La mattina del 4 ottobre del 2019, Alejandro Stephan, 32enne di origine domenicane, convocato in Questura a Trieste uccise due agenti di polizia.
Il killer sottrasse la pistola dalla fondina di un agente e sparò contro i due poliziotti, uccidendoli con diversi colpi d’arma da fuoco. Il pm Riolino, dopo oltre un’ora di requisitoria, ha stabilito che il 32enne di origine domenicana non è punibile, perché al momento dei tragici fatti di Trieste era incapace di intendere e di volere.
Sparatoria in Questura a Trieste: morti due agenti
Era la mattina del 4 ottobre del 2019 quando i due poliziotti Matteo Demenego, 31, e Pierluigi Rotta, 34 anni, rimasero uccisi in una sparatoria.
A esplodere i colpi mortali fu Alejandro Stephan Meran, 32enne di origine domenicana.
Quella mattina gli agenti avevano convocato Meran in Questura, a Trieste, insieme al fratello per chiarire la dinamica del furto di un motorino.
Qualche ora prima, infatti, Meran aveva rubato il motorino a una signora, e aveva raccontato tutto al fratello.
Era stato proprio quest’ultimo ad allertare gli agenti, che ne avevano quindi chiesto la convocazione in Questura.
Per mettere in atto il suo piano, Alejandro Stephan Meran aveva chiesto di poter utilizzare il bagno. Fu in quel momento che il 32enne rubò la pistola a uno degli agenti e cominciò a sparare.
Il primo a perdere la vita sotto quei colpi fu Pierluigi Rotta, 34 anni.
Meran tentò poi di scappare, Matteo Demenego cercò di fermarlo. Anche lui fu colpito a morte da 4 colpi, che lo uccisero sul colpo.
All’uscita della Questura ci fu la terza sparatoria, con un altro agente che fortunatamente riportò soltanto lievi ferite.
Il killer venne fermato qualche istante dopo dagli agenti della mobile.
Il fratello maggiore venne rintracciato nei sotterranei, dove si era rifugiato per sfuggire alla furia del fratello.
Il Pm: “Meran incapace d’intendere e volere”
“Alejandro Stephan Meran non è punibile perché incapace d’intendere e di volere”.
È quanto stabilito nel corso dalla pm Federica Riolino al cospetto della Corte d’Assise di Trieste.
“E’ una ferita per tutti, non solo per la Polizia. Abbiamo seguito le logiche del processo penale come strumento democratico”
ha detto il procuratore di Trieste, Antonio De Nicolo.
Il pubblico ministero ha quindi chiesto per l’imputato l’applicazione di una misura di sicurezza “in una struttura idonea”, una Rems per l’esattezza (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.)