Grazie al Decreto Legislativo n. 503 del 30 dicembre 1992, i dipendenti del comparto privato possono andare in pensione prima, ma con un’invalidità di non meno dell’80%.
Contrariamente ai dipendenti del comparto privato, per quelli del pubblico prevedono tre forme alternative per andare in pensione perché affetti da inabilità.
Pensione anticipata invalidità, chi ha i requisiti
In realtà, non molti sono al corrente del fatto che tutti coloro che presentano una ridotta capacità di lavoro hanno diritto, in aggiunta alle prestazioni di assistenza, a un assegno ordinario di invalidità e a una pensione di inabilità al lavoro.
Prepensionamento per gli invalidi del comparto privato
Nel privato, i dipendenti con un’invalidità almeno dell’80% del totale hanno la possibilità di usufruire di una deroga al requisito anagrafico.
La pensione di vecchiaia prevede un minimo di 67 anni di età, 20 anni di contributi ( a 15 per chi può beneficiare di specifiche deroghe).
Per contro, la pensione anticipata di invalidità può essere ottenuta con un presupposto anagrafico sensibilmente meni gravoso, che prevede 56 anni per le donne e 61 per gli uomini, a condizione di attendere una finestra di 12 mesi.
Una volta terminato il periodo di tempo che è richiesto per i requisiti viene di conseguenza erogato il primo assegno. Il pensionamento anticipato è riportato all’interno di quello che porta il nome di “decreto Amato” (D.lgs. 503/1992).
Possono accedere al pensionamento anticipato per invalidità non inferiore all’80% del totale unicamente i lavoratori iscritti all’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria), nonché ai fondi pensione sostitutivi. Dal beneficio restano quindi esclusi i dipendenti del comparto pubblico e i lavoratori autonomi.
In base a quanto precisato dall’Inps, lo stato di invalidità va assegnato dagli uffici sanitari. Questo stando a quanto richiede la Legge 22/1984. In questo caso, l’assegnazione già disposta da un altro ente rappresenta un elemento affinché si possa formulare il giudizio medico-legale da parte dell’istituto.
Trattamento pensionistico di invalidità nel comparto pubblico
Il personale pubblico, registrato nella gestione di quello che era l’Inpdap in passato, ha la possibilità di accedere alle prestazione pensionistiche di invalidità in base a dei requisiti diversi da quelli previsti per i lavoratori dipendenti. Ci sono circostanze che richiedono il riconoscimento medico e sono tre.
Il trattamento pensionistico in caso di inabilità totale e perpetua a qualsiasi attività di lavoro è riconosciuto ai dipendenti che siano stati giudicati incapaci di svolgere qualsiasi attività lavorativa, in conseguenza di un’infermità non dipendente da causa di servizio. Si richiedono cinque anni di versamenti contributivi, di cui non meno di tre da versare nel quinquennio che precede la domanda.
Possono beneficiare di una pensione in caso di inadempimento assoluto e irreversibile, i lavoratori non in grado di svolgere un’attività lavorativa retribuita e continuativa, a seguito di infermità sia di carattere fisico che di carattere psichico.
Nel caso specifico, si devono avere un minimo di 15 anni di lavoro per gli impiegati statali, enti locali o della sanità.
Il trattamento pensionistico per inabilità al lavoro di tipo assoluto e permanente è concesso se il dipendente è affetto da un’invalidità che permane e che impedisce di svolgere le proprie funzioni e l’Amministrazione non è in grado di destinarlo a attività lavorative equivalenti.
È obbligatorio aver accumulato un’anzianità di servizio di almeno 20 anni se dipendenti di enti locali, o di 15 anni se dipendenti statali.
Per questo motivo i lavoratori con disabilità, indipendentemente dal fatto che lavorino nel settore pubblico o privato, hanno la possibilità di ritirarsi in anticipo.
Saranno valutati e presi in considerazione i casi specifici.