Creme solari, occhio all’etichetta: se trovi questa scritta buttala immediatamente

Le creme solari commerciali hanno un alto contenuto di attivi sintetici ultravioletti (UV), che possono avere effetti negativi sulla salute degli esseri umani.

Crema solare migliore
Creme solari cancerogene – Lettoquotidiano.it

Inoltre sono alla base di diffusi danni diffusi agli ecosistemi marini. Ma possiamo essere certi che non siano presenti anche nelle creme biologiche? A cosa dobbiamo prestare attenzione quando le acquistiamo?

Creme solari, occhio all’etichetta

Il sole emette radiazioni elettromagnetiche in tre aree di lunghezza d’onda ultravioletta (UV). L’eccessiva esposizione della pelle ai raggi UVB provoca scottature, mentre i raggi UVA penetrano più in profondità nella pelle, facendola abbronzare e accelerandone l’invecchiamento.

Donna utilizza creme solari
Donna utilizza creme solari – LettoQuotidiano.it

Sia i raggi UVA che UVB possono causare danni al DNA e cancro della pelle.
I filtri solari sono classificati in base al loro fattore di protezione solare (SPF) che può arrivare in Europa fino a 50.

Si ritiene generalmente che l’SPF di una crema solare debba essere almeno 15 per fornire una protezione quotidiana appena sufficiente contro i raggi UVB.

Teoricamente, se applicati in modo uniforme sulla pelle, i filtri solari allungano il tempo necessario alla pelle di una persona, per arrossarsi al sole filtrando in modo variabile.

Tuttavia, poiché l’SPF di una crema solare viene solitamente calcolato in base al suo assorbimento dei raggi UVB (UVB-SPF), non indica il livello di protezione UVA fornito.

Molti dei filtri solari commerciali non soddisfano gli standard europei per la protezione dai raggi UVA, che stabiliscono che il fattore di protezione dai raggi UVA (PF-UVA) dovrebbe essere almeno un terzo dell’SPF dichiarato.

I filtri solari contengono sostanze chimiche che filtrano e bloccano la luce ultravioletta (UV) del sole. Ci sono delle differenze, dei vantaggi e degli svantaggi dei filtri solari fisici (con filtri minerali inorganici) e dei filtri solari chimici (con filtri organici).

Ragazza in costume con scottature solari
Ragazza in costume con scottature solari – LettoQuotidiano.it

Filtri solari fisici

Sono composti da minerali inorganici che si depositano sulla superficie della pelle e non vengono assorbiti né reagiscono con essa.

Sono innocui e offrono una protezione ad ampio spettro contro i raggi UVA e UVB. Agiscono come una barriera fisica che blocca e riflette i raggi del sole come uno specchio.

I minerali utilizzati come filtro UV solare sono l’ossido di zinco e il biossido di titanio.

Per la loro bassa probabilità di generare allergie, sono consigliati sia per adulti con pelle sensibile, sia per bambini e neonati. Inoltre, hanno un minore impatto sull’ambiente.

Tuttavia negli ultimi anni una quantità crescente di dati suggerisce che l’assorbimento attraverso la pelle degli ingredienti organici utilizzati nei filtri solari chimici è maggiore di quanto si pensasse. Questo solleva preoccupazioni per la propria sicurezza.

Mano filtra raggi solari
Mano filtra raggi solari – LettoQuotidiano.it

Nanoparticelle anche nei filtri solari bio

Il biossido di titanio e l’ossido di zinco, che sono filtri solari minerali utilizzati in alcune creme, spray e oli, si possono trovare nella composizione dei prodotti anche in forma nano. Questo è un tipo di particelle di dimensioni variabili tra 1 e 100 nanometri.

Nel caso delle nanoparticelle, le aziende produttrici traggono giovamento dal fatto che queste agevolano la distribuzione e la penetrazione del prodotto, eliminando quindi la sgradevole formazione di una patina bianca presente dopo l’applicazione di una protezione solare.

Ad ogni modo, le nanoparticelle sono ad oggi considerate controverse dal momento che si presume che possano attraversare la barriera cutanea, venendo assorbite dall’organismo e producendo quindi effetti dannosi per la salute. Per questo motivo, la maggior parte delle creme solari organiche non contiene nanoparticelle.

Ma occorre dire che per quanto controverso, l’impiego di ingredienti in forma nano è piuttosto diffuso anche nei solari bio.

Per di più, solamente da quest’anno diversi produttori di creme solari sembrano precisare che il biossido di titanio o l’ossido di zinco utilizzati nei prodotti si presentano in forma nanometrica.

Le nanoparticelle nelle creme solari sono tuttora oggetto di controversia, dal momento che esistono studi discordanti sull’argomento.

Donna applica creme solari in spiaggia
Donna applica creme solari in spiaggia – LettoQuotidiano.it

Ad ogni modo, se si desidera cercare di eliminarli, il sistema è molto semplice: bisogna consultare l’INCI della crema solare (( International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, ovvero l’elenco degli ingredienti cosmetici), che si intende acquistare.

Inoltre secondo il Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori dell’UE, i produttori sono tenuti per legge a specificare sull’etichetta, accanto al nome della protezione solare, se questa è presente in forma NANO.

Se si desidera acquistare creme solari a base di ossido di zinco o biossido di titanio sotto forma di micro-rivestimento, pare che siano più sicure. Tale indicazione è riportata sulla confezione.

Dovrebbero essere invece evitati invece gli spray solari contenenti biossido di titanio, in quanto se inalato può essere pericoloso.

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