Pietro Alberto Mulè è accusato di aver ucciso Paolo La Rosa a coltellate la notte del 24 febbraio 2020, davanti al Millenium di Terrasini, al culmine di una lite.
Le telecamere di sorveglianza installate all’ingresso del locale ripresero la rissa e poi l’omicidio del 21enne. Il giovane morì per le gravi ferite durante il trasferimento all’ospedale di Partinico.
L’omicidio di Paolo La Rosa
Era la notte del 24 febbraio 2020 quando Paolo La Rosa, 21enne di Terrasini (Palermo), morì al culmine di una rissa scoppiata fuori dal Millenium, una discoteca del centro.
Tutto sarebbe partito da un battibecco sorto con un buttafuori del locale. Una volta fuori, la lite sarebbe sfociata in tragedia quando Pietro Alberto Mulè, coetaneo della vittima, aveva estratto un coltello, colpendo a morte Paolo La Rosa.
Il 21enne era stato soccorso, ma era deceduto per le gravi ferite, durante il trasferimento all’ospedale di Partinico.
Paolo La Rosa venne raggiunto da diverse coltellate, una delle quali al collo. Le videocamere di sorveglianza presenti fuori la discoteca ripresero i drammatici istanti del delitto.
Proprio quelle immagini offrirono agli inquirenti il nome dell’omicida di Paolo La Rosa: Pietro Alberto Mulè.
La condanna
Nel pomeriggio di lunedì la Corte d’Assise di Palermo ha pronunciato la sentenza di condanna per il killer del 21enne di Terrasini.
Pietro Alberto Mulè, che ha sempre sostenuto di essersi difeso da un’aggressione, è stato condannato a 16 anni di carcere.
La Corte d’Assise ha ritenuto insufficienti le aggravanti dell’omicidio, che se avessero trovato accoglimento non avrebbero permesso all’imputato di poter usufruire del processo con il rito abbreviato, come invece è avvenuto.
I familiari di Paolo La Rosa non hanno accolto di buon grado la decisione della Corte d’Assise di Palermo.
“Vergogna, vergogna”
sono state le grida di rabbia e delusione dei parenti della vittima nell’aula del tribunale alla lettura della sentenza.
La Procura di Palermo aveva chiesto per il presunto killer del 21enne una condanna all’ergastolo.
Le telecamere di sorveglianza presenti all’ingresso del locale avevano ripreso l’intera scena, mentre gli inquirenti avevano acquisito anche una serie di messaggi Whatsapp che alcuni testimoni si erano scambiati nei giorni successivi al delitto.
“Mi***ia, ma per una min***ata picciotti… a sangue freddo… non ci ha pensato nemmeno mezza volta… ma che ha nel cervello?”
si legge in una delle chat, in riferimento a Mulè, a conferma dell’efferatezza con cui il giovane avrebbe ucciso La Rosa.
Si dovranno attendere 90 giorni per la deposizione delle motivazioni e un eventuale ricorso. Ai parenti della vittima, così come ai Comuni di Cinisi e Terrasini, che si sono costituiti parte civile, i giudici hanno riconosciuto delle provvisionali.