Una piccola quantità di olio extravergine d’oliva è presente in quasi ogni ricetta che prepariamo, che sia un dolce o una pizza.
Troppo spesso non pensiamo a leggere l’etichetta dell’olio, pensando che a metterci al riparo dalla frode basti la dicitura in bella vista di “Olio Extravergine di Oliva”. Ma non è esattamente così, purtroppo.
Frode: spacciato come olio extravergine d’oliva
Riconoscere le frodi ed evitarle, per quanto difficoltoso sembra essere diventato lo sport da seguire nelle corsie dei supermercati. Armati di occhiali o lenti di ingrandimento non resta che leggere attentamente le etichette di cosa acquistiamo.
Questo se non vogliamo tornare a casa con le buste piene di “falsi alimentari”.
Lo Sapevate che circa il 70% dell’olio d’oliva è in realtà falso ? Lo sono più di due terzi degli oli d’oliva sugli scaffali del tuo supermercato. Questo perché l’olio d’oliva legittimo è costoso da produrre.
In commercio ci sono molti prodotti diluiti e contraffatti che affermano di essere olio extra vergine d’oliva ma che alla fine possono risultare anche dannosi per il nostro organismo.
Per fortuna non siamo soli in questa lotta, infatti di recente la Guardia di Finanza ha messo in luce alcune contraffazioni possibili, tra cui quelle a danno dell’olio extravergine d’oliva
Un danno non solo economico, ma di immagine di una che si può ben definire “un’eccellenza italiana”.
Con il nome “Verum et oleum”, può dirsi chiusa una operazione che ha visto al termine della stessa avviati ben 5 sequestri a cui sono seguite anche 5 diffide.
Dall’indagine condotta dagli uomini dell’Arma è scaturito che il 27% (ovvero 2.300.000 litri di prodotto) dei campioni di Olio Extravergine di Oliva (EVO), sottoposi ad analisi di laboratorio in tutta Italia era irregolare.
Leggere le etichette
In sostanza dei 102 campioni esaminati e millantati come EVO, 25 erano venduti come extravergine pur non essendolo.
Sfortunatamente per essere certi dell’olio che acquistiamo ( non essendo analisti di laboratorio), bisogna stare allerta nella scelta.
A questo punto meglio diffidare di quanto scritto sul fronte della bottiglia e concentrarci sull’etichetta.
In particolare dove è riportato l’anno di raccolta e produzione dell’olio. Conoscere il tempo in cui l’olio ha stazionato sugli scaffali consente di comprendere quanto si sia perso in polifenoli e antiossidanti naturali, due elementi importanti per la salute.
La scritta biologico e le denominazioni DOP o IGP, offrono certo una garanzia della provenienza dell’olio e della sua qualità.
Un obbligo di legge vuole l’etichetta debba segnalare la provenienza dell’olio extravergine di oliva, la sua origine, che potrà essere sia come Stato membro della UE, che come Stato extracomunitario.
Inoltre le olive possono arrivare da un Paese diverso da quello in cui sono trattate. Insomma le bottiglie non sono tutte uguali per quanto sia presente in bella mostra la scritta Extravergine di Oliva.
Anche la bottiglia è un primo indizio su cosa scartare, come le bottiglie trasparenti, questo tipo di vetro aiuta a l’ossidazione dell’olio mediante i raggi solari.
Inoltre la presenza o meno di tracce sedimentarie sul fondo, sta ad indicare che l’olio non è stato filtrato, per cui sarà più facile all’ossidazione.
La scelta idealmente dovrebbe ricadere su bottiglie scure di medie dimensioni, inutile fare grandi scorte per poi farle deperire miseramente.
I migliori alla fine sul mercato secondo il test condotto da il Salvagente l’anno passato, che sono risultati fedeli alla dicitura EVO, l’olio della Bertolli tipo Fragrante e il Monini del tipo Classico.