Strage di Aurora, dieci anni dal massacro di Holmes
Era la notte tra il 19 e il 20 luglio del 2012 quando in un cinema di Aurora, una piccola cittadina del Colorado, non troppo lontana da Denver, avveniva una delle stragi da arma da fuoco più crude che gli Stati Uniti avesse mai visto. Durante la proiezione della prima del film di Batman “Il cavaliere oscuro – Il ritorno“, uno studente universitario allora 24enne uccise dodici persone e ne ferì altre 58, tra cui dei bambini.
L’autore del massacro, James Holmes, che stava frequentando un corso di dottorato nell’Università del Colorado dopo essersi laureato in Neuroscienze, a San Diego, con il massimo dei voti, aveva architettato tutto nei dettagli. Infatti, il killer aveva acquistato il biglietto per il film nella sala 9 e si era accomodato in prima fila.
Poco prima di mezzanotte e mezza, poi, lasciò la sua postazione e si incamminò verso l’uscita di sicurezza, che tenne bloccata con un foglio di carta in modo da poter rientrare. Nella sua macchina, una Hyundai bianca, oltre ai gas lacrimogeni, l’equipaggiamento balistico, Holmes aveva anche maschera antigas, un giubbotto antiproiettile, dei leggins e dei guanti neri con cui si ripresentò in sala.
All’inizio, i presenti pensarono si trattasse di una trovata pubblicitaria dei produttori della pellicola, ma subito dopo si dovettero ricredere. Il lancio di due bombole di gas oscurò la visione nella stanza, provocando anche pruriti alla pelle e irritazione agli occhi. Con un altro colpo di teatro, l’autore della strage iniziò a urlare “Sono Jocker” e, nel frattempo, sparò due colpi della sua Calibro 12: uno al soffitto, uno al retro. Vennero uccisi anche tre clienti della sala accanto.
La polizia arrivò in tempo record, non le ambulanze, e arrestò subito Holmes nel parcheggio del cinema. Le forze dell’ordine, gli SWAT, fecero anche un blitz in casa del killer e disinnescarono gli esplosivi che aveva piazzato.
Strage di Aurora, la condanna all’ergastolo per Holmes
Anche Barack Obama, allora presidente degli Stati Uniti, partecipò nei giorni successivi alle cerimonie e veglie in ricordo delle vittime delle strage, mentre il processo per Holmes iniziò solo tre anni più tardi. Dopo undici settimane, lo studente venne dichiarato colpevole e gli venne dato l’ergastolo, senza possibilità di rilascio anticipato.
Nonostante l’accusa avesse chiesto la pena di morte, con l’iniezione letale, la giuria non riuscì a mettersi d’accordo e non raggiunse l’unanimità dei voti per poterla comminare. Sempre l’accusa, pur riconoscendo la malattia mentale usata come giustificazione dalla difesa, sostenne che, nel momento della strage, Holmes fosse perfettamente in grado di intendere e di volere.