La difesa di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, nei mesi scorsi aveva chiesto l’accesso ai reperti, in vista di una possibile revisione della sentenza di condanna all’ergastolo.
La Procura di Venezia ha iscritto nel registro degli indagati il presidente della prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e una funzionaria, Laura Epis, responsabile dell’Ufficio corpi di reato.
L’omicidio di Yara Gambirasio e il ‘no’ ai legali di Bossetti
Era il 26 novembre del 2010 quando Yara Gambirasio, 13 anni, scomparve nel nulla, mentre rientrava a casa dalla palestra che frequentava, a Brembate Sopra, Bergamo.
Il corpo della giovane ginnasta venne ritrovato nel febbraio dell’anno seguente, in un campo di Brembate, da un passante.
L’autopsia sul corpo della piccola Yara accertò che la ragazzina morì non solo per le ferite di arma da taglio inferte, ma anche per essere rimasta al freddo, senza acqua né cibo.
I sospetti su Massimo Bossetti, operaio di Mapello, arrivarono diversi mesi dopo l’omicidio della piccola Yara.
Dopo la comparazione di migliaia di profili tramite l’analisi del dna, si arrivò all’identificazione di Ignoto 1, corrispondente proprio al profilo di Bossetti.
Il 14 giugno del 2014 Massimo Bossetti venne arrestato con l’accusa di omicidio.
È proprio quella del Dna la prova considerata da sempre l’elemento fondante dell’accusa contro Bossetti.
Nel giugno dello scorso anno, i giudici della Corte d’Assise di Bergamo avevano rigettato la richiesta dei legali di Massimo Bossetti di aver accesso ai reperti del processo, in vista di una possibile revisione della sentenza di condanna all’ergastolo del loro assistito.
“Manomesso il Dna di Ignoto 1”
Il muratore di Mapello, tramite i suoi avvocati, ha denunciato la cattiva conservazione dei campioni di Dna che lo avrebbero inchiodato, sottolineando che il materiale si sarebbe deteriorato al punto da impedire un riesame dello stesso.
Questa sua denuncia è stata accolta dalla Procura di Venezia, che ha iscritto nel registro degli indagati il presidente della prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e una funzionaria, Laura Epis, responsabile dell’Ufficio corpi di reato.
Le accuse per i due sono frode in processo e depistaggio, come riferisce Il Gazzettino.
Secondo i legali di Bossetti, qualcuno potrebbe aver occultato 54 provette contenenti il Dna di Ignoto 1, che è costato l’ergastolo al loro assistito.
Il sospetto dei due avvocati è che:
“il materiale confiscato sia stato ‘conservato in modo tale da farlo deteriorare’ vanificando la possibilità di effettuare nuove indagini difensive”.
Se non emergesse alcun comportamento doloso da parte dei due indagati, la Procura di Venezia non potrebbe fare altro che chiudere le indagini e archiviare il fascicolo d’inchiesta.