Ennesimo sequestro riguardante la mafia a Palermo, stavolta a carico di un imprenditore che già in precedenza era stato arrestato in un’operazione antimafia.
L’imprenditore lavorava nel campo edile e avrebbe tenuto rapporti fra gli affiliati e un latitante.
L’imprenditore collegato alla mafia a Palermo
Operava da diversi anni in una ditta edile l’imprenditore che intratteneva rapporti fra gli affiliati e un latitante, al quale sono stati sequestrati beni per un valore di un milione di euro.
Non è affatto sconosciuto alle forze dell’ordine, infatti era stato posto in arresto in seguito a un’operazione antimafia, con la condanna per associazione mafiosa ricevuta dalla Corte d’Appello di Palermo.
Il sequestro dei beni ha interessato mobili e immobili ma anche diverse quote aziendali che da sole, avevano un valore di mezzo milione di euro.
Le accuse a suo carico sono davvero pesanti, infatti l’uomo informava un latitante di tutte le vicende dell’associazione mafiosa. L’imprenditore edile quindi, era coinvolto negli affari di potenti famiglie della mafia di Palermo, per le quali fungeva da informatore ma si occupava anche di gestire ingenti somme di denaro.
Un’associazione a delinquere vera e propria terminata con l’arresto dell’uomo che inoltre, ha ricevuto anche un giudizio di pericolosità sociale da parte del tribunale di Palermo.
Il sequestro dei beni e le indagini
Dopo l’arresto la vicenda non è finita qui, infatti i Carabinieri della sezione antimafia hanno proceduto al sequestro di moltissimi beni mobili e immobili dell’uomo, utilizzati per riciclare denaro ma anche come compenso per la sua attività in ambito mafioso.
Attività illecita che ha fruttato un bel gruzzolo all’imprenditore che già in campo edile era molto affermato e conosciuto nell’ambiente.
La somma dei beni confiscati è stata riconosciuta intorno a un milione di euro, comprese diverse quote aziendali fra cui il 95% di un’impresa edile, del capitale sociale e del compendio aziendale di un’altra ditta che opera nello stesso settore, intestata a suo figlio e con un valore complessivo di 500mila euro.
Un patrimonio davvero ricco, di cui facevano parte molti terreni edificabili e diverse abitazioni, nonché autovetture e conti correnti.
Il coinvolgimento delle due imprese edili, una dell’imputato Girolamo Enea, di 50 anni, e una intestata al figlio, è stato accertato dalla Dia di Palermo che ha avviato una scrupolosa operazione.
Gli investigatori hanno inoltre allargato la ricostruzione contabile ai familiari dell’indagato e quindi ha delineato molte attività illecite nel corso degli anni.
Da qui appunto il maxi sequestro dei beni e le misure cautelari nei confronti di Enea e di quanti coinvolti.