A preoccupare l’Inps è la prospettiva delle pensioni, visto che ha effettuato uno studio per capire in che modo, tra qualche anno, i quarantenni avranno la possibilità di percepire una pensione.
La lettura e le cifre dell’Inps pongono l’accento sul futuro delle pensioni.
Pensioni, previsioni per il futuro
Nella fattispecie, da parte dell’organismo guidato dal presidente Pasquale Tridico, è stata posta una particolare attenzione nei confronti di coloro che hanno compiuto i 40 anni di età e che sono in carica.
La questione delle pensioni rimane un punto cruciale sia per chi amministra l’ente sia per i politici in modo generico, che si trovano a dover mettere d’accordo numerose realtà che manifestano differenti sentimenti e opinioni.
La normativa attuale prevede
Per quanto l’occupazione, per lo meno in base ai dati pubblicati, si sia riportata ai livelli del 2019, le stesse analisi non possono essere fatte per quanto riguarda le ore di lavoro effettivamente prestate. Una discrepanza che porterà effetti.
Un altro fattore in grado di determinare modifiche significative per il nostro Paese è l’inflazione, un flagello tristemente noto in particolare ai cittadini che si trovano a fronteggiare quotidianamente il problema della spesa.
Nel caso in cui la situazione si mantenesse inalterata, il recupero del potere d’acquisto attraverso la rivalutazione delle pensioni comporterebbe un costo per lo Stato di circa 24 miliardi.
La rivalutazione di quest’anno si limiterà all’1,9%, ma si prevede un aumento significativo per l’anno prossimo, in quanto la rivalutazione ha luogo in genere l’anno successivo a quello dell’inflazione.
In ogni caso, la percentuale di pensionati con un reddito lordo inferiore a 12.000 euro l’anno è del 40%, secondo quanto già menzionato.
La situazione è peggiore per le donne, che hanno una pensione inferiore del 37% rispetto agli uomini.
Le ragioni sono molteplici, dalla riduzione dell’orario di lavoro alla fine della carriera con minore anzianità contributiva.
L’Inps è riuscita opportunamente ad esaminare la situazione del futuro di domani e delle pensioni di domani.
Le pensioni del futuro?
Per questa categoria sarà possibile andare in pensione con la pensione contributiva, ma con le carriere lavorative sempre meno stabili. Il cosiddetto “montante contributivo” sarà progressivamente ridotto.
Di conseguenza, ad esempio, le persone nate negli anni 80′ si troveranno a dover lavorare 3 anni in più rispetto ai nati negli anni 65′. E tutto questo percependo la stessa cifra.
Anche tra un uomo nato nel 65° anno di età e una donna nata nell’80°, la differenza sale, arrivando a 5 anni e 8 mesi.
Si prospetta per quella che vine riconosciuta come la generazione X, un futuro pensionistico più povero. Per quanto riguarda l’importo medio dei contributi annuali, si registra un andamento più regolare.
Il divario annuo tra i più giovani e i più anziani è di circa 1.600 euro. In termini di importo accumulato nella prima fase di occupazione, si traduce in 19.000 euro in meno.
Al raggiungimento dei 65 anni, nel caso in cui la copertura si mantenesse invariata rispetto ai primi 15 anni ( si tratta di un’ipotesi cautelativa perché tende ad aumentare), la vita lavorativa attiva si attesterebbe sui 30 anni, con 15 anni di interruzione contributiva.