Il Covid non è più solo, ma non si può parlare di stessa famiglia o comunanza alcuna. Se non dell’emergenza sanitaria in sé e per sé. Il vaiolo delle scimmie è un problema più che rilevante sull’agenda dei massimi organismi del settore a livello mondiale e ce lo hanno dimostrato già le ultime decisioni. Ora arrivano altri dati preoccupanti
Il vaiolo delle scimmie non è affatto da sottovalutare. E gli avvertimenti stanno arrivando da ogni parte e soprattutto da chi conta, da chi gli allarmismi non li ama, ma deve comunque comunicare come stanno le cose. Le ultime rilevazioni parlano di casi in aumento tra donne e bambini. E non si tratta affatto di una buona notizia.
Il vaiolo delle scimmie non lascia tranquilli: il Covid non bastava…
Avete presente il vaso? Sì, quello di Pandora. Stiamo parlando di mitologia greca, ma comunque quel contenitore è diventato leggendario e proverbiale, fino a essere un tratto distintivo della lingua italiana comune. E va bene così, che (non) ci serviva proprio. Bando all’ironia e forse a quella punta di vittimismo che possiamo permetterci, il vaso di Pandora è quel contenitore spaventoso, temibile, per alcuni innocuo, per altri attraente, che contenne tutti i mali del mondo. E che, alla sua apertura, tutto si riversò sull’umanità intera. Che catastrofe!
Beh, se l’allegoria la seguite vi rendete conto di dove vogliamo andare a parare. E cioè, negli ultimi anni qualcuno deve averlo scoperchiato quel vaso o qualcosa di simile, e tutto ci è piovuto addosso. Un po’ a step o tutto all’improvviso che comunque non sappiamo più come uscirne.
In questo quadro, dopo l’arrivo e tutti i danni che hanno portato Covid, inflazione, guerra tra Russia e Ucraina, benzina, grano e risorse (nell’ordine che volete), possiamo inserire pure il vaiolo delle scimmie. Imprecazioni, scongiuri e metafore a parte, che quelle saranno finite con il Covid (ormai e forse), il Monkeypox non può essere sottovalutato ed etichettato come quella patologia che serve ai tg e ai giornali per far notizia, ma che poi tanto non ci riguarda. Se mai qualcuno l’avesse vista in quella maniera.
È, invece, una zoonosi virale che dovrebbe metterci nuovamente sugli attenti, ma senza gridare alle quelle chiusure necessarie e responsabili, sì, ma che ci hanno completamente stufato. E comunque tranquilli che non se ne parla.
Zoonosi virale non vuol dire altro se non un virus che dall’animale passa all’uomo. E poi si sviluppa e passa da uno a quell’altro. Ma questo lo sapete già, quindi passiamo alla parte che ci interessa per poi analizzare i nuovi dati delle ultime ore. Il vaiolo delle scimmie, che ha tante cose in comune con il vaiolo e con il vaiolo bovino, ma fa comunque meno danni, presenta un ampio range di sintomi e ha una geografia ben precisa. Ma analizziamo questi fattori uno per volta, partendo dalla seconda.
Infatti, negli Stati Uniti (dove è presente addirittura dal 2003) e in Africa, la patologia è già endemica, mentre il problema ora è da noi, in Europa e in parte in alcune regioni asiatiche. Questo ha fatto sì che se ne interessi sicuramente l’Organizzazione mondiale della sanità, ma ora anche prettamente l’Oms Europa.
Ma non basta a descrivere del tutto la situazione, perché comunque sintomi e via di trasmissione sono presupposti da non ignorare. Infatti, i problemi principali restano alla pelle, con quelle eruzioni cutanee che clinicamente restano una spia importante per la diagnosi. Ma poi ci sono anche brividi, stanchezza, spossatezza e febbre alta. Per quanto riguarda la via di trasmissione, invece, dobbiamo parlarvi di contatto diretto (che si tratta comunque di una patologia infettiva) e poi di via sessuale.
Proprio a tal proposito, dobbiamo aprire una parentesi: il vaiolo delle scimmie ha colpito molti uomini che hanno partner maschili. E, in generale, la fascia di popolazione più colpita sono gli uomini tra i 20 e i 40 anni. Presupposti che ci sono serviti per capire i significanti dei dati che vi stiamo per proporre, senza allarmismi ma alzando un po’ il livello d’attenzione.
Donne e bambini, aumentano i casi e potrebbero essere (in alcuni casi) più gravi
Infatti, ora ad aumentare, proprio in Europa, sono i casi ravvisati tra donne e bambini. Ne ha parlato Hans Kluge, che non è comunque una persona e una personalità a caso. Si tratta, infatti, del direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa.
Kluge segue la linea dell’attenzione, la stessa che più in alto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha adottato, dichiarando il vaiolo delle scimmie “emergenza sanitaria mondiale”. Che dopo (e durante) il Covid fa un certo effetto. E comunque, Kluge, come riporta l’Adnkronos, ha spiegato che i contagi tra donne e bambini sono in aumento, ma restano comunque ai minimi. E questo ci fa capire quanto sia importante indagare questa tendenza e paragonare la curva a quelle delle settimane precedenti.
E questo anche perché i bambini potrebbero diventare vulnerabili a forme un po’ più gravi. Quindi, attenzione massima ma senza drammi, perché il Monkeypox un po’ sta cambiando e imperversando. Anche perché alcuni numeri parlano da soli: si tratta, infatti, di 12mila casi e di questi l’8% ha richiesto il ricovero in ospedale. Che comunque pochissimo non è.
Magari in questi mesi, le migliaia di contagi hanno perso di significato (e sì, ci riferiamo ancora al Covid), ma quelli del vaiolo delle scimmie non sono affatto dati da non tenere in considerazione e da offuscare sotto il tappeto. Che tanto prima o poi lo faccio, prima o poi ripulisco, tutto in ordine all’istante. E poi la casa si impossessa di noi e delle nostre vite, come un horror banale, mal diretto e con una sceneggiatura low cost.
No, non può finire così, perché il tutto va inserito all’interno di un quadro mondiale che vede ancora il Coronavirus imperversare, riempire le terapie intensive – in alcuni periodi – o comunque mettere a dura prova l’intero sistema ospedaliero e sanitario, per fronteggiare la pandemia e andare oltre. Che comunque ne abbiamo abbastanza.
Ma, tornando a noi, se non vi bastassero gli avvertimenti che arrivano dall’Europa e dal mondo, ne hanno parlato anche Matteo Bassetti e Ilaria Capua, rispettivamente infettivologo e virologa (oltre che accademica e divulgatrice scientifica) e quest’ultima ha descritto le ultime evoluzioni del vaiolo delle scimmie come “infezione preoccupante”. Ve l’abbiamo scritto ieri e comunque anche Bassetti stavolta non ha placato i toni e i timori, anzi ha parlato della necessità di muoversi prima, per tempo, senza concentrarsi unicamente sul Covid.
Una vicenda che, quindi, già in questi giorni sta richiedendo sforzi massimi da parte delle più alte risorse sanitarie mondiali e soprattutto europee che, ve lo ripetiamo, ora è soprattutto un problema nostro. Dalle decisioni ai fatti, perché anche in questo caso si parla di vaccino umano, di Imvanex, già approvato dall’Agenzia europea per i medicinali, che già conoscerete come Ema. Anche se si parla ancora di casi specifici e non di “per tutti”, e ci siamo capiti. Una risorsa che non sarà preponderante come per quanto successo con il Covid, per uscirne, quella del vaccino, ma che comunque rappresenta un’arma preziosissima e i virologi ci hanno detto anche questo.
E, ancora, nell’analizzare quello che sta succedendo nelle ultime ore, non possiamo limitarci ai casi tra donne e bambini. Il tutto, infatti, va contestualizzato nel fiume dei dati generali, senza soffermarsi unicamente sulle differenze tra i due generi. Nelle ultime ore, appunto, è stato registrato il record di casi, ma è anche “colpa” (o forse merito) di quell’attenzione di cui vi parlavamo qualche riga fa.
Infatti, l’aumento dei contagi è riconducibile anche all’aumento di diagnosi, e questo fa la differenza. Perché senza test non si ha la suddetta diagnosi, e senza diagnosi non si è riconosciuti come casi. Anche qui, qualcosa in mente sul Covid vi sarà venuto, ma non è colpa nostra, è che comunque di patologie infettive si parla. Un sistema che è essenzialmente un test di laboratorio, da tamponi PCR, un po’ come i molecolari del Covid, per intenderci. E ci risiamo.
Infine, in tutta l’analisi di cui vi abbiamo scritto, stringiamo lo zoom e dall’Europa e la zona calda per il vaiolo delle scimmie passiamo nello specifico all’Italia. Qui ha parlato Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della salute. E, quindi, non è un parere a caso, anzi, forse il più autorevole per spiegarci quanto e se dobbiamo preoccuparci.
È stato proprio lui, al contrario, a buttare acqua sul fuoco: “In Italia, fino ad oggi, sono stati registrati 407 casi e con una certa tendenza alla stabilizzazione“. Ha richiamato poi all’attenzione, a quel monitoraggio che è comunque essenziale in medicina (in inglese follow up, per dire), e – l’ha detto chiaramente – senza allarmismi. Ma senza neppure tornare a spiaggia, albe, tramonti, bikini e cocktail come se nulla fosse. Perché il vaiolo delle scimmie è un problema ormai sanitario e sociale, dagli uomini a donne e bambini, e ignorarlo completamente, senza seguirne l’evoluzione, sarebbe completamente da irresponsabili. E così, dopo un’era da Covid, non sarà: ne siamo convinti.