L’emergenza sanitaria, che in queste ultime settimane sembra aver rallentato il passo, ha avuto effetti collaterali, legati non solo al Covid, soprattutto nel primo lockdown.
Tante sono state infatti le richieste di aiuto da parte di donne, costrette a stare rinchiuse in casa con partner o compagni violenti, dai quali, per via delle restrizioni imposte dal governo, non si sono potute allontanare.
Il lockdown in Italia e i suoi effetti
Nessuno potrà mai dimenticare quanto accaduto nei primi mesi del 2020, quando un virus, che sembrava confinato all’estremo oriente, è arrivato fino in Italia, seminando morte e paura.
Il covid-19 ha fatto il suo ingresso ufficiale nel nostro Paese il 30 gennaio 2020, quando due turisti cinesi sono risultati positivi al virus.
Da lì in poi un’escalation di contagi e vittime. Secondo le stime dell’organizzazione mondiale della Sanità, le vittime del covid in Europa sono state ben 1.920.297.
Un numero impressionante, con il quale ancora oggi, che l’epidemia sembra aver fatto qualche passo indietro, è difficile fare i conti.
Il 9 marzo del 2020 l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva annunciato agli italiani l’inizio del lockdown e la possibilità di spostarsi soltanto per le 3 motivazioni, che abbiamo ben imparato a conoscere.
Quel confinamento tra le mura domestiche però ha dato il via a un’ulteriore emergenza, che il lockdown ha certamente acuito.
Il lockdown ha avuto effetti negativi sulla violenza di genere, inasprendo una situazione già critica nel periodo pre-pandemia.
I dati del femminicidio in Italia
Prima che il coronavirus facesse il suo ingresso nel nostro Paese, i dati sui femminicidi rivelavano già l’esistenza di un’emergenza.
Nel 2019, quindi in periodo pre-pandemia, sono state 111 le donne vittime di femminicidio.
Per tracciare i contorni del femminicidio, che non ha comunque un’univoca definizione, basti sapere che è considerato femminicidio qualsiasi atto di violenza che causa il decesso di una donna.
A darne una definizione chiara, condivisa anche dall’Istat, è l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, che definisce il femminicidio l’uccisione di una donna da parte di un partner intimo, che sia precedente o attuale non fa differenza.
Nel 2019 sono stati 315 gli omicidi compiuti in Italia, dei quali 111 hanno avuto come vittima una donna.
L’emergenza nell’emergenza: gli effetti del covid sui femminicidi
La pandemia e l’avanzata del virus, che negli ultimi mesi sembra aver rallentato il passo, hanno avuto effetti negativi anche dal punto di vista psico-fisico.
Il confinamento tra le mura domestiche, come imposto dai vari lockdown, ha avuto strascichi anche sulla violenza di genere, accentuando il rischio di comportamenti violenti.
Una vera e propria emergenza nell’emergenza, stando ai numeri dell’Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica.
Nei primi 6 mesi del 2020, quindi nel pieno del primo lockdown in Italia, il numero dei delitti è passato dal 35% (nei primi 6 mesi del 2019) al 45%.
Un aumento progressivo che ha toccato punte del 50% nei mesi di marzo e aprile dello stesso anno.
Secondo i dati dell’Istat, le donne uccise nel primo semestre del 2020 per il 90% sono state uccise all’interno delle loro abitazioni, quindi per mano di compagni o ex partner.
Il che conferma l’andamento negativo già in corso nel 2019, quando si è registrato un calo degli omicidi ma un considerevole aumento dei delitti in ambito familiare.
Nel 2019 gli omicidi compiuti nel nostro Paese sono stati 315 – 345 l’anno precedente – di cui 204 uomini e 111 donne.
Il che sottolinea quanto cavalchi veloce l’andamento negativo delle differenze di genere. Nel 2019 il totale dei delitti compiuti in ambito familiare sono stati il 27,9% del totale. Di questi, l’83,8% hanno avuto come vittime le donne.
Se si tiene conto di quanto fossero questi valori appena 7 anni prima, quando nel 2012 i delitti compiuti in ambito familiare sono stati il 12%, e di questi il 59,1% hanno avuto come vittime le donne, si percepisce l’aggravarsi del fenomeno della violenza di genere.
Nel 2019 il 49,5% dei femminicidi sono stati compiuti da un partner e il’11,7% da un ex. Quando si parla di partner, nel 70% dei casi, si parla di un coniuge.
Visto l’acuirsi del fenomeno della violenza sulle donne, nel 2017 è stata istituita nel nostro Paese una commissione parlamentare d’inchiesta per cercare di contrastare il fenomeno del femminicidio.
Gli effetti del covid e del successivo lockdown sono stati il prezzo che molte donne hanno dovuto pagare.
Ovviamente la violenza di genere esisteva anche prima del lockdown, ma il confinamento tra le mura domestiche ha ridotto i momenti di libertà di molte donne, che sono state costrette a lavorare in casa, magari in presenza di un partner violento.
Nel 2020 ogni tre giorni è stata uccisa una donna: da gennaio a ottobre 2020 in Italia ci sono stati 81 femminicidi.
In aumento le chiamate al 1522
Per le donne vittime di maltrattamenti in famiglia, è stato anche difficile avere la possibilità di contattare i centri anti-violenza, per via della convivenza forzata.
Nel 2022 si raggiunge il valore record dell’89%, superando quello già elevatissimo dell’anno che lo preceduto, dell’85,5%.
I femminicidi consumati all’interno della coppia hanno raggiunto la cifra record del 69,1%, superando il 65,8% registrato nell’anno precedente.
Nel 2020, in pieno lockdown, si è registrato un crescendo di richieste di soccorso al 1522, il numero anti violenza.
Secondo i dati diffusi dall’Istat, le chiamate indirizzate al numero di emergenza nei primi 10 mesi del 2020 hanno raggiunto quota 26.477, superando quelle registrate nell’intero 2019, quando erano state 21.290.
Dal primo marzo a metà aprile 2020, quindi nelle prime settimane del lockdown, si sono registrate 5.031 telefonate, con un incremento del 73% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nella maggior parte dei casi, a contattare il numero di emergenza sono state le vittime. In pochissimi casi le richieste di aiuto sono arrivate dai familiari delle donne maltrattate.
Nel 2020, come emerge da un rapporto Eures riguardante i femminicidi, il rapporto di convivenza tra vittima e carnefice raggiunge il 67,5% nei primi dieci mesi del 2020, raggiungendo quota 80,8% nei mesi da marzo a giugno 2020, quando 21 delle 26 vittime di femminicidio convivevano con la persona che le ha uccise.