La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha ridotto le pene per i due studenti americani, Finnegan Elder Lee e Natale Hjorth, accusati dell’omicidio del vicebrigadiere campano Mario Cerciello Rega.
A entrambi gli imputati, che in primo grado erano stati condannati all’ergastolo, sono state riconosciute le attenuanti generiche.
L’omicidio di Mario Cerciello Rega
Era la notte del 26 luglio del 2019 quando il vicebrigadiere di origini campane, Mario Cerciello Rega, venne accoltellato a morte in via Pietro Cossa a Roma.
Il militare venne attinto da 11 coltellate, dopo essere stato aggredito da due studenti americani, che stavano trascorrendo dei giorni di vacanza nella capitale.
I due amici, Lee Finnegan Elder e Gabriel Natale-Hjorth, vennero identificati e arrestati qualche ora dopo l’omicidio, mentre si trovavano nella loro camera d’albergo.
Stando alla ricostruzione fatta dagli inquirenti, a infliggere le coltellate mortali a Mario Cerciello Rega sarebbe stato Finnegan Lee Elder, mentre Hjorth lo avrebbe aiutato a nascondere l’arma del delitto.
Il coltello con cui Cerciello fu ucciso venne rinvenuto nel controsoffitto della stanza d’albergo in cui i due studenti soggiornavano.
Quella sera Elder e Hjorth, poco dopo la mezzanotte, cercarono di acquistare della droga da un pusher incontrato in piazza Trilussa, a Trastevere.
I loro spostamenti vennero ripresi da una telecamera di sorveglianza, in cui appariva anche il pusher Sergio Brugiatelli, dal quale avrebbero dovuto acquistare gli stupefacenti.
I due americani scapparono con lo zaino di Brugiatelli, al quale proposero telefonicamente uno scambio: la restituzione dello zaino in cambio di una dose di cocaina e 80 euro in contanti.
Alle 3 di notte fecero l’ultima telefonata a Brugiatelli, che in quel frangente chiese aiuto ai carabinieri.
Fu così che all’appuntamento con i due studenti si presentarono il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega e il collega, Andrea Varriale.
La tesi della difesa
Secondo quanto dichiarato dai legali di Finnegar Lee Elder, l’esecutore materiale del delitto, il loro assistito avrebbe ucciso il militare perché convinto fosse un pusher, e quindi timoroso di essere in pericolo di vita.
Secondo gli avvocati dei due americani, infatti, la vittima e il collega non si sarebbero identificati una volta al cospetto dei due studenti.
Varriale sostiene invece che lui e Cerciello avessero detto ai due imputati di essere due carabinieri.
“Entrambi i ragazzi americani hanno sempre affermato di essere stati aggrediti da due uomini che pensavano fossero spacciatori”
hanno spiegato i legali di Elder.
Ridotte le pene in appello
La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha condannato Finnegar Lee a 24 anni di carcere, Natale Hjorth a 22.
I giudici hanno deciso di ridurre le pene per i due studenti, riconoscendogli le attenuanti generiche.
“Il sacrificio di mio marito non deve essere dimenticato: un servitore dello Stato ucciso nel momento più felice della sua vita. Il dovere della memoria deve essere di tutti, non solo di noi familiari”
ha commentato al termine della sentenza la vedova del carabiniere, Rosa Maria Esilio.