Oggi, 21 maggio 2022, Yara Gambirasio avrebbe spento 25 candeline: dal ritrovamento del corpo alla condanna di Massimo Bossetti, tutte le tappe della vicenda.
La 13enne venne ritrovata senza vita da un passante, quasi 3 mesi dopo il suo omicidio, nei campi di Brembate. Dalla sua storia è stato tratto un film-documentario dal titolo ‘Yara’, che ripercorre le tappe della drammatica vicenda.
La scomparsa e l’omicidio di Yara Gambirasio
Era il 26 novembre del 2010 quando di Yara Gambirasio, 13enne di Brembate Sopra, provincia di Bergamo, si persero le tracce.
Quella sera la ragazza era andata nella palestra che frequentava e dove si allenava come ginnasta, per consegnare ai suoi insegnanti una musicassetta in visto di un saggio cui avrebbe dovuto partecipare nei giorni seguenti.
L’autopsia sul corpo della giovane ginnasta accertò che la 13enne morì per ipotermia, derivante dall’abbandono del corpo al freddo.
Chi la uccise, infierì sul suo corpo con un’arma da taglio, ma non furono quelle ferite a uccidere Yara, ma, come già spiegato, la permanenza del suo corpo all’addiaccio.
Al momento del ritrovamento del corpo, Yara indossava proprio i vestiti che aveva la sera della sua scomparsa.
Le indagini isolarono il Dna di Ignoto 1 sul corpo di Yara. Quel Dna, dopo mesi e mesi di comparazione, venne identificato come quello appartenente all’operaio di Mapello.
Il 14 giugno del 2014, mentre si trovava nel suo cantiere, Massimo Bossetto, che si è sempre detto estraneo ai fatti, venne arrestato con l’accusa di omicidio.
Nel giugno del 2021, i giudici della Corte d’Assise di Bergamo hanno rigettato la richiesta degli avvocati di Bossetti di aver accesso ai reperti del processo.
Il loro assistito è stato condannato all’ergastolo dopo 3 gradi di giudizio.
Le speranze per l’operaio di un riesame e di una eventuale riformulazione della sua condanna si sono definitivamente spente lo scorso aprile, dopo uno spiraglio da parte della Procura di Venezia, che aveva inizialmente accolto la denuncia dei due avvocati di Bossetti, iscrivendo nel registro degli indagati il presidente della prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria Laura Epis.
Lo scorso 12 aprile la Procura di Venezia ha chiesto l’archiviazione dell’indagine sui reperti, perché, secondo i giudici non ci sarebbe stato nessun depistaggio.
Oggi Yara Gambirasio avrebbe spento 25 candeline.
“Era sempre allegra e sorridente. Ricordatela per chi era e per quello sarebbe stata capace di dare agli altri, per la sua passione, le sue abilità, non per ciò che le è successo”
le parole di maura e Fulvio Gambirasio.