Sembra che le elezioni politiche del 25 settembre abbiano già un vincitore (il centrodestra, unito), ma ancora la partita non è nemmeno iniziata e da qua a due mesi le cose potrebbero cambiare. C’è una campagna elettorale, in fase di decollo, che potrebbe mescolare le carte e, come un Alessandro Borghese qualsiasi, sovvertire un risultato già scritto. La battaglia, poi, si deve combattere su tutti i fronti, specie in quei collegi uninominali che, secondo l’istituto Cattaneo, ancora non si sa da che parte stiano (e ci mancherebbe)
Sono 46, 29 alla Camera e 17 al Senato, i seggi “contendibili” nell’uno contro uno e servono candidati forti. La gara è tutta politica, ed estremamente interessante.
I 46 collegi uninominali dall’esito non scritto, cosa serve per vincere
Non fatevi ingannare dai sondaggi, o dalle dichiarazioni: il 25 settembre, giorno in cui gli italiani torneranno al voto per eleggere i prossimi 600 deputati e senatori che formeranno il nuovo Parlamento, e quindi esprimeranno anche il colore del governo, è ancora molto lontano e chi vincerà ancora non si sa. È vero, al momento, anche a causa della frammentarietà del fronte di centrosinistra, il centrodestra dorme sonni più tranquilli, ma non è ancora detta all’ultima parola.
E, oltre alla campagna elettorale che già sta tenendo banco nei vari salotti televisivi e non, c’è da ragionare seriamente su chi si candiderà e dove. Ci sono dei collegi, per esempio, che secondo l’istituto Cattaneo sono molto più “contendibili” di altri: non si possono assegnare né a FdI, Lega e FI, né al M5s, né al Pd e a tutto l’universo che gli ruota attorno. Sono in quella terra di mezzo, in cui sarà fondamentale fare la scelta giusta, con il candidato più forte. Perché in quei collegi, che sono 46 su 221, vinceranno i 29 deputati e i 17 senatori che prenderanno un voto in più dell’altro.
Per quanto riguarda Montecitorio, a traballare ci sono Trento e Bolzano (Trentino Alto Adige), Collegno (Piemonte), Genova-Ponente (Liguria), Pisa, Grosseto e Arezzo (Toscana), Bari e Molfetta (Puglia), Cagliari, Nuoro, Sassari e Carbonia (Sardegna), il Municipio V e X di Roma, più Roma-Fiumicino (Lazio), Salerno, Torre del Greco, Avellino e Caserta (Campania), Forlì e Parma (Emilia-Romagna), Ancona (Marche), Palermo-Settecannoli, Catania, Ragusa (Sicilia), Potenza (Basilicata) e Rossano e Cosenza (Calabria).
Alcuni di questi, sono indecifrabili anche per Palazzo Madama, anche perché sono molto più grandi, e ci sono sempre Trento e Bolzano, La Spezia per la Liguria, Ravenna e Rimini per l’Emilia-Romagna, Arezzo e Prato per la Toscana, Salerno, Torre del Greco (entrambe di nuovo) e Acerra per la Campania, ancora Rossano in Calabria, il Municipio V di Roma, Bari, Ancona, Potenza, Palermo-Settecannoli, Cagliari e Sassari.
Quanto ai nomi, qualcuno inizia a circolare. Per esempio, a Salerno la partita per la Camera potrebbe essere tra Pietro De Luca, deputato del Partito Democratico e figlio del governatore della Campania, Vincenzo, e Edmondo Cirielli, anche lui già deputato in quota Fratelli d’Italia. A Pisa, invece, la sfida potrebbe essere tra Stefano Ceccanti, deputato dem, e Edoardo Ziello, già eletto come deputato all’uninominale nelle passate politiche con la Lega. Ma qua, ci potrebbe essere una sorpresa: perché al posto di Ceccanti, il centrosinistra potrebbe scegliere di mandare avanti Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana. E il segretario del Pd, Enrico Letta, pisano doc, potrebbe scegliere di correre nei collegi plurinominali.
Al Senato, a Rossano, se la potrebbero vedere la vicesindaca di Catanzaro, Giusy Iemma del Pd, e Filippo Mancuso della Lega. Una sfida tutta al femminile potrebbe esserci, invece, ad Acerra con la dem Bruna Fiola contro la leghista Pina Castiello. Da studiare c’è ancora tanto, o almeno un po’ perché c’è tempo fino al 22 agosto, giorno in cui si dovranno presentare le liste in Corte d’Appello, per scegliere su chi puntare.
Politiche 25 settembre, Italia divisa nel voto: chi potrebbe vincere e dove
Sono finiti i tempi della Balena Bianca (il Veneto che votava quasi compatto la Democrazia cristiana), e anche delle zone rosse, ovvero Toscana ed Emilia-Romagna. Soprattutto queste ultime due, da roccheforti del Partito Comunista, sono diventate zone ad alto tasso di razzia (di parlamentari da eleggere, ovvio).
Piacenza e Forlì hanno due storie simili ma contrapposte, e nelle sedi dei partiti si sta riflettendo tanto su chi sarebbe meglio candidare. Nella prima, il centrosinistra si deve rialzare dalla pesante scoppola del 2018 in cui Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia ottenettero il 47,39% dei consensi. A Forlì, invece, il centrodestra perse di pochissimo, ma all’uninominale venne eletto Marco Di Maio, che ora ha cambiato casacca passando dal Pd al partito di Matteo Renzi, Italia Viva: una scheggia impazzita.
Così come a Roma potrebbe esserlo Carlo Calenda. Il leader di Azione, che nella Capitale ha ottenuto un buon risultato alle amministrative superando la sindaca uscente Virginia Raggi e mettendosi di poco dietro a Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti, potrebbe essere l’ago della bilancia in almeno cinque collegi. Se in centro vincerà quasi sicuramente il centrosinistra (con Calenda candidato al posto di Michele Di Biase del Pd in caso di accordo), e nella periferia di Tor Bella Monaca e San Basilio è in avanti il centrodestra, altrove tutto dipenderà dalle alleanze, e dal MoVimento 5 Stelle. Il partito di Giuseppe Conte potrebbe avvantaggiare Meloni, Salvini e Berlusconi soprattutto a Ostia.
Milano, dal canto suo, è certa di nominare alla Camera almeno un parlamentare del centrosinistra, ma fuori dal centro la gara si fa un po’ più avvincente. Come anche a Torino, in cui la parte Nord, dato anche il nuovo disegno frutto del taglio dei parlamentari, potrebbe cambiare l’esito delle amministrative del 27 ottobre del 2021 in cui vinse il dem Stefano Lo Russo.
Scendendo ancora lungo lo stivale, si trova una Campania di poco più vicina alla sinistra, ma non nei collegi uninominali in cui i giochi vedono il centrodestra vincere per 4-3 sugli sfidanti che possono però pareggiare i conti dove la partita è ancora tutta da scrivere. La Puglia, a eccezione di Bari e Molfetta date a Pd e affini, potrebbe far registrare una vittoria ai tre alleati della destra.
In Sardegna, invece, si attende il nulla osta del Cavaliere su nomi e collocazione, con la Lega e Christian Solinas, governatore sardo, che al momento proporranno solo Carlo Doria, e Fratelli d’Italia che è quasi certo di spuntarla.