Giorgia Meloni può guardare alle prossime elezioni del 25 settembre con lo scettro in mano e grazie ai sondaggi che la danno in netto vantaggio nella coalizione di centrodestra. La leader di Fratelli d’Italia può permettersi di mettere dei paletti agli alleati, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi e uno di questi è più che pesante nelle dinamiche degli ultimi giorni: stiamo parlando del sostegno all’Ucraina.
Giorgia Meloni guarda avanti e riga dritto. La numero uno di Fratelli d’Italia vuole imporsi come la leader della coalizione di centrodestra e dando la sua direzione anche ai suoi alleati Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. La politica romana sta già mettendo dei paletti nel programma in vista delle elezioni e si parte proprio dal sostegno all’Ucraina, dopo le polemiche degli ultimi giorni e gli occhiolini (presunti e smentiti) alla Russia. Vediamo come stanno le cose.
Meloni vuole ribadire la sua centralità nel centrodestra: dalla leadership ai programmi
La caduta del governo presieduto da Mario Draghi ha aperto una nuova fase di instabilità politica e tutto ciò che ne consegue. Alcuni dei partiti di maggioranza, dal MoVimento 5 Stelle a Forza Italia hanno staccato la spina, ma probabilmente chi ne sta traendo e a medio termine ne trarrà giovamento è Giorgia Meloni.
La leader di Fratelli d’Italia all’opposizione ha visto aumentare a dismisura il consenso, che ora è evidente nelle previsioni di voto. La politica romana, secondo alcune rilevazioni degli ultimi giorni, in questo momento, si attesta su una percentuale di poco superiore al 23%, ma secondo altre è addirittura al 25%. E, in ogni caso, il suo è il primo partito e questo non era affatto scontato per la storia di Fratelli d’Italia e per le percentuali a cui ci aveva abituato. Numeri che configurano quella della Meloni come un vera e propria scalata verso l’alto e che potrebbe culminare proprio nel verdetto delle urne, dal 25 settembre, e poi nella possibile premiership, visti gli accordi all’interno del centrodestra.
Infatti, uno dei primi punti che la coalizione di centrodestra, formata da Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, ha dovuto affrontare è proprio costituita dalle modalità in cui verrà decisa la premiership e questo è stato risolto grazie a un accordo tanto semplice quanto scontato. Il ragionamento non fa una piega: a diventare premier, in caso di vittoria della coalizione, sarà chi prenderà più voti come partito. E, quindi, almeno questo è risolto, che non è poco dato che gli avversari sono rappresentati da un MoVimento 5 Stelle in calo nei consensi e una sinistra che fa fatica a unirsi al centro, e che anche in questo caso toccherà vedere come si formerà.
Ma sono tante altre le questioni su cui comunque toccherà confrontarsi e alla fine uscirne con una sintesi comune e un piano d’azione preventivamente concordato, che conviene a tutti e va bene così. Anche capendo da che parte sta il gioco e dove entrare nelle cabine elettorali, perché, è inutile nascondersi dietro un dito, sarà così che si vincerà la partita.
E questi sono giorni cruciali per capire da quale parte andare e come mettersi d’accordo sui singoli provvedimenti. Anche in questo, però, Giorgia Meloni vuole fare da apripista e non vuole aspettare tutti gli altri, che i suoi paletti li ha già ben chiari e li vuole imporre ai suoi alleati. Ma lo stesso si può dire di Matteo Salvini, anche se in posizioni decisamente diverse. Ma andiamo con ordine per capire dov’è che si gioca la partita all’interno del centrodestra e su quali temi i partiti che potrebbero essere alla maggioranza potrebbero avere e hanno posizioni divergenti.
I paletti di Fratelli d’Italia e le posizioni di Salvini e Berlusconi
Per la coalizione che risiede e guarda a destra, insomma, sono già giorni decisivi e di pianificazione serrata. Lo sottolinea anche “La Stampa” ed entrando sempre più nei dettagli di quello che sta succedendo.
L’ottimismo sta dilagando tra Meloni, Salvini e chi sta al loro fianco, e quindi Berlusconi. Talmente convinti che alla fine saranno loro ad andare al governo che stanno già lavorando alla squadra dei ministri. E addirittura al leader del Carroccio mancherebbe solo il ministro degli Interni, e chissà che non possa esserselo riservato per sé. Si sogna, ma neanche tanto perché l’obiettivo è vicino e i sondaggi vedono largamente in vantaggio proprio la destra e soprattutto la Meloni.
Che già a sentirla così non sembra più un sogno, ma semplicemente prepararsi a ciò che accadrà. Come essere Cassandra e avere quel broncio dipinto sul viso chi conosce sempre tutto ciò che gli aspetta. Solo che di musi lunghi, in questo caso, nessuno pensa che ce ne saranno a destra.
E comunque, torniamo a noi e a quello che, invece, programma proprio la Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, infatti, ha dei paletti da piantare per bene nel terreno e pretendendo che tutti li mantengano. Sempre secondo quanto riporta quest’oggi “La Stampa”, in vista del tavolo programmatico che aspetta domani il centrodestra, di pomeriggio per essere precisi, ha chiesto di inserire due premesse, e decisamente importanti, nel programma di coalizione.
Il primo punto è molto importante e decisamente scottante in questo momento per le dinamiche che riguardano Salvini e Berlusconi. Infatti, quello che chiede la Meloni è il sostegno all’Ucraina e senza alcun tipo di ambiguità e di condizionali. Infatti, negli scorsi giorni, i rapporti del leader del Carroccio e del principale esponente di Forza Italia con la Russia hanno fatto discutere non poco. Anche se Salvini si è affrettato a etichettare come “fesserie” quanto scritto, i dubbi sono rimasti e per Meloni è importante dissiparli e offrire quell’immagine rassicurante che le serve e che vuole essere. E rigorosamente dalla parte dell’Ucraina.
D’altronde, il numero uno della Lega ha mostrato in diverse occasioni delle perplessità sulla posizione dell’Italia in guerra. E soprattutto sui temi che riguardano l’invio di armi a Kiev e l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato.
E la battaglia della Meloni si configura sempre di più come una lotta per il futuro più che per il presente. Infatti, la leader di Fratelli d’Italia vuole già da adesso, con questa mossa, sgomberare il campo da possibili frizioni in ambito di politica estera e quindi in Parlamento, quando ci sarà da prendere decisioni cruciali per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino. Insomma, l’intenzione è quella di mettere nero su bianco la posizione comune che bisognerà tenere sulla guerra e per fare questo ci sarà soprattutto da rendere conto sulla scelta dei ministri, altro punto cruciale nell’agenda di Meloni. Infatti, l’intenzione della numero uno di FdI è di mettere in quelle posizioni personalità che abbiano un segno fortemente atlantista. E, quindi, anche se ora sembra paradossale, lanciare un messaggio forte e chiaro all’Europa.
Ma guardiamo avanti che non c’è solo questo sul tavolo e non è quello l’unico paletto che, come premessa, la politica romana ha intenzione di imporre agli alleati. Infatti, l’altro tema caldo nelle idee del partito in vantaggio nei sondaggi e della sua leader è la “concretezza delle proposte economiche“. Capire la fattibilità di determinate promesse permette di affrontare la campagna elettorale in maniera sicuramente più serena e di dare uno sguardo a ciò che si vuole fare senza sentirsi nel mondo delle nuvole.
In particolare – anche se poi se ne parlerà in maniera più approfondita nei singoli partiti e non nella coalizione -, un tema dirimente è quello relativo le pensioni. Nello specifico, la proposta di pensioni a mille euro potrebbe non essere irrealizzabile. Sarà decisivo, in tal senso, applicare dei filtri per trovare le coperture finanziarie necessarie.
Ma non c’è da tenere conto solo delle volontà della Meloni, ma di contro delle pretese che potrebbe avanzare Salvini. Infatti, il leader del Carroccio potrebbe avanzare l’idea di portare avanti l’autonomia per le regioni, uno dei cavalli di battaglia principali che da anni il partito di destra porta avanti. In tal senso, la risposta che trapela da Fratelli d’Italia è che per il partito della Meloni funzionerebbe solo in caso di riforma presidenziale dello Stato.
In più l’intenzione di indicare immediatamente i ministri e prima che si arrivi alla fase più calda è comunque un’idea del leader del Carroccio, mentre Silvio Berlusconi spinge a sua volta per le pensioni minime da mille euro e per le misure contro l’oppressione fiscale. Ognuno il suo insomma, ma non è un terreno minato e di posizioni così divergenti non sembrano essercene. Anche se si analizza la questione ucraina, infatti, le smentite di rito sono già arrivate dai due partiti di centrodestra.
Poi, certamente, c’è da costruire i programmi e, quindi, questi confronti sono comunque fondamentali per ridefinire il futuro e i piani di un’intera coalizione. Una coalizione che da anni punta a governare da sola il Paese e che, questa volta, visti i dati che stanno emergendo da vari sondaggi sulle intenzioni di voto, potrebbe davvero riuscirci. Ma mancano poco meno di due mesi e, si sa, nella politica i pronostici sono fatti per essere disattesi, in positivo o in negativo.