimase ucciso anche l’autista, Mustapha Milambo.
Gli assalitori riuscirono a fuggire, facendo perdere le loro tracce.
Indagati due funzionari Onu
A distanza di un anno dalla morte dei due italiani, la Procura di Roma ha chiuso le indagini.
A rischiare il processo sono due dipendenti del Pam, il Programma alimentare mondiale. L’agenzia dell’Organizzazione delle Nazioni Unite si occupa di assistenza alimentare nel mondo.
🔵 Omicidio dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci in Congo il 2 febbraio 2021. Due dipendenti Onu rischiano il processo, l’accusa è di omicidio colposo. pic.twitter.com/UIjEJtGxee
— Rai Radio1 (@Radio1Rai) February 9, 2022
I due indagati sono il security officer Mansour Rwagaza, e Rocco Leone, vice respondabile del Pam nel Congo orientale.
Per entrambi l’accusa è di omicidio colposo.
Secondo la Procura i due avrebbero omesso:
“Ogni cautela idonea a tutelare l’integrità fisica dei partecipanti alla missione Pam che percorreva la strada RN2 sulla quale, negli ultimi anni, vi erano stati almeno una ventina di conflitti a fuoco tra gruppi criminali ed esercito regolare”.
Non solo, Rwagaza e Leone avrebbero attestato il falso, visto che, per ottenere il permesso dal Dipartimento Onu, avrebbero omesso i nomi di Attanasio e Iacovacci, inserendo quelli di due dipendenti Pam.
Il tutto perché non avevano inoltrato la richiesta almeno 72 ore prima, come richiesto nel protocollo ufficiale.
“Ci auguriamo che sia il primo passo verso la verità, perché senza verità non c’è giustizia”.
Raggiunto dall’Ansa, il padre dell’ambasciatore, Salvatore Attanasio, ha così commentato la notizia della chiusura delle indagini da parte della Procura capitolina.
Due settimane fa è stata invece diffusa la notizia dell’arresto dei presunti assassini di Attanasio e Iacovacci. Ad annunciarlo l’autorità del Nord Kivu, come riferito dal giornalista locale Justin Kabumba.
Il capo della banda che ha ucciso i due italiani è tuttora latitante.
#RDC🇨🇩Assassinat de l’ambassadeur italien, les kidnappeurs voulaient avoir 1 millions de dollars comme rançon en échange de #Luca Attanasio @YesicaFisch pic.twitter.com/qKmsZfqR1D
— Justin KABUMBA (@kabumba_justin) January 18, 2022