Volodymyr Zelensky ha dato l’ordine di evacuare i cittadini presenti nella regione di Donetsk, nell’Est del Paese. Il presidente dell’Ucraina ha espresso l’obbligo di liberare quella zona, continuamente colpita dai bombardamenti, attraverso un video. Nonostante ciò, però, molti rifiutano di andarsene e di rispettare l’obbligo, ma – dice Zelensky – è la risposta al “terrore russo”.
La guerra tra Russia e Ucraina non conosce distinzioni e va avanti a suon di tradimenti, colpi bassi, e soprattutto una macchina del terrore e della barbarie che non accenna a fermarsi. Gli eventi degli ultimi giorni lo dimostrano e mettono in luce una Russia sempre più spietata nei suoi intenti e nel tentativo di prevaricare il nemico. Questa, come dice Volodymyr Zelensky, è la principale arma dei russi e per questo è arrivato l’ordine di evacuare la regione di Donetsk dai civili. Intanto, anche i contorni del conflitto diventano sempre più definiti.
L’ordine di Zelensky indica una guerra che non è cambiata (e si basa sul terrore)
Fin da quel fatidico 24 febbraio in cui tutto è iniziato, la guerra tra Russia e Ucraina si è configurato come un conflitto dell’odio. Di chi aspirava a entrare nella Nato e chi non voleva perdere il controllo su un territorio che fa da scudo, che non avevano (e non hanno) intenzione di perdere e che avevano sentito come una cosa totalmente loro e senza indipendenza alcuna.
Un conflitto che covavano da anni e anni e che (tristemente) negli ultimi mesi ha trovato il suo compimento. Da lì in poi tutti hanno pregato affinché finisse, ma così non è stato e soprattutto non si è trattato di una guerra lampo. Gli aiuti dall’Europa, anche da Mario Draghi e dall’Italia, e soprattutto dagli Stati Uniti hanno armato la resistenza di Zelensky e dei suoi uomini. Ma resistere non vuol dire sopravvivere, non in questo caso, e soprattutto non vuol dire vincere. Purtroppo per gli assaliti.
In ogni caso, a distanza di mesi, nulla si è mosso negli schemi iniziali, se non le strategie militari, come è naturale che sia e comunque non è poco. Quindi, sono cambiati gli scenari, i campi di battaglia e qualche ribaltamento di fronte c’è ugualmente stato.
Adesso, quindi, il Donetsk è una zona particolarmente assediata. Siamo a Est dell’Ucraina ed è proprio lì che gli uomini russi stanno concentrando le loro forze e le loro energie, in attacchi brutali e definitivi e che soprattutto non risparmiano proprio nessuno. Ma non si pensi che sia l’unico piano di una guerra che si svolge su più parti e che vede più protagonisti, anche non propriamente interni e con molti ribaltamenti di fronte.
Si pensi a quanto successo in corrispondenza del ponte Antonovsky, punto strategico per i russi a Kherson e che Kiev ha bombardato con i missili HIMARS forniti dagli Stati Uniti a Zelensky. E poi l’altro campo è quello diplomatico, perché finalmente è arrivato l’accordo per l’export di grano e l’Ucraina ha potuto ricominciarne i trasporti verso la Turchia e con l’avallo delle Nazioni Uniti. Una stretta di mano che è particolarmente importante per il destino dell’intero Mediterraneo (come quella per le risorse), per evitare una crisi alimentare globale.
E, quindi, ricapitolando ora la guerra si articola a Kherson, dove l’Ucraina sta riuscendo a recuperare terreno dopo mesi e in cui è riuscita anche a neutralizzare un attacco sferrato dai russi e in cui sono stati accerchiati da più di mille soldati di Vladimir Putin. Poi c’è Donetsk, dove invece sono quest’ultimi che stanno prendendo terreno, a suon di razzi e barbarie. Proprio per questo Zelensky ha dovuto prendere una decisione dolorosa e importante. E l’ha annunciata attraverso un video.
Il terrore russo e la scelta dolorosa del governo ucraino
L’annuncio è arrivato proprio nelle ultime ore e ha, per forza di cose, sconvolto ulteriormente la vita di migliaia di cittadini ucraini. Insomma, ve lo diciamo chiaramente e senza girarci ulteriormente intorno: Zelensky ha ordinato l’evacuazione del Donetsk, ed è un provvedimento obbligatorio.
Gli attacchi sferrati dall’esercito russo, infatti, sono sempre più intensi negli ultimi giorni e il governo non ha potuto far altro che allontanare il più possibile i civili per proteggerli. Il tutto è stato annunciato attraverso un discorso televisivo, in cui il presidente ha spiegato le motivazioni di un provvedimento tanto doloroso. Una frase nello specifico colpisce particolarmente: “Più persone lasceranno la regione di Donetsk, meno persone potranno essere uccise dall’esercito della Russia“. E, secondo alcune stime, le persone che dovrebbero andarsene sono addirittura 200mila.
Ed è ancora importante sottolineare, come ha fatto la vice ministra ucraina, che l’evacuazione dovrà svolgersi prima dell’inverno. Insomma, la previsione del Paese assalito è che il raggio d’azione della Russia sarà soprattutto a Est nei prossimi mesi. Ricordiamo, inoltre, che Donetsk si trova nella regione del Donbass e, quindi, queste previsioni rispecchiano esattamente quanto aveva scoperto l’intelligence britannica, scoperchiando allo stesso tempo le bugie della Russia.
Dal Cremlino, infatti, era arrivata voce che l’intenzione di Putin sia allargare il campo d’azione e non limitarsi al Donbass. Evidenza che, invece, non sembra essere supportata dai fatti e che vedono proprio il Donbass come epicentro della guerra e fin dagli arbori del conflitto. Zelensky ha spiegato, inoltre, che anche se molti cittadini non vorrebbero evacuare la zona, dovrà essere comunque fatto. E che questa è l’unica soluzione per sfuggire dal terrore russo, che è la principale arma che Putin utilizza per pensare di vincere la guerra.
Non è da sottovalutare, a questo punto, anche un altro fattore. Stiamo parlando della stessa regione in cui, pochi giorni fa, è avvenuta una strage di prigionieri di guerra ucraini a Olenivka, in una struttura in cui si erano trasferiti solo poco tempo prima. E questo è comunque un dato essenziale in questa fase della guerra, anche perché Russia e Ucraina si rimpallano le responsabilità della strage, ma su questo tema vi abbiamo già dato conto in maniera approfondita non molte ore fa (clicca qui per leggerlo).
Quello che è importante sapere è che i prigionieri di guerra coinvolti sono uomini del battaglione Azov, una milizia aggiunta all’esercito ucraino, di orientamento neo-nazista e che ha pessimi rapporti con Putin e i suoi uomini. Basti pensare che, nelle ultime ore, l’ambasciata russa nel Regno Unito ha chiesto l’impiccagione e non la morte per fucilazione per gli uomini del battaglione Azov. E questo perché, secondo loro, non sono dei veri soldati, e meritano una morte “umiliante”.
Questo, quindi, discolperebbe i russi da quanto successo a Olenivka, ma comunque ne sapremo di più nei prossimi giorni. Infatti, la Russia ha mandato sul posto le Nazioni Unite e la Croce Rossa per avviare una vera e propria indagine, ma la stessa richiesta era stata avanzata dagli ucraini un giorno prima. Insomma, in questa fase la guerra si combatte e vede i suoi sviluppi ancora nel Donbass (e a Donetsk) e forse ora capite un po’ meglio con quali modalità. Nella speranza che tutto finisca il primo possibile, ma ormai è sempre più vana.