Mentre a livello nazionale continuano a volare stracci tra Enrico Letta, leader del Partito Democratico, e Giuseppe Conte, capo politico del MoVimento 5 stelle, in Sicilia, per le regionali del 2023, si è trovato un candidato unitario, Caterina Chinnici. Ma non è detto che la candidatura della già europarlamentare dem vada avanti senza ripensamenti da parte dei pentastellati
Anthony Barbagallo, deputato dell’Assemblea regionale siciliana, commenta con l’AdnKronos la situazione che si sta vivendo, e accenna a possibili scenari futuri. Sul centrodestra, però, preferisce non esprimersi – loro non hanno ancora trovato un nome che metta d’accordo tutti.
Pd-M5s, anche l’alleanza in Sicilia potrebbe traballare
Appena una settimana fa, sabato 23 luglio, il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle, nonostante le frizioni a livello nazionale dovute alle mosse di Giuseppe Conte che ha aperto alla crisi di governo e poi ha fatto cadere – con il supporto di Lega e Forza Italia – l’esecutivo di unità nazionale guidato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi, hanno mantenuto la parola data ai siciliani e hanno trovato, insieme, un candidato (comune) alle prossime elezioni regionali, quelle del 2023.
Sembrava, anche allora, una farsa: due partiti che battibeccano e che non sono d’accordo neanche sull’appoggiare un governo (di cui entrambi facevano parte) possono riuscire ad andare avanti a livello locale? Evidentemente sì, perché Caterina Chinnici, già europarlamentare in quota dem, è stata la prescelta, e ancora non c’è stato uno strappo da parte dei pentastellati. Ancora, però.
“Se il M5s dovesse rompere l’alleanza con il Pd, io lo considererei alto tradimento”, inizia in un’intervista all’AdnKronos Anthony Barbagallo, segretario siciliano del partito di Letta e deputato all’Assemblea regionale della Sicilia. “Non ci sono altre parole. Non giochiamo mica al Gioco dell’oca, abbiamo fatto un percorso alla luce del sole e non vedo perché non debba essere rispettato”, continua.
Le parole del deputato siciliano rispondono a quello di Giancarlo Cancelleri, segretario dei Cinque Stelle della Sicilia, con cui Barbagallo aveva fatto il tour della regione nel 2021 per le amministrative: “Come si fa a stare divisi a Roma e insieme in Sicilia?”.
Insomma, non sono parole al vento, e quindi ribadisce, l’esponente del Partito Democratico, che “i siciliani hanno scelto, e noi pretendiamo che Chinnici venga sostenuta anche dal M5S. Alla base dell’alleanza c’è un’’obbligazione politica’”. Che non c’è mai stata con la Lega, invece.
Non ci si può tirare indietro agli impegni presi: “Una cosa sono le politiche e un’altra cosa è quello che accade sui territori – spiega ancora Barbagallo -. Allora che facciamo: a Napoli azzeriamo la giunta o a Termini Imerese buttiamo fuori gli assessori? È un discorso senza senso”. Altrimenti si tratterebbe di “alto tradimento”, dice e “pacta sunt servanda”, ovvero i patti vanno rispettati.
Regionali in Sicilia, Pd e 5 stelle corrono insieme (forse) contro Musumeci (forse)
D’altronde, l’alleanza in Sicilia è funzionale (e alternativa) al governo di Nello Musumeci, che ancora, però, non sa se sarà lui a correre come candidato per il centrodestra alla carica di governatore.
A differenza di quanto accade tra i due maggiori partiti che hanno appoggiato il governo Conte bis, la situazione tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, in Sicilia, ricalca quello che succede a Roma.
Nel summit di ieri a Montecitorio tra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi per cercare di capire chi potrà diventare premier qualora si vincessero le elezioni – scenario piuttosto probabili viste le percentuali dei sondaggi -, si è parlato anche delle regionali siciliane. E la candidatura del governatore uscente è in bilico, ma aver incontrato solo ieri la leader di FdI potrebbe essere decisivo. Chissà.
Barbagallo sembra essere poco interessato: “Mi pare di capire che si tratti del solito teatrino del centrodestra, fatto di ripicche. Tanto alla fine scatterà il richiamo della foresta, troveranno una intesa. Sono troppe le cose da spartirsi, una soluzione si troverà per loro“, dice sulla questione, ciò che a lui preme è altro.
Anche i candidati alle politiche del 25 settembre nei collegi siciliani, con il termine del 22 agosto per la presentazione delle liste che si avvicina sempre più. Su quel fronte, si naviga a vista (e un po’ in alto mare): “Stiamo lavorando alla costruzione di un percorso con la regia del segretario nazionale – spiega -. Ovviamente inizieremo una riflessione del gruppo dirigente per la costruzione di candidature riconducibili al territorio, che diano il senso di una Sicilia diversa rispetto alle logiche di potere di Musumeci“.
I criteri da adottare saranno molteplici, anche perché ci sono i collegi uninominali che “andranno condivisi con tutta la coalizione”, quale ancora non si sa, ma saranno cose che si vedranno più avanti, mentre quelle sui collegi plurinominali con il sistema maggioritario servirà capire chi si è mosso meglio e chi meglio si è prodigato per il territorio, conclude il deputato.
A non essere affatto conclusi, però, sono i giochi. Anzi: quelli sono appena iniziati, tra campagna elettorale e situazioni in divenire e da chiarire, sarà un’estate calda, caldissima, rovente. E non solo per il riscaldamento climatico e le temperature che sono schizzate alle stelle.