Uccise il padre violento per difendere la madre, Alex Pompa assolto: “Lottò per sopravvivere”

Secondo i giudici della Corte d’Assise di Torino, Alex Pompa ha agito per difendere la madre ed evitare che il padre compisse una strage. 

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Alex Pompa -Lettoquotidiano.it

Giuseppe Pompa, operaio 52enne, fu colpito dal figlio con 34 coltellate, di cui una si rivelò mortale.

L’omicidio di Giuseppe Pompa

Era il 30 aprile del 2020, quando in un appartamento di via De Amicis, a Collegno (Torino), un operaio di 52 anni, Giuseppe Pompa, venne ucciso a seguito di una violenta lite familiare.

Quella sera la vittima, ossessionata dalla gelosia nei confronti della moglie, aveva accusato la donna di tradirlo con un collega di lavoro.

Così, al cospetto dei suoi familiari, la moglie e i due figli, si erano diretto verso il cassetto dei coltelli in cucina, minacciando di ucciderli tutti.

Fu in quel frangente che intervenne il figlio minore di Giuseppe, Alex Pompa, 18 anni, che impugnò un coltello e colpì il padre per 34 volte.

Giuseppe Pompa morì, ucciso da quei fendenti, uno in particolare, che ne cagionarono il decesso.

Alex Pompa assolto

Lo scorso novembre la Corte d’Assise di Torino ha assolto Alex Pompa dall’accusa di omicidio.

Come riferisce Tgcom24, i giudici Alessandra Salvadori e Melania Eugenia Cafiero hanno motivato l’assoluzione del 18enne con la legittima difesa.

“Alex Pompa lottò per sopravvivere”

si legge nei faldoni della sentenza, resi pubblici soltanto ieri.

Secondo i giudici, il ragazzo colpì il padre per evitare che facesse del madre a se stesso, alla madre e al fratello maggior, agendo quindi per legittima difesa.

Alex Pompa veniva da mesi di lockdown, dove aveva sperimentato il terrore e il clima familiare minaccioso al quale la vittima aveva costretto lui e i suoi familiari. Il ragazzo era terrorizzato dal padre.

Famiglia pompa
Famiglia pompa – Lettoquotidiano.it

Il pm Alessandro Aghemo aveva chiesto per l’imputato una condanna a 14 anni di carcere, che i giudici della Corte d’Assise non hanno ritenuto adeguata.

Di ben altro avviso i giudici della Corte d’Assise di Genova che hanno condannato i due fratelli, Alessio e Simone Scalamandrè, a 20 e 14 anni di carcere per l’omicidio del padre, Pasquale Scalamandrè.

La sera de 10 agosto 2021 i due fratelli uccisero il padre a seguito di una lite.

L’uomo era stato denunciato dalla sua ex moglie e dai suoi figli per maltrattamenti. Quella sera si era recato a casa del maggiore dei due ragazzi, Alessio, per convincerlo a ritirare le accuse, in vista del processo a suo carico che sarebbe iniziato proprio in quei giorni.

Scoppiò una violenta lite e Pasquale Scalamandrè venne ucciso a colpi di mattarello e con altri oggetti contundenti presenti in casa.

La vittima, che non poteva avvicinarsi ai suoi figli, per via di un divieto imposto dall’Autorità giudiziaria, quella sera aveva ignorato le restrizioni che gli erano state imposte, andando a casa del figlio.

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