Salgono i casi di vaiolo delle scimmie in Italia, infatti ad oggi siamo a 505 contagiati. Il Ministero della Salute aggiorna le informazioni sulla gestione dei casi.
Nella circolare emessa si parla anche delle quarantene e di come gestire i contatti stretti con gli infetti.
Gli aggiornamenti sul trattamento dei casi di vaiolo delle scimmie
In Italia stanno aumentando velocemente i casi di vaiolo delle scimmie, la malattia infettiva di cui sentiamo parlare moltissimo in questo periodo.
Partita dall’Africa si è ora sviluppata in tutto il mondo, specialmente in Europa. Per quanto riguarda il nostro Paese, diverse sono le regioni in cui ci sono stati contagi e ora l’Ema sta valutando se è possibile somministrare lo steso vaccino del tradizionale vaiolo, anche per questa patologia.
Il Ministero della Salute ha emanato ieri una circolare in cui ha aggiornato le informazioni in merito alla patologia, in particolare sul tracciamento dei contatti e sulla gestione dei casi.
Tra i punti principali si cita la quarantena, la vaccinazione mirata secondo le indicazioni dell’Oms, i trattamenti in protocolli sperimentali per quanto riguarda le persone immunodepresse e l’uso di antivirali ad hoc.
Istituti importanti come lo Spallanzani di Roma hanno già appoggiato la campagna vaccinale e stanno facendo informazione in merito, ovviamente bisognerà attendere il via libera e la regolamentazione del vaccino, capire quindi le modalità di somministrazione e la suddivisione in fasce d’età.
Oltre ai vaccini ci sono anche altre terapie prese in considerazione, ad esempio le persone immunodepresse possono adottare soluzioni farmacologiche come antivirali ad hoc ma anche protocolli sperimentali.
In caso di positività
Nella nota del Ministero della Salute si indica la quarantena per chi è stato a stretto contatto con una persona infetta, con oggetti da lei toccati, o comunque con le goccioline della respirazione, le lesioni o i fluidi corporei.
Il Monkeyox è estremamente contagioso e bisogna intervenire prontamente per non far diventare la situazione ancor più emergenziale di quella che è attualmente.
Ecco quindi che, in caso di positività, si prevede la quarantena fino alla caduta delle croste provocate dall’eruzione cutanea, uno dei sintomi più aggressivi della patologia.
Questo momento segna la fine dell’infezione ma è solo l’ultimo dei sintomi, i primi a comparire sono infatti: febbre, mal di testa, dolori muscolari e ingrossamento dei linfonodi.
Il periodo di incubazione è dai 5 ai 13 giorni ma può arrivare anche a 20, in tale periodo il soggetto non accusa malessere, in seguito si presenteranno le condizioni appena descritte.
In presenza di sintomi non gravi e che quindi non richiedono il ricovero, è possibile rimanere in isolamento nella propria abitazione e il soggetto verrà monitorato a distanza dal Dipartimento di prevenzione territoriale competente.
L’individuo affetto da Monkeypox che segue l’isolamento nella propria abitazione dovrà utilizzare una stanza dedicata solo a lui e ovviamente non condividere oggetti con gli altri abitanti. Dovrà lavarsi accuratamente e non avere contatti con persone e animali che abitano nella stessa casa.
Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, chi ha il vaiolo delle scimmie dovrà interrompere la raccolta differenziata per quanto riguarda i propri rifiuti e confezionarli tutti insieme accuratamente senza che danneggino o contaminino esternamente i sacchi.
Il tracciamento dei contatti
Tracciare i contatti consente di identificare rapidamente i nuovi casi, questo aiuta a contenere la diffusione della patologia e a curarla prima che diventi grave.
La ricerca dei contatti deve iniziare subito dopo la conferma di un caso di Monkeypox e bisogna considerare ogni contesto in cui l’individuo è venuto in contatto stretto con altre persone.
Proprio in merito ai contatti stretti, la circolare del Ministero della Salute riferisce che devono essere identificati il prima possibile e istruiti sui sintomi del vaiolo delle scimmie.
Per queste persone si raccomanda l’automonitoraggio e di evitare il contatto con persone immunodepresse. È raccomandata anche una corretta igiene personale ma non è obbligatoria la quarantena per coloro che sono asintomatici ma controllano regolarmente il loro stato.
Oltre ai contatti stretti ci sono anche quelli a basso rischio, ossia chi potenzialmente potrebbe essere entrato in contatto con una persona affetta da Monkeypox.
Per loro è sufficiente una sorveglianza passiva e anche qui, l’automonitoraggio per capire se si contraggono sintomi o si avvertono malesseri riconducibili alla patologia.
In tal caso ovviamente bisogna avvertire il proprio medico.
Queste le regole principali, al momento l’OMS non ritiene necessaria la vaccinazione di massa, si raccomanda invece per i contatti dei casi, la profilassi post-esposizione con un appropriato vaccino più o meno entro i 4 giorni dall’esposizione.
La profilassi pre-esposizione è indicata invece per il personale sanitario e coloro che lavorano in laboratorio per studiare la patologia.