Si aggrava la posizione di Azhar Mohssine, patrigno della piccola Fatima, 3 anni, deceduta la notte del 13 gennaio scorso, dopo essere precipitata da un palazzo di via Milano, a Torino.
L’uomo ha sempre sostenuto che si fosse trattato di un tragico incidente, ma l’esame autoptico sul corpo della bambina ha rivelato ben altro.
La morte della piccola Fatima
Era la notte del 13 gennaio scorso quando in un palazzo di via Milano, a Torino, la piccola Fatima Skika, 3 anni, morì precipitando da un balcone al quarto piano, in circostanze ancora non del tutto chiarite.
In quel momento la bambina era con il compagno della madre, Azhar Mohssine, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario.
Agli inquirenti, accorsi sul luogo della tragedia, l’uomo raccontò di una caduta accidentale della piccola.
“L’HO PRESA TRA LE BRACCIA, STAVAMO GIOCANDO: IO LA LANCIAVO IN ARIA, POI MI È SCIVOLATA”
è stata da quel giorno la sua versione dei fatti.
Il racconto di Mohssine non ha mai convinto gli inquirenti, che l’hanno arrestato qualche giorno dopo la morte di Fatima, con l’infamante accusa di averla uccisa.
Stando ai risultati dell’esame autoptico, la bambina sarebbe morta per le gravi ferite riportate nell’impatto con il suolo.
Secondo il medico legale, Roberto Testi, la piccola Fatima sarebbe precipitata troppo distante dalle ringhiere del ballatoio per parlare di una caduta accidentale.
I primi riscontri mostrerebbero altro: la bambina sarebbe stata volontariamente lanciata dal balcone, finendo per compiere una sorta di parabola, prima di trovare la morte sull’asfalto.
Il patrigno di Fatima, però, continua a negare ogni accusa.
Si aggrava la posizione del patrigno
Resta in carcere Azhar Mohssine e si aggrava la sua posizione. Inizialmente accusato di omicidio colposo, per il patrigno della bambina l’accusa è ora di omicidio volontario con dolo d’impeto.
Nei prossimi giorni sarebbero scaduti i termini della sua carcerazione e Azhar avrebbe potuto uscire, magari tentando di rientrare in Marocco, suo paese d’origine.
La nuova versione della madre di Fatima confermerebbe la volontarietà di uccidere la piccola da parte dell’imputato.
“L’ha gettata apposta perché avevamo litigato e lui era arrabbiato”
ha dichiarato Lucia Chianese.
Nell’immediatezza dei fatti però la donna aveva difeso il compagno, che non è il padre naturale della bambina, dichiarando che la figlia e Azhar spesso giocavano insieme e che quanto accaduto a Fatima era frutto di un drammatico incidente.
La donna si trova ora in una struttura protetta.