Il 10 giugno del 2019 Nicola Cirillo uccise a colpi di pistola la sua ex compagna, Cristina Messina, e ferì alla schiena la figlia di lei, costringendola da allora su una sedia a rotelle.
La corte d’assise d’appello di Torino ha confermato la condanna per il 61enne, ex convivente della vittima, con cui si era separata 5 anni prima della tragedia.
L’omicidio di Cristina Messina
Era il 10 giugno del 2019, quando Nicola Cirillo, 61 anni, netturbino in pensione, uccise la sua ex compagna, Cristina Messina, 54 anni, e ferì la figlia di lei, Giusy, 28 anni, da allora rimasta paraplegica.
Nicola Cirillo quella mattina fece irruzione a casa della vittima, di cui possedeva ancora le chiavi, a Volvera, nel torinese.
La prima a essere colpita fu la figlia di Cristina, poi toccò alla sua ex compagna. Infine, il killer tornò indietro e sparò un altro colpo alla ragazza.
Cristina Messina morì sul colpo, Giusy venne ricoverata per mesi all’ospedale Le Molinette di Torino, da cui venne dimessa su una sedia a rotelle.
La ragazza è rimasta paraplegica per via di quei due colpi che l’hanno ferita alla schiena.
Nicola Cirillo e Cristina Messina erano separati da 5 anni, ma l’ex netturbino non si era mai rassegnato alla fine della loro relazione.
Quella mattina aveva seguito la sua ex fin sul balcone, dove la donna aveva cercato riparo, uccidendola senza pietà con un colpo solo.
“MA CHI SI CREDEVA DI ESSERE? UNA PERSONA LIBERA? ME NE HA COMBINATE DI OGNI: AVEVA LA MACCHINA, USCIVA. ERA UN OLTRAGGIO”
aveva riferito ai carabinieri dopo il delitto.
Nicola Cirillo si costituì. L’uomo era convinto che la sua ex frequentasse un’altra persona, così aveva deciso di punirla.
La condanna di Nicola Cirillo
Era collegato in videochiamata con il carcere di San Michele di Alessandria, e da quello schermo ha sentito la corte d’assise d’appello di Torino confermare la condanna a 30 anni di carcere con l’accusa di omicidio e tentato omicidio.
Ieri mattina la corte d’appello si è pronunciata sull’omicidio di Cristina Messina, Nicola Cirillo ha biascicato un semplice “Mi dispiace” che però non è bastato a ridurgli la pena inflittagli in primo grado.
Nel processo i 5 figli di Cristina Messina si sono costituiti parte civile.
“I giudici hanno preso atto dell’enorme gravità dei fatti e pur fornendo una diversa interpretazione in diritto rispetto alla sentenza di primo grado, hanno comunque ritenuto di dover confermare il massimo della pena”
ha detto il legale dei figli della vittima, Gian Luca Marta.