Ci sono molte piante tossiche e velenose che sono molto comuni nel giardino delle nostre case. Tuttavia, di solito non sappiamo che contengono sostanze dannose per le persone.
Piante pericolose in giardino
Molte delle piante che crescono nei nostri giardini hanno un grado di tossicità che può uccidere una persona. Pertanto, è molto importante conoscere i loro nomi.
Se in casa ci sono bambini o animali domestici, potresti dover pensare se sia opportuno o meno far piantare queste varietà o, comunque, dovrai fare molta attenzione che non le consumino.
E come riconoscere le piante tossiche in Italia? Sono molte decine e decine le varietà di piante velenose, tra cui alcune anche mortali.
Per questo motivo è fondamentale identificare le specie che possono risultare nocive e non raccogliere fiori o bacche durante le passeggiate in campagna o nei boschi.
Di seguito, ti mostriamo alcune piante tossiche e velenose che potresti avere nel tuo giardino e i problemi che causano quando le ingerisci.
Aconico napello
L’Aconitum napellus ha la caratteristica di essere una pianta erbacea della famiglia delle Ranunculaceae la cui fioritura richiama la forma di un antico elmo e rappresenta una delle piante più velenose della flora italiana. La sua diffusione nelle Alpi è molto ampia.
Se si dovesse per errore ingerire questa pianta si avrebbero bruciore della bocca, conati di vomito e diarrea, nelle forme di intossicazione più grave anche un battito cardiaco e una irregolarità della pressione. L’ Aconico napello se ingerita può causare anche coma e perfino la morte.
Ginestra
La ginestra comune è una pianta arbustiva ornamentale molto diffusa nei giardini italiani. Tutto di questa pianta è tossico, nei semi la pianta è presente la citisina, si tratta di un alcaloide che se assunto in piccole dosi da effetti diuretici e lassativi. Tuttavia se l’ingestione è in alte dosi è in grado di provocare crisi convulsive, coma, nausea, vomito, ansia ed allucinazioni.
Atropa belladonna
La belladonna (Atropa belladonna) è una pianta che cresce dall’Europa occidentale all’Himalaya. Tutte le parti della pianta sono velenose.
La belladonna contiene sostanze chimiche in grado di alterare il funzionamento del sistema nervoso dell’organismo e di provocare cambiamenti nella salivazione, nella sudorazione, nella dimensione delle pupille, nella minzione, nella digestione e in altre funzioni.
La belladonna può anche causare un aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna.
Nonostante le note preoccupazioni per la sicurezza, la belladonna viene usata per curare: l’asma, il raffreddore comune, le emorroidi, il morbo di Parkinson e altro.
Tuttavia non esistono ricerche con risultati scientifici che avvalorino tale uso.
In merito alle caratteristiche della belladonna, è necessario differenziare in base al tipo di alcaloide che viene utilizzato e, in particolare, poiché la pianta è fortemente tossica, è fondamentale la ricetta del medico (l’ingestione accidentale delle bacche può provocare la morte).
Pertanto, non si dovrebbero impiegare modalità di estrazione tradizionali, se non come prodotto medicinale specifico, mediante la preparazione di un estratto titolato e standardizzato.
Belladonna nella medicina popolare e in omeopatia – Secondo la medicina contadina, le foglie di belladonna possono essere utilizzate mediante cataplasmi da applicare sulla parte interessata in caso di disturbi neurovegetativi, ipercinesia, iperidrosi e asma bronchiale.
In aggiunta, la belladonna è impiegata anche nella medicina tradizionale per il trattamento dei dolori gastrointestinali, di quelli muscolari e della bronchite.
Va però sottolineato che l’ingestione di bacche di belladonna può portare al coma e alla morte. Inoltre, anche le foglie sono tossiche.
Nella medicina omeopatica si utilizza in dosi estremamente ridotte come rimedio per diversi disturbi.