Archie Battersbee, ultima possibilità respinta al 12enne da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La famiglia ha fatto la sua contromossa.
Una lotta che prosegue da metà Luglio. I medici hanno dichiarato che Archie Battersbee non ha alcuna speranza di recupero. La decisione derivata dalla diagnosi è stata quella di staccare la spina al ragazzino. I genitori si sono opposti e hanno fatto ricorso ufficialmente.
Archie Battersbee, ultimo appello
Archie Battersbee è un ragazzino di 12 anni che è stato trovato il 7 aprile privo di sensi con una corda al collo. Gli inquirenti hanno appurato che la causa del gesto sia stata la Blackout challenge che spopola su internet.
Una pericolosa sfida nella quale si pratica una manovra di auto svenimento. Questa challenge ha provocato molti morti tra i giovanissimi nel mondo.
Purtroppo le condizioni di Archie sono subito apparse gravissime. È stato ricoverato al London Royal Hospital e da mesi si trova in coma presso la struttura. I medici hanno stabilito l’interruzione del supporto vitale del 12enne.
La decisione proviene dal fatto che è stata decretata la morte celebrale. Non ci sono, secondo i pareri medici, possibilità di ripresa per l’adolescente. La famiglia si è opposta fortemente e ha fatto ogni ricorso possibile.
Nelle ultime ore è arrivato il responso negativo dell’ultima possibilità disponibile per Archie Battersbee.
Ultima possibilità respinta
Archie Battersbee e la sua famiglia hanno ricevuto la risposta negativa da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo.
Non interferiranno con le decisioni mediche prese nel Regno Unito. Resta valida il responso di staccare la spina all’adolescente. L’unica contromossa possibile a questo ultimo rifiuto è stata fatta dalla famiglia questa mattina.
La richiesta avanzata dal legale della famiglia chiede di trasferire il ragazzino in un hospice. Luogo che darebbe una morte più degna ad Archie Battersbee.
Nel frattempo il mondo intero si è mobilitato per evitare il distacco della spina al giovane. L’Italia e il Giappone si sono rese disponibili ad accogliere il ragazzino e tentare nuove cure. Le condizioni precarie attuali, però, potrebbero essere un problema durante il trasferimento.
Il viaggio potrebbe accelerare il peggioramento delle condizioni fisiche del piccolo. Questo a prescindere dal fatto vengano utilizzate strumentazioni e tecnologie sufficienti.
La madre ha dichiarato che se nel Regno Unito non è possibile continuare le cure non vede perché non possano farlo altrove. Dove già due paesi sono pronti ad accogliere il piccolo e la sua famiglia.