Patrick Zaki, che frequenta il master in studi di genere all’Università Alma Mater di Bologna, venne arrestato il 7 febbraio 2020 al Cairo, dove era tornato per una breve vacanza con la famiglia.
Dopo 22 mesi di prigionia, lo studente è stato scarcerato, ma non assolto dalle accuse che lo hanno condotto in carcere. Rischia fino a 5 anni.
L’arresto di Patrick Zaki
Era il 7 febbraio del 2020 quando il giovane studente egiziano Patrick Zaki venne arrestato al Cairo, dove era appena atterrato per trascorrere qualche giorno con i suoi familiari.
Nel 2020 Patrick Zaki frequentava il master in studi di genere all’Università di Bologna. L’accusa con cui è finito in carcere è propaganda sovversiva.
Lo studente avrebbe pubblicato alcuni post sui social diffondendo notizie false e incitando la protesta e crimini terroristici. Nello specifico, Patrick Zaki è accusato di istigazione alla violenza, al terrorismo, alle proteste e di aver gestito un account social che punta a minare la sicurezza pubblica.
Inizialmente vengono stabiliti 15 giorni di custodia cautelare, mentre il mondo intero si mobilita per chiederne l’immediata scarcerazione.
Il 5 marzo il ragazzo viene trasferito al carcere di Tora al Cairo. Dopo 19 mesi di carcere, nell’agosto 221, arriva il rinvio a giudizio.
Cadono le accuse più pesanti, ma resta in quella di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”.
Il 7 dicembre dello scorso anno viene disposta la scarcerazione, ma non l’assoluzione per il giovane attivista egiziano.
L’udienza fissata per il 1° febbraio 2022, slitta al prossimo 6 aprile. Lo studente rischia fino a 5 anni di carcere.
L’apertura dell’anno accademico
Sabato scorso, 26 febbraio, l’Alma Mater di Bologna ha inaugurato il nuovo anno accademico.
In collegamento online è intervenuto proprio Patrick Zaki, che ha parlato ai suoi giovani colleghi di studi.
“Quando sono stato arrestato mi sono sentito perso. Ho sempre continuato a pensare ai miei studi e alla mia borsa di studio. Avevo lavorato tanto per averla e continuavo a pensare che sarei stato rilasciato presto e sarei stato in grado di riprendere a studiare”
ha detto l’attivista di fronte a una platea di giovani.
Zaki ha poi ringraziato pubblicamente la sua famiglia e la professoressa Rita Monticelli, che ha combattuto sin da subito perché il giovane studente venisse liberato.
Altre parole di ringraziamento sono state poi spese per l’Università e la stessa città di Bologna, che si sono schierate dalla sua parte.
In attesa di coronare la seconda parte del sogno, quella di tornare in Italia, e nella “sua” Bologna, Patrick Zaki continua a studiare dall’Egitto.
Alla cerimonia d’inaugurazione era presente anche la ministra dell’università e della ricerca, Maria Cristina Messa.