Sonia Di Maggio era con il suo fidanzato, quando venne aggredita in strada dall’ex, che la uccise con 31 coltellate.
La Corte d’Assise di Lecce ha condannato il killer all’ergastolo, riconoscendo all’imputato il reato di premeditazione.
Omicidio di Sonia Di Maggio
Era il 1° febbraio dello scorso anno quando Sonia Di Maggio, 29enne di Rimini, venne uccisa mentre passeggiava in strada con il suo fidanzato.
A colpirla con 31 coltellate fu il suo ex fidanzato, Salvatore Carfora, originario di Torre Annunziata, Napoli. L’uomo era arrivato dalla Campania fino a Minervino di Lecce, intenzionato a uccidere la sua ex fidanzata.
Quando la vide in strada con il suo attuale compagno, estrasse il coltello e la colpì a morte. Per Sonia Di Maggio non ci fu nulla da fare, nonostante i tentativi del suo fidanzato di difenderla da quelle coltellate.
Salvatore Carfora venne fermato il giorno seguente al delitto, mentre stava salendo su un treno che lo avrebbe riportato in Campania.
Dopo la fine della relazione tra la vittima e il killer, Carfora aveva continuato a seguirla e minacciarla.
“AVEVA AVUTO DELLE MINACCE, AVEVA MINACCIATO MIO FIGLIO, ANNUNCIANDO CHE AVREBBE FATTO UNA STRAGE E CHE LI AVREBBE AMMAZZATI ENTRAMBI”
aveva riferito all’epoca la madre dell’attuale fidanzato di Sonia.
Una tragedia annunciata, che nessuno è riuscito a fermare.
Salvatore Carfora condannato all’ergastolo
La Corte d’Assise di Lecce ha emesso la sentenza di condanna nei confronti di Salvatore Carfora.
Il 39enne campano è stato condannato all’ergastolo con l’accusa di omicidio. Riconosciuta anche la premeditazione.
Carfora è stato condannato a un anno di isolamento diurno e dovrà risarcire i familiari di Sonia Di Maggio, la madre, il padre e la sorella della ragazza che si erano costituiti parte civile nel processo, insieme all’associazione Gens Nova odv, presieduta dall’avvocato Antonio La Scala.
Confermata anche l’aggravante dei futili e la condanna per stalking, prima dell’omicidio. Ad avvalorare l’ipotesi della premeditazione, anche i messaggi che Carfora aveva inviato alla vittima e al suo compagno, in cui annunciava la “fine” che avrebbe fatto la coppia.
Ad animare l’imputato non fu un sentimento di gelosia, ma il desiderio di punire la sua ex fidanzata, che aveva iniziato una nuova relazione.
A questo riguardo, fu molto esplicita l’ordinanza di arresto firmata, all’indomani dell’omicidio, dalla giudice Giulia Proto, che chiariva come Carfora non avesse mostrato alcun segno di pentimento durante l’interrogatorio di garanzia.
Per il 39enne la vittima era una sua proprietà e Sonia Di Maggio non avrebbe mai dovuto rifarsi una vita senza di lui.