La Candida Auris, il fungo killer incurabile con i normali antibiotici, ha infettato un 70enne che in pochi giorni è morto.
Il decesso è avvenuto all’ospedale di Mestre e sarebbe correlato a un insieme di patologie, fra cui appunto la Candida Auris.
La Candida Auris miete un’altra vittima
Era il 2009 quando per la prima volta venne descritta la Candida Auris, definita come un micete, ossia un fungo, dunque un’infezione. L’accezione Auris venne data perché il primo caso in cui venne individuata era in una paziente giapponese che lo aveva nel canale auricolare.
Sono passati anni e il fungo si è espanso arrivando anche in tutto il resto del mondo, l’ultimo caso è stato registrato pochi giorni fa a Venezia, precisamente a Mestre, dove un uomo era stato ricoverato all’ospedale dell’Angelo fin da inizio mese.
Arrivato dal Kenya dove si era recato per motivi lavorativi, si tratta del primo caso di infezione in Veneto e anche il primo decesso. L’uomo ultrasettantenne infatti, è stato sotto osservazione medica per diversi giorni ma le sue condizioni sono peggiorate ed è morto.
La Candida Auris risulta particolarmente letale poiché resiste ai classici antibiotici ed è pericolosa soprattutto per i soggetti fragili.
Molte caratteristiche di questo fungo non sono chiare, come la sua provenienza e i meccanismi di resistenza, nonché i motivi delle frequenti infezioni che si sono verificate negli ultimi anni in ogni parte del mondo.
A preoccupare gli esperti è l’alta contagiosità e dunque la sua capacità di diffondersi facilmente, infatti si trasmette sia dal contatto con superfici contaminate che con persone infette.
Fra i principali sintomi abbiamo la difficoltà a deglutire, dolori muscolari, febbre e spossatezza.
La diagnosi
Il 70enne deceduto a Mestre è il primo in Italia a causa della Candida Auris. Secondo quanto emerso, avrebbe contratto il fungo in Kenya durante il soggiorno lavorativo in cui già aveva avvertito dei fastidi.
L’uomo infatti ha sofferto di calcoli renali e si è dovuto recare in una clinica privata nel continente africano ma le sue condizioni peggioravano. Dunque, la sua famiglia allarmata ha chiesto il trasferimento in Italia e i medici, avvisati che l’uomo rientrava dal Kenya, hanno eseguito tutti i test necessari.
Quando è arrivato in ospedale era in condizioni molto gravi e l’esito degli esami ha rivelato la presenza del ‘superfungo‘, probabilmente contratto nella clinica dove era in cura e in cui forse c’erano altri infetti.
Si sperava in un miglioramento ma così non è stato, anche perché la patologia resiste ai tradizionali antibiotici e agli antisettici comuni, inoltre può colonizzare non solo la cute della persona ma anche l’ambiente in cui si trova.
Infatti sono state prese tutte le precauzioni necessarie per evitare la diffusione del fungo, per fortuna al momento non risultano altri contagi.