La guerra tra Ucraina e Russia continua e senza alcuna intenzione di fermare le ostilità. Dopo l’accordo per la ripresa delle esportazioni del grano, Vladimir Putin non si ferma e attacca comunque il porto di Odessa, punto nevralgico per Volodymyr Zelensky. Un affondo che è già stato definito una barbarie, ma andiamo nel dettaglio per capire cos’è successo
Ucraina e Russia proseguono un conflitto che, al momento, ha solo una vincitrice: la barbarie. Il mondo si è stretto in un grido unico per far terminare le ostilità, ma non sta andando affatto così. Putin e Zelensky si sfidano senza esclusione di colpi e, in questo caso (l’ennesimo), il colpo gobbo è stato del Cremlino, dopo il recente accordo per l’esportazione di grano. E non c’entrano solo Russia e Ucraina, ma la Turchia e molte nazioni implicate, in una crisi alimentare globale per potrebbe avere conseguenze tragiche. Ed ecco il perché.
Guerra Russia-Ucraina, accordo sul grano e aspettative disilluse
Il fumo, le esplosioni, le bombe. I morti, e ancora le bombe. Il teatro dei fantocci e strategie, tradimenti, colpi bassi che neanche George R.R. Martin in Game of Thrones avrebbe ideato e tutto in meno di sei mesi. E senza scene di sesso, amicizia, lacrime e scelte difficili. Solo che quella è una saga letteraria e cinematografica, questa è la realtà. E con Putin che ha assunto le sembianze dei peggiori Lannister, quelli delle prime stagioni, che tutti odiavano e volevano vedere stecchiti al termine di ogni episodio.
Ma tornando all’attualità, si tratta di una realtà che sta incidendo a ogni livello e sulla vita di tutti noi, senza infilarci nello specifico in tematiche come l’inflazione e i rifornimenti di gas e risorse. O per loro le sanzioni, quelle che stanno rendendo la vita sicuramente più difficile a Vladimir Putin e che gli avranno causato qualche problema e scartoffia in più sulla scrivania, ma che comunque non lo bloccano dal realizzare le sue mire e la sua furia.
La cronaca degli ultimi giorni raccontava una piccola risalita degli ucraini a Kherson, città nel meridione del Paese, in cui le rivolte anti-russe non erano state poche e in cui gli uomini di Zelensky sono riusciti ad accerchiare più di mille soldati di Putin. Una briciola, penserete voi, ma non per la geopolitica e le strategie militari in quella regione. Comunque una delle prime conquistate dai russi e da cui era partita l’offensiva del Cremlino.
Ma, dall’altra parte, i russi non si sono arresi, anzi. E nonostante le perdite importanti che l’esercito di Putin ha subito durante il corso della guerra. Sarebbero 39520 le perdite tra le fila russe dall’inizio del conflitto e sicuramente poche non sono. Serghei Lavrov, ministro degli Esteri russo, inoltre, aveva annunciato che il mirino degli invasori si sarebbe spostato dal solo Donbass e andato oltre. Dichiarazioni che dall’intelligence britannica bollano come “false” e specificando che Putin e i suoi uomini non hanno esteso la guerra. Questo per farvi capire con chi si ha a che fare: un nemico cinico e spietato, senza possibilità di redenzione o remore nel tradire, e colpendo alle spalle.
E ora i russi hanno nuovamente rivolto le loro attenzioni verso il porto di Odessa. Qui arriviamo agli eventi delle ultime ore. Non si tratta per nulla di un attacco banale e per diversi motivi. Le passate ore, infatti, hanno sancito finalmente un accordo per il grano che, visto il dilungarsi di una guerra che forse alcuni pensavano poter essere lampo, non era affatto cosa banale.
Pensate che anche Mario Draghi, presidente del Consiglio italiano appena caduto, aveva presentato la stretta di mano tra Mosca e Kiev sul grano come il “possibile primo passo verso la pace”. Non solo, perché l’ex presidente della Banca centrale europea, ha affermato quanto fosse importante e “un’ottima notizia per l’intera comunità internazionale”. D’altronde, la questione è molto più umanitaria di quanto non si pensi. Sbloccare milioni di tonnellate di grano ferme al Mar Nero vuol dire rifornire ceti medio-bassi di molti Paesi a livello mondiale.
In soldoni, significa evitare una crisi alimentare di proporzioni planetarie e specialmente in alcune zone. E scusate se è poco, e scusate se Draghi lo capiamo. Aspettative alte e illusioni, d’altro canto, vista la fredda cronaca delle ultime ore. Che comunque è quello che conta, alla prova dei fatti.
La Russia attacca il porto di Odessa e tradisce ancora una volta
Il primo passo verso la pace, come l’aveva finito Draghi, si è ben presto trasformato in un senso di preoccupazione crescente. Da parte della Turchia e del mondo intero. Infatti, il tradimento di Mosca (se così si può definire in toto) si è ben presto consumato e ha portato a un nuovo attacco del Cremlino al porto di Odessa, punto nevralgico proprio per il trasporto di grano e il commercio.
L’intenzione pare, dunque, quella di non rispettarlo l’accordo. Ed è grave, in un’accezione del tutto nuova del concetto di irresponsabilità. E l’accusa, che ora è una testimonianza, a tal proposito arriva proprio dall’Ucraina: quattro missili hanno colpito il porto di Odessa, anche quello commerciale. Novità sono arrivate anche negli ultimi minuti, dato che la Difesa di Mosca, riferisce “Ria Novosti”, ha raccontato che i missili russi sono arrivati a distruggere nel porto di Odessa e nel perimetro di un cantiere navale. Ma non finisce qui: anche una nave da guerra ucraina e un magazzino di missili Harpoon.
L’ipotesi è divenuta, quindi, ben presto conferma, quella anche da parte della Russia, che ha ammesso e rivendicato l’attacco portuale. Zelensky non l’ha presa affatto bene e ha accusato immediatamente i nemici di guerra di “barbarie”. Parla inoltre, e a ragione, di attacco “cinico e calcolato”.
Ma le evoluzioni, con i presupposti che vi abbiamo raccontato, assumono contorni ben diversi e a raccontarcelo è lo stesso presidente dell’Ucraina: “Se qualcuno al mondo pensa che si possa dialogare per un cessate il fuoco senza il ritiro della truppe, l’attacco di oggi ha chiuso a qualsiasi possibilità“. Una mossa quella di Mosca di attaccare Odessa che, dopo gli accordi, mina gli interessi della stessa Russia.
Insomma, un disastro e una conferma: con Putin è impossibile ragionare. E conclude: “Gli occupanti ora non possono più ingannare nessuno”. E noi italiani ne sappiamo qualcosa, visto che in questa guerra (per quanto possibile) ci siamo schierati e abbiamo aiutato chi eravamo in dovere di proteggere.
L’attacco di Odessa assume, quindi, diversi significati di cui tenere conto oggi e nel prossimo futuro. Innanzitutto, la necessità di sbloccare la situazione del grano e una crisi alimentare globale che incombe e potrebbe assumere contorni ulteriormente tragici. Ed è arrivata la marcia indietro, dopo l’accordo trovato.
Poi l’impossibilità di accordi reali e la constatazione di una mira espansionistica furiosa e con i paraocchi, che si fermerà solo al soccombere del nemico. Uno scenario che l’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti e il mondo intero (o quasi) non si augurano, ma con cui ora bisogna fare i conti e senza nuove illusioni. Perché con alcuni è semplicemente inutile ragionarci o tentare di fidarsi, che le strette di mano vanno a brandelli e gli accordi in frantumi. E Putin, per l’ennesima volta ha assolutamente dimostrato di essere tra questi. E, in tempi di elezioni e nuovi ribaltoni: guai a strizzargli l’occhio! In Italia, neanche per scherzo, fini o accuse elettorali.