La tragedia della guerra lascia scorie che non si possono cancellare, e l’Ucraina ne sa qualcosa, per gli ultimi mesi di conflitto e non solo. C’è chi ha esplorato l’altro lato della medaglia e di una lunga notte che è anche musica, eros e divertimenti. Ma il bilancio resta amaro, amarissimo per Kiev. E forse ancora un po’ più triste
Le notti della guerra sono quelle di chi non dorme. Di chi sopravvive, degli occhi sbarrati o senza battiti, della violenza e della paura. Le note della guerra, invece, sono violini stonati e chitarre senza accordi, fino alla corde rotte. Di ricordi e stecche che non si possono ricollegare. L’Ucraina ora è così, nel cuore di un conflitto che non conosce abbracci e di una fusione di movida, musica, eccessi, pericoli ed eros per offuscarne i traumi. Almeno per qualche ora.
L’Ucraina in tempo di guerra: dimenticare per sopravvivere
Provate a chiudere gli occhi e a fidarvi. Solo per pochi istanti. Provate a immaginarvi al fronte o in un bunker. O ancora nascosti in un sotterraneo, o con il terrore negli occhi, di rischia la vita ogni giorno. Da soldato o da civile. Famiglia, bambini o soldati, che se ci pensate non cambia poi così tanto. Perché gli orrori della guerra sono i missili, gli spari, le urla, le bombe e le città rase al suolo. Prima che si ricominci da capo, e in un’altra notte.
“Notte”, un sostantivo che farà da leitmotiv costante alle prossime righe e senza scomodare Fedor Dostoevskij, tra i suoi demoni, il suo idiota e, appunto, le sue notti bianche. E non solo perché di Russia è e del mondo resterà, a occhi spenti e noi siamo con l’immaginazione in Ucraina, che meno se ne parla e meglio è. Ma perché comunque di bianco (e come l’intendeva lui), beh di bianco c’è ben poco. Che la notte è nera o al massimo rossa, che si tinge di eros o semmai di sangue.
Ma torniamo a quel fronte e a quel bunker. Basta un termine per descrivere un’emozione, e in questo caso scegliamo “terrore“. Che non si può dimostrare, ma suppore, e grazie, ma per questa volta basta così. E anche se, in Italia e nel resto del mondo, ne stiamo comunque subendo le conseguenze, non potendo intervenire direttamente, se non attraverso quella o questa sanzione sulla scrivania di Vladimir Putin. E, di rimando, citiamo solo gas, benzina, risorse e chi più ne ha più non ne metta, che non se ne può più, per concludere la vendetta del Cremlino.
Nel terrore o si scappa o si resta a combattere, per quella politica tutta umana del “fight or flight” che (magari) non vorremmo, ma che ci appartiene. Fin dall’uomo primitivo siamo biologicamente programmati per ragionare così, e non è neanche ragione, ma istinto puro. Quindi, combattere o scappare, oppure ancora distrarsi fino a stordirsi per un po’. E non si può comunque giudicare e puntare il dito contro.
Le notti brave dell’Ucraina si basano, supponiamo, su questi principi. E “La Repubblica” oggi ne ha dato prova. Il quotidiano, infatti, ha pubblicato un reportage, in cui evidenzia la vita di giovani in licenza dal fronte o semplicemente di cittadini che cercano distrazioni (spesso notturne), attraverso party, rave ed eventi che definire mondani è troppo. Ma comunque a base di musica ed eros, come ingredienti essenziali per non pensare. Ma andiamo ancora di più nel dettaglio.
Da Kiev a Dnipro: le notti ucraine nella notte più buia
Era il 1996 quando George R.R. Martin pubblicava il primo libro della saga “Le cronache del ghiaccio e del fuoco“, che molti di voi riconosceranno come “Game of Thrones“. E cosa c’entra? Beh, la storia di fantasia, ma che ha comunque libera ispirazione e interpretazione nella realtà geopolitica mondiale, vede la lotta delle varie casate contro gli Estranei, antagonisti che avevano già terrorizzato l’intero Westeros (il mondo dove è ambientata la storia) con una “Lunga Notte” durata un tempo lunghissimo.
E chi ha visto il film e letto i libri sa che, anche in tempo di guerre tra casate, il vino e l’eros erano l’antidoto principale a guerra e preoccupazioni varie, che la storia poneva sempre dietro il primo spigolo. Ma, lasciando da parte la digressione letteraria e cinematografia, l’Ucraina ora assiste anche a questi risvolti.
“La Repubblica” ci ha portato a Kiev, tramite l’inviato Paolo Brera. E lì c’è il “Fifty Beach Club”, dove tramite bikini, acqua da tuffarsi, alcol, letti a baldacchino e tanta musica alta, si cerca di dimenticare gli orrori della guerra. Tra un brindisi e un vestito in meno indosso. La testimonianza di un buttafuori parla di centinaia di persone che prendono parte alle feste, e non calano di molto se piove.
Poi c’è anche il coprifuoco, ed è qui che ci si sposta a Dnipro, dove è fissato un’ora dopo, a mezzanotte. Si dice ci siano party pronti a durare fino al giorno dopo e si tratta ovviamente di roba illegale e clandestina. Con la guerra a due passi. Ma poco cambia per chi ha solo una notte per pensare ad altro.
E poi feste private, chat e gruppi Telegram per partecipare a delle feste costituite ad hoc. C’è addirittura chi offre ville in affitto, proprio per party e divertimenti vari. Ovviamente notturni, che il filo conduttore è sempre quello. Chat che sono ben studiate e architettate alla perfezione, tanto che ogni città ne ha una apposita. Ma non è sempre facile o va tutto liscio, perché la guerra c’è comunque e non la si può ignorare.
È successo – rivela ancora “La Repubblica” – nella terrazza del “Public beach & club“, e qui siamo a Odessa, vicino al Mar Nero, dove i missili sono arrivati anche nelle ultime ore, e più precisamente al porto. E dove la partita che si sta giocando riguarda anche il rispetto dell’accordo per l’export del grano. Quindi c’entrano anche la Turchia, le Nazioni Unite e la crisi alimentare globale.
Lì due ragazzi sono stati beccati praticando sesso orale in pubblico. Chiamati e arrivati gli agenti, la minaccia – e senza pacche sulla spalla – è stata chiara e concreta: “Ora vi spediamo al fronte”. Lui si è salvato solo perché bielorusso, lei se l’è “cavata” con la libertà vigilata, e per un anno intero. Oltre che il giro del web e la gogna pubblica, che è comunque un compromesso accettabile. Ma per alcuni la stessa minaccia si è tramutata in realtà. Perché la notte non cancella, al massimo offusca e rende le immagini meno nitide.
E poi ci sono altri tipi di ritrovi, e qui si parla di tutt’altro, non di spegnere per un po’ la verità delle cose, ma di comprenderla completamente. Si parla del conflitto e in chiave artistica, ma si raccolgono anche fondi per i combattenti. E poi ce n’è un’altra di realtà, quella dei trafficanti (oltre che dei cacciatori di teste), che qua la musica cambia ancora. Stiamo parlando di chi si occupa di rintracciare uomini che hanno deciso di non andarci in guerra per fare affari d’oro dopo l’ultimo cambio di rotta da parte di Zelensky che ha cambiato molto nelle scelte dei volontari. Poi, per tornare sul semplice, rave, sale porno, dj set e addirittura dei festival: tutto ciò che serve e che cercano, almeno per una notte.
Insomma, da oggi avrete cambiato che parlare di Ucraina, in questo momento, non vuol dire soltanto parlare di guerra e morti. Ma ovviamente tutto ciò che ne consegue psicologicamente, la reazione al massacro e più probabilmente la necessità di altro. Di avere una vita che non sia tra le bombe o pensare di non esserlo.
Di abbandonarsi al piacere e alle forme di distrazione, o semplicemente di riscoprirsi umani e liberi. Un pizzico più liberi. Anche se un po’ più fragili, scoperti e disinibiti. Un altro lato della guerra e della notte, quella più lunga e buia, che non sappiamo come Dostoevskij l’avrebbe raccontata, ma sarebbe stato comunque il mix più doloroso. Perché, alla fine, resta solo la tristezza. O forse un po’ di più: la desolazione.