Il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un, tornato a parlare in pubblico dopo tre settimane ha dichiarato che il suo Stato è pronto a rispondere con l’utilizzo delle armi nucleari agli attacchi e alle minacce sia dei sudcoreani, sia degli Stati Uniti
Le parole del presidente nordcoreano sono rivolte principalmente al presidente Yoon Suk-yeol, che ha deciso di avere una linea più aggressiva rispetto al suo predecessore nei confronti dei nemici del Nord
Kim Jon-un: “Corea del Nord pronta a rispondere con le armi nucleari a Seul e Stati Uniti”
La guerra tra Corea del Nord e Corea del Sud non è mai terminata effettivamente. Dal 1953, anno in cui si stipulò una tregua, il rapporto tra le due regioni è migliorato certo, hanno sotterrato l’ascia di guerra, ma non è diventato idilliaco, ecco. Specie perché, oltre all’appoggio durante il conflitto vero e proprio, gli Stati Uniti hanno continuato ad avere delle basi militari nella parte meridionale.
Da quando, poi, nel 2011, alla guida della Nord Corea è arrivato Kim Jong-un, succeduto al padre Kim Jong-il, la situazione non è diventata più distesa, anzi. Anche a livello locale, i cittadini nordcoreani non se la passano molto meglio, perché il presidente è un dittatore e perché, anche secondo Amnesty International, sono “uno dei popoli più brutalizzati al mondo”.
Tornando alla “guerra fredda” – espressione impropria, ovvio -: da maggio del 2022, le cose sono ulteriormente cambiate perché al più morbido Moon Jae-in, in Corea del Sud, è arrivato Yoon Suk-yeol, che ha promesso fin dal suo insediamento alla guida del Paese di adottare una linea più dura nei confronti dei suoi nemici storici, non escludendo però che potrebbe anche esserci un armistizio.
Ed eccoci qua, al 27 luglio. Esattamente il 69esimo anniversario dell’accordo trovato le due Coree, che in quella del Nord viene ricordato con una festa che si chiama “giornata della Vittoria”. Proprio in quest’occasione, tra parate, fuochi d’artificio, è riapparso, dopo tre settimane lontano dalla scena pubblica, Kim. Lui che, per la scelta di ritirarsi, è stato più volte dichiarato morto (anche di Covid, pandemia che il dittatore dice che non è mai arrivata nella sua regione).
Il clima di festa di certo non ha scoraggiato il leader nel lanciare minacce ai nemici del Sud e gli Stati Uniti. Secondo quanto riferito dall’agenzia ufficiale Knca, Kim ha prima attaccato l’amministrazione del presidente sudcoreani e i suoi “gangster militari”, e poi ha detto che a qualsiasi attacco, anche preventivo, che i due intendono lanciare per neutralizzare la regione da lui governata, la Corea del Nord risponderà in maniera severa e con “l’annientamento”.
“Le nostre forze armate sono preparate a rispondere a qualsiasi crisi e anche le forze di deterrenza nucleare del nostro Paese sono pronte a mobilitare in modo corretto, accurato e rapido il proprio potere per compiere la propria missione”, ha detto.
Kim si prepara agli attacchi missilistici, la situazione
Le minacce del presidente Kim Jon-un non sono fatte a vuoto, tutt’altro. Nonostante l’ultimo test su armi nucleari in Nord Corea sia stato effettuato nel 2017, negli ultimi mesi il regime ha intensificato i propri test missilistici, come quelli sui missili balistici intercontinentali, ovvero quelli che possono essere impiegati per il trasporto a lunga distanza di testate nucleari.
Il diplomatico statunitense che si occupa della regione amministrata dal dittatore, Sung Kim, ha detto che, fino a ora, il regime ha lanciato sei missili in più del 2019, anno in cui si era segnato il record di test effettuati. Da gennaio a luglio, sono già 31.