Attualmente è in corso un meeting del Fridays For Future a Torino e, nel frattempo, gli attivisti hanno già indetto uno sciopero il 23 settembre.
I giovani attivisti in questi giorni possono contare su persone di rilievo durante il meeting di 5 giorni nel capoluogo piemontese, ma non possono contare su Greta Thunberg, che è presente solo a distanza. Nonostante ciò, sappiamo già che il 23 settembre ci sarà un nuovo sciopero per il Pianeta.
Fridays For Future: il meeting di Torino senza Greta
Non bastano agli attivisti del Fridays For Future i 5 giorni del meeting a Torino, così stanno già progettando uno sciopero il 23 settembre.
Il motivo? Inutile dirlo, ormai, il cambiamento climatico. Questa volte Greta Thunberg non c’è stata, almeno non fisicamente. Era presente però con lo spirito e con la sua webcam, attraverso cui ha potuto esprimere tutta la sua gioia per il fatto che le persone possono di nuovo incontrarsi.
Ma poco cambia, perché nonostante la grande assente, il movimento va avanti: lei ha fatto quello che doveva fare e sa bene che ormai le nuove generazioni, seguendo la sua scia, possono cavarsela anche da sole. Sempre con il suo supporto, è chiaro. Tanto che lei, anche a distanza, continua a dire sempre la sua.
In effetti, la pandemia aveva messo a dura prova negli ultimi anni anche gli incontri dei giovani per il clima, ma nessuno è riuscito a fermarli.
Attualmente è in corso il meeting annuale – che si concluderà venerdì 29 luglio – a Torino, tra il parco della Colletta e il Campus Einaudi. Il primo sarà più che altro uno spazio di ritrovo chiamato Climate Social Camp e qui vi saranno conferenze, laboratori e azioni dimostrative.
Già ieri sono intervenute moltissime persone di rilievo, tra cui Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr, Elisa Palazzi, docente di fisica del clima, Guido Saracco, rettore del Politecnico.
Ma in realtà i veri protagonisti – come sempre avviene nel Fridays For Future – sono i giovani.
Centinaia di loro, infatti, sono arrivati per esprimere il loro impegno nell’aiutare il Pianeta a sopravvivere. E questo è un ottimo segnale, se pensiamo che anche dal Cnr è arrivato un appello proprio verso di loro.
Marco Casula, tecnico dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr – Isp) di Venezia, infatti, ha ammesso senza mezzi termini che si aspetta proprio dai più giovani di ricevere l’energia necessaria per poter guardare al futuro del nostro Pianeta con ottimismo.
Come abbiamo anticipato, ci sarà uno sciopero il 23 settembre. E la data non è affatto casuale, ma è più che ragionata.
Lo sciopero del 23 settembre
Gli attivisti del Fridays For Future hanno già annunciato, in occasione dei Meeting di Torino, che il 23 settembre ci sarà il Global Strike dei Fridays, lo sciopero generale per il clima.
Questa data non è affatto casuale: solo un paio di giorni dopo – il 25 settembre per essere precisi – sono previste le elezioni politiche in Italia.
Ecco che quindi gli attivisti sperano di poter delineare “la direzione che che ci dovrà guidare per i prossimi cinque anni”.
Ed in sostanza quello che sperano di fare è cercare di far comprendere a chi salirà al potere che è arrivato il momento di prendersi delle responsabilità e, al contempo, far comprendere ai cittadini che ogni può modificare il suo stile di vita per renderlo più sostenibile.
Già adesso comunque il tema centrale del meeting è quello della decolonizzazione, un tema di cui spesso si parla spesso ultimamente. Secondo i giovani, i Paesi Occidentali dovrebbero “prendersi una responsabilità storica, riuscendo quindi a dare sempre più spazio a tutte e a tutti le attiviste che in giro per il mondo si battono e rischiano tantissimo per smascherare contraddizioni che ci travolgono”.
Gli attivisti del Fridays For Future hanno poi aggiunto che uno dei problemi più seri della Cop26 è stata la battaglia sui fondi da destinare ai Paesi in difficoltà economica.