La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo della legge 92/2012, come rende noto l’Inps, che prevedeva la revoca delle pensioni di invalidità e Naspi a fronte di condanne per mafia e terrorismo.
Le prestazioni saranno concesse solo ai condannati che non stiano scontando la loro pena in carcere e quindi si trovino ai domiciliari o ai servizi sociali.
La sentenza che fa discutere: pensioni e Naspi ai condannati
Una sentenza destinata certamente a far discutere quella emessa questa mattina dalla Corte Costituzionale in merito alla legge 92/102.
Secondo la decisione della Corte Costituzionale – come rende noto l’Inps – i condannati per mafia e terrorismo potranno percepire la Naspi e le pensioni, di invalidità o sociale, compresi gli arretrati.
L’unica condizione perché questo avvenga è che i condannati non stiano scontando la loro pena in carcere, ma in strutture alternative alla prigione, quali servizi sociali e domiciliari.
I condannati potranno percepire la Naspi o la pensione con gli arretrati, contando come data d’inizio quella in cui l’Inps ha revocato il beneficio per via della misura cautelare.
La Corte Costituzionale ha quindi dichiarato illegittimo l’articolo della legge numero 92 del 28 giugno 2012, che sanciva la revoca dei benefici economici a fronte di condanne per mafia e terrorismo.
La motivazione di questa sentenza sarebbe da ricercare nella possibilità che l’assenza di questi benefici economici non garantisca il diritto all’assistenza, che spetta a ogni detenuto.
“La revoca dei trattamenti assistenziali può concretamente comportare il rischio che il condannato ammesso a scontare la pena in regime di detenzione domiciliare o in altro regime alternativo alla detenzione in carcere, poiché non a carico dell’istituto carcerario, non disponga di sufficienti mezzi per la propria sussistenza”
si legge nella sentenza.
Naspi e pensione sociale: cosa sono
La Naspi, acronimo di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, è un’indennità mensile di disoccupazione, istituita nel 2015.
Il beneficio economico spetta all’ottavo giorno successivo alla data di chiusura del rapporto di lavoro, o ancora, dall’ottavo giorno successivo al termine del periodo di maternità, malattia, o infortunio sul lavoro e infine dal trentottesimo giorno successivo al licenziamento per giusta causa.
L’assicurazione viene corrisposta mensilmente.
La pensione sociale è rivolta invece a persone che versano in disagio economico a cui non spetterebbe nessuna pensione. Possono fare richiesta della pensione sociale i cittadini italiani e stranieri che abbiano compiuto i 67 anni di età.
Per avere diritto alla pensione sociale, isoggetti non coniugati dovranno possedere un reddito annuo inferiore a 5.983,64 euro, mentre è di 11.967,28 euro il limite per i soggetti coniugati.