Sono cariche di dolore le parole della moglie di Alika, che ha perso suo marito per un omicidio che lei indica come a sfondo razzista.
‘L’assassino dice di essere pazzo ma io non gli credo, Alika è morto perché nero’.
Il dolore della moglie di Alika
Era il 29 luglio quando a Civitanova Marche, Filippo Ferlazzo ha ucciso brutalmente Alika, un ambulante di origini nigeriane che stava chiedendo l’elemosina in una zona centrale del paese.
Secondo quanto riferito da Ferlazzo, che dal carcere grida le sue scuse verso la famiglia dell’uomo, Alika avrebbe chiesto l’elemosina a una coppia che stava passeggiando.
In particolare, l’ambulante avrebbe trattenuto la donna per un braccio e questo ha fatto scattare qualcosa nella testa di Ferlazzo, che già in passato era noto per la sua instabilità mentale.
Così, si è scatenata la sua furia verso l’uomo, infatti si è avventato contro di lui togliendogli di mano la stampella che utilizzava per camminare a causa di problemi di salute. Con questa lo ha colpito diverse volte buttandolo a terra e poi ha continuato a pestarlo a mani nude.
In questa situazione, c’erano diversi passanti che hanno assistito alla scena ma nessuno è intervenuto, la scena è stata solo ripresa con gli smartphone.
Questa è proprio la denuncia della moglie di Alika, la quale pensa che il marito non sia stato soccorso nonostante la gravità di quanto stava accadendo, a causa del colore della pelle.
La donna e l’intera famiglia di Alika non accettano le scuse che più volte il killer gli ha rivolto, additando al vicenda come un episodio a sfondo razzista.
La donna chiede giustizia
Alika è stato ucciso brutalmente in pieno giorno e sotto agli occhi di tutti senza che nessuno muovesse un dito per aiutarlo e anche se il sindaco di Civitanova Marche ha condannato queste persone e dichiarato che il paese è inclusivo verso tutte le minoranze, la moglie del nigeriano non è d’accordo.
“L’assassino di mio marito dice di essere pazzo ma io non gli credo. era estremamente lucido mentre agiva, ora mio figlio è rimasto senza padre e io voglio giustizia”
Queste le parole di una donna distrutta dal dolore che non accetta scuse e vuole giustizia per il marito, sostenendo fortemente che se al suo posto ci fosse stato un bianco, coloro che osservavano sarebbero intervenuti.
C’è rabbia e dolore nelle parole di Charity, la moglie dell’ambulante ucciso da una persona che doveva essere controllato da un tutore per le sue condizioni psichiche, invece era libero di circolare.
Alika e Charity vivevano nel piccolo comune di San Severino Marche insieme al figlio Emmanuel di 8 anni. La coppia si era conosciuta a Prato per poi trasferirsi a Padova dove era nato il bambino, infine si sono stabiliti nel paese marchigiano, dove si sono sposati.
“mio marito era un uomo buono e semplice ed è stato ammazzato in modo crudele. non vedrò più il suo sorriso e sto malissimo al pensiero di come ha sofferto”.
L’autopsia ha confermato che la morte è avvenuta per lo schiacciamento del corpo e il conseguente soffocamento.