La guerra tra Russia e Ucraina va avanti con continue scorrettezze, ribaltamenti e situazioni in bilico, ma purtroppo sempre all’insegna della barbarie. Anche la strage di prigionieri di guerra ucraini avvenuta a Olenivka va in questa direzione e i contorni restano poco chiari. Di certo c’è che il rimpallo delle colpe continua e non è più accettabile.
Il conflitto tra Russia e Ucraina va avanti anche all’insegna dell’incertezza e tutto ciò che ne deriva. Ma soprattutto con colpe, dubbi, stragi e morti di cui nessuno vuole prendersi la responsabilità, ma purtroppo rientrano nei conteggi freddi e barbari della guerra, che è comunque senza senso. L’ultima di queste stragi e di cui dobbiamo darvi conto è quella a Olenivka, in cui decine di prigionieri di guerra ucraini sono morti e non c’è ancora una motivazione ben precisa. Passiamo in rassegna la fase del conflitto, le ipotesi su quanto accaduto e le ripercussioni, anche a livello internazionale.
Guerra tra Russia e Ucraina, lo stato del conflitto tra la barbarie senza fine
La guerra è definita come “conflitto aperto e dichiarato fra due o più stati, o in genere fra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, o altri nella sua forma estrema e cruenta, quando cioè si sia fatto ricorso alle armi“. E oggi vogliamo soffermarci inizialmente sugli aggettivi “estrema” e “cruenta”, perché comunque il conflitto tra Russia e Ucraina li rispecchia totalmente.
E non va bene così, perché dal 24 febbraio, data in cui ufficialmente tutto è iniziato, ma di cui comunque gli antefatti erano evidenti da tempo alle parti in causa e che a tutto questo hanno portato. Ma ormai è inutile versare lacrime di coccodrillo e inginocchiarsi disperati davanti al vaso di Pandora ormai ribaltato, ma conta guardare oltre e tentare di bloccare quanto sta succedendo. E fino ad oggi tutti i tentativi di farlo da parte di chi sta intorno (e ne subisce anche le conseguenze) sono stati vani.
Ma torniamo agli ultimi giorni per analizzare lo stato di una guerra che lampo non è stata e che comunque non si concluderà in tempi brevi, e ve lo scriviamo a capo chino e con la tristezza che cammina tra le dita. E l’avevano detto in tempi non sospetti sia dalla Francia che dall’Inghilterra: la previsione era quella lì ed è, ahinoi, confermata dai fatti.
Il punto è che una guerra nata a est, e che interessa tutta l’Europa e il mondo, sarà presto questione di tutto il Mediterraneo, se non lo è già. Come una macchia d’olio che man mano si espande uniformamente e lentamente, fino a sporcare tutto e tutti. E ci riferiamo anche alla questione dell’export di grano e materie prime.
Infatti, negli scorsi giorni è arrivata una stretta di mano cruciale, quella tra Russia e Ucraina, affinché quest’ultima possa tornare a esportare questa materia prima in Turchia. Un accordo per cui spingeva la stessa Turchia (con il fiato sospeso) e con le Nazioni Unite affacciate dal balcone. E non è un’inezia, visto che, se non fosse arrivato l’ok, sarebbe potuta iniziare una crisi alimentare globale. Non una cosetta da nulla.
E comunque, anche ora, ci sono diversi dubbi sul fatto che la Russia rispetti davvero gli accordi. Negli scorsi giorni, subito dopo l’accordo, c’è stato un attacco indirizzato dal Cremlino a uno dei principali porti sul Mar Nero. Ora l’Ucraina sta riprendendo le attività, ma i nemici ancora minacciano e pretendono di poter iniziare anche loro le esportazioni. E, se non fosse così, scatterebbero in automatico degli “altrimenti” pesanti. E con conseguenze che sarebbero catastrofici per l’attuale ordine di cose e per come già stanno andando.
Quindi, queste ragioni non si possono tralasciare a questo punto della guerra e non può essere così neanche per il Donbass e le mire espansionistiche russe. Proprio dal Cremlino, infatti, nelle scorse settimane, un messaggio è arrivato forte e chiaro: l’obiettivo è allargare il raggio della guerra. Ma, ormai l’abbiamo capito, è difficile prendere per buono ciò che viene detto da quelle parti e l’intelligence britannica afferma che si tratti di un bluff e che, in realtà, attualmente la partita sia ancora lì, uno dei semi della discordia e che ora è scenario di tristezza e distruzione.
E comunque in Ucraina restiamo per darvi conto di quanto successo nelle ultime ore. È a Olenivka dove è avvenuta l’ultima strage che ci dà conto di diversi equilibri tra le parti. E, quindi, il drammatico scenario è la repubblica autoproclamata di Donetsk. Ma andiamo nei dettagli per capire quanto è successo e le varie ipotesi in campo.
Strage di Olenivka: cosa è successo e tutti gli scenari
Iniziamo dalla fine e, quindi, dal bilancio dei morti. La struttura di Olenivka ospitava decine di prigionieri di guerra ucraini e a morire nell’attacco sono stati almeno in 40, mentre i feriti sono 75. E acquisiscono ulteriore rilevanza, dal momento che si tratta di una zona in cui non c’erano obiettivi militari. Barbarie in piena regola e dobbiamo cercare di capirne i motivi.
A primo acchito, vi verrebbe sicuramente da pensare che la matrice sia quasi certamente russa, ma non è affatto così semplice capire da quale parte sia la verità, e dobbiamo andare con ordine. L’Ucraina e il Cremlino si accusano a vicenda ed entrambe hanno una teoria per incolpare l’altro.
Partiamo dalla posizione dell’ucraina nello specifico: il dito di Volodymyr Zelensky e dei suoi uomini è totalmente puntato in direzione dei nemici di guerra. Secondo il presidente, infatti, l’attacco sarebbe stato ampiamente pianificato e poi messo in atto. A prova di ciò, ci sarebbe il fatto che non molto prima della strage i prigionieri di guerra ucraini sono stati trasferiti nella struttura di Olenivka. E ciò non è poco per capirci qualcosa, anche perché di media o organismi internazionali in quella zona proprio non ce ne sono per riferire qualcosa.
In più si è espresso a riguardo anche Mykhailo Podolyak, uno dei consiglieri più vicini a Zelensky e che ha stabilito con fermezza che non c’erano obiettivi dell’esercito ucraino in quella zona, ribadendo che lo spostamento dei prigionieri è un indizio cruciale. E non è tutto. Infatti, secondo la teoria ucraina, la strage sarebbe stata compiuta dai russi, in maniera tale da occultare omicidi e torture avvenuti nella struttura.
Infine, ma non per importanza, ad agire a riguardo sono stati anche i servizi segreti ucraini ed è emerso un dialogo tra due soldati filorussi. È importante perché uno dei due ha detto all’altro di non aver sentito il rumore del razzo prima dell’esplosione. E se c’è stata un’esplosione, la matrice è russa.
Zelensky, inoltre, si è riferito in maniera sempre più dura nei confronti dei nemici nelle ultime ore, utilizzando espressioni quali “omicidio di massa mirato” e definendo la Russia uno “Stato terrorista”. Parole forti, di guerra, ma che fanno capire come tra le parti ormai tornare indietro e siglare una pace sia praticamente impossibile.
Ma ora dobbiamo darvi conto anche dell’altro lato della medaglia, tenendo in considerazione che la posizione la Russia l’ha già espressa e dà, neanche a dirlo, le colpe ai nemici. Infatti, secondo loro, la matrice dell’attacco è ucraina e sarebbe dovuta alla volontà di far dissuadere i soldati ucraini dall’arrendersi. Non solo, alcuni media russi mostrano video in cui si vedono i resti di letti e altri oggetti nell’edificio e anche frammenti di razzi HIMARS che sono quelli forniti dagli Stati Uniti agli uomini di Zelensky.
Ma mancano ancora degli altri pezzi per capire cosa è accaduto. E una domanda in particolare: chi sono i prigionieri di guerra che erano a Olenivka? Si tratta di uomini del battaglione Azov. Se non sapeste di chi stiamo parlando, si tratta di milizie incorporate all’interno dell’esercito degli assaliti e che hanno chiaro orientamento neo-nazista. Erano caduti nella presa di Mariupol e avevo resistito strenuamente. Poi la prigionia e diversi trasferimenti, fino a Olenivka.
E ora arriviamo a un’altra domanda cruciale: che convenienza avevano i russi nell’effettuare l’attacco? Infatti, i prigionieri di guerra sono risorsa preziosa per scambi e, quindi, contrattazioni. Farli fuori all’improvviso sembra una mossa poco furba. E per rispondere a questo, tocca parlarvi del gruppo Wagner. Si tratta di un gruppo che potrebbe definire di mercenari, autonomi e di fatto alle dipendenze di Vladimir Putin.
Ma cosa c’entrano loro? Beh, secondo i servizi segreti ucraini, sarebbero stati proprio loro a lanciare in via indipendente l’attacco e, quindi, a portare a termine la strage. Tanto che, secondo quanto filtra, anche il Ministero della Difesa russo ne sarebbe venuto a conoscenza solo in un secondo momento. E qui i puntini vengono a unirsi, probabilmente e fino a prova contraria.
E intanto, lavoro da detective a parte, anche in questo caso, l’ennesima strage barbara e omicida si è compiuta, senza alcuna forma di rispetto per l’avversario e la vita altrui. E qui torniamo all’inizio, perché questa guerra sta diventando sempre più estrema e cruenta, ricca di colpi bassi e povera di umanità. Una barbarie in piena regola che sembra non avere fine, sta mettendo in difficoltà il mondo intero ed è sempre più difficile finisca presto. Che, a questo punto, è l’unica cosa che si può auspicare, per un pianeta che ha bisogno di tregua e di certo non di nuove stragi.