Tre giorni fa il violento pestaggio di Civitanova Marche, dove un uomo ha ucciso un ambulante nigeriano che stava chiedendo l’elemosina.
Ora l’aggressore chiede scusa alla famiglia riferendo che non si rendeva conto delle sue azioni, ma questa non le accetta e chiede giustizia.
Omicidio a Civitanova Marche
Il 29 luglio, un ambulante nigeriano di nome Alika, a Civitanova Marche, ha fermato una coppia che stava passeggiando chiedendo l’elemosina e trattenendo la donna per un braccio.
A quel punto, Filippo Ferlazzo, che aveva visto la scena, si è avventato contro il ragazzo e lo ha buttato a terra pestandolo prima con la stampella che aveva per muoversi e poi a mani nude finché non è morto.
Dopodiché si è dato alla fuga riferendo alla fidanzata ciò che aveva fatto, il tutto è stato ripreso dai passanti con i cellulari ma nessuno ha mosso un dito per aiutare il nigeriano e sebbene il sindaco ha voluto smentire ogni forma di razzismo a Civitanova Marche, è inaccettabile ciò che è successo.
Il primo cittadino ha condannato fortemente chi ha visto ma non ha fatto nulla per impedire l’omicidio violento e brutale avvenuto in pieno giorno in una zona centrale del paese, vicino alla stazione ferroviaria.
“Le scuse non bastano”
Dopo l’accaduto, Ferlazzo è stato fermato e identificato dai Carabinieri come il responsabile ma secondo il suo avvocato non era in grado di capire cosa stesse facendo.
Il legale ha chiesto la perizia psichiatrica e lo stesso aggressore ha riferito di non essersi reso conto del suo gesto, inoltre ha chiesto più volte scusa alla famiglia di Alika ma non sono state accettate.
L’infermità mentale che sostiene l’avvocato di Ferlazzo, è avvalorata anche dal fatto che l’uomo era affidato a un tutor ma in quel momento nessuno vigilava su di lui e quindi ci sono delle responsabilità da accertare.
La stessa cosa sostiene Francesco Mantella, rappresentante legale della famiglia di Alika Ogorchukwu, il quale punta il dito verso la madre dell’aggressore, la quale doveva vigilare su di lui.
Ora la Procura di Macerata sta indagando e dal carcere Ferlazzo grida incessante le sue scuse ma la famiglia della vittima non vuole ascoltarle, chiede solo giustizia e non vuole vendetta.
Resta da stabilire per quale motivo una persona come Filippo Ferlazzo, con piccoli precedenti e problemi di instabilità mentale, sia stato lasciato da solo nonostante i familiari dovessero controllare i suoi comportamenti.
Ora la moglie di Alika è rimasta sola con 2 bambini e chiede giustizia per il marito, durante la protesta della comunità nigeriana che si è raccolta sul luogo dell’omicidio.
Oggi Ferlazzo comparirà davanti al gip e contro di lui ci sono le testimonianze di alcune turiste che hanno descritto l’intera scena, ossia Ferlazzo che insegue l’uomo e lo picchia violentemente, con la stampella e a mani nude, per 4 minuti.
Un tempo breve ma infinitamente lungo in cui nessuno ha mosso un dito per aiutare il 39enne.