Presidenzialismo, le reazioni alla frase di Berlusconi sulle dimissioni di Mattarella

La riforma istituzionale che prevede l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, inserita nel programma del centrodestra, non è passata inosservata, anzi. Dopo le parole di stamattina di Silvio Berlusconi che ha detto che “se entrasse in vigore, Mattarella dovrebbe dimettersi”, tutti i maggiori leader delle principali forze politiche (dell’opposizione) hanno detto la loro. Da Enrico Letta a Giuseppe Conte, passando per Luigi Di Maio, ecco tutte le reazioni

Mattarella Berlusconi
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, e Silvio Berlusconi, ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia – lettoquotidiano.it

Sull’argomento, però, sono intervenuti anche la numero uno e il numero due di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Se la prima ha parlato di presidenzialismo come di una cosa seria, il secondo ha ammesso che potrebbero esserci delle difficoltà nell’attuare la riforma. E poi anche Berlusconi è arrivato a difendere sé stesso specificando che non ha né attaccato Mattarella, né ne ha chiesto le dimissioni.

Presidenzialismo, Berlusconi mette d’accordo Letta e Conte

Che Silvio Berlusconi abbia sempre puntato al colle più alto, ovvero il Quirinale, non è una novità dell’ultima ora. Il ruolo di Presidente della Repubblica, con tutti i (non) poteri che ne conseguono, è da sempre il sogno del Cavaliere, accarezzato per l’ultima volta anche a fine gennaio, quando era scaduto il settennato di Sergio Mattarella e il Parlamento in seduta comune stava cercando un sostituto.

I numeri, all’ora, il centrodestra non li aveva, e quindi l’ex giudice della Corte costituzionale, dopo varie consultazioni, ha riottenuto il suo ruolo da Capo di Stato, come tra l’altro fu per Giorgio Napolitano.

Nel suo discorso alle Camere, Mattarella aveva tirato le orecchie ai partiti per non essere riusciti a mettersi d’accordo su un altro nome, ma aveva anche fatto capire che non farà un passo indietro durante i sette anni che lo attendono: in pratica, nessuna dimissione.

A meno che, stando a quanto dice lo stesso leader di Forza Italia, non “entrasse in vigore il presidenzialismo” – ha anche aggiustato il tiro dicendo che poi potrebbe candidarsi per essere eletto di nuovo, mentre lui ancora non sa se lo farà, perché bisogna pensare alle cose attuali, ha specificato.

In ogni caso, è necessario un rapidissimo rewind. Nel programma circolato ieri della coalizione di centrodestraFratelli d’Italia, Lega, il partito di Berlusconi, appunto, Noi Moderati -, viene espressamente dichiarata la volontà di una riforma istituzionale che preveda l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.

La nostra forma di governo, che è una Repubblica parlamentare, prevede che il Capo dello Stato venga eletto a maggioranza qualificata dal Parlamento in seduta comune, così come prevede che il capo del governo non venga eletto dal popolo, ma debba ottenere la fiducia delle due Camere.

Il cambiamento dunque mira a cambiare l’ordinamento e ad avvicinarlo ad altre realtà come quella della Francia, in cui c’è il semipresidenzialismo, ovvero il Capo dello Stato, così come il presidente dell’esecutivo vengono eletti direttamente dai cittadini, e degli Stati Uniti che, invece, si basa solo sull’elezione del presidente. Questi due esempi sono stati richiamati anche dello stesso Berlusconi su Radio Capital: “Il presidenzialismo esalta la democrazia – ha detto -, là non è possibile quello che è successo in Italia, che dopo il mio governo non c’è stato alcun governo eletto dal popolo”.

A prescindere dal fatto che il governo, come abbiamo già spiegato, è presieduto dal presidente del Consiglio, le parole del Cavaliere, specie quelle su Mattarella, non sono passate affatto sotto traccia, e le ha dovute anche spiegare il diretto interessato dopo le bufera.

Non ho mai attaccato il Presidente Mattarella, né mai ne ho chiesto le dimissioni. Ho solo detto una cosa ovvia e scontata, e cioè che, una volta approvata la riforma costituzionale sul presidenzialismo, prima di procedere all’elezione diretta del nuovo Capo Dello Stato, sarebbero necessarie le dimissioni di Mattarella “che potrebbe peraltro essere eletto di nuovo“, ha scritto su Facebook Berlusconi.

Il primo a dire la sua, infatti, era stato il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ospite a Radio Anch’io. “Questa dichiarazione è la dimostrazione di quello che noi diciamo: per battere la destra l’unica alternativa è votare la coalizione che è nata attorno al Pd“, ha iniziato il leader dem.

Enrico Letta
Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, dopo la rielezione di Sergio Mattarella come Capo dello Stato – lettoquotidiano.it

Il fatto che il centrodestra inizi la sua campagna con un attacco a Mattarella e la richiesta di dimissioni dimostra che la destra è pericolosa per il Paese – ha ribadito ancora Letta -. Se oggi c’è un punto di unità nel Paese è Mattarella e ora dopo aver fatto cadere Draghi vogliono far cadere Mattarella“. Questo concetto è stato ribadito dal segretario (e dal Partito stesso) anche su Twitter, che ha concluso ponendo una domanda: “Siamo noi che agitiamo lo spettro di una destra pericolosa per il Paese?”.

A dimostrazione che qualcosa in comune Letta e Carlo Calenda ce l’avevano eccome, anche il leader di Azione (che ora è ufficialmente in corsa nel terzo polo con Matteo Renzi e quindi con Italia Viva) ha usato un (carissimo, a lui) cinguettio per rispondere al numero uno di Forza Italia. “Non è Mattarella a doversi dimettere – ha scritto l’ex candidato sindaco di Roma rivolgendosi a Berlusconi -, ma tu a non dover essere eletto”. E ha chiosato dicendo che “non credo che Berlusconi sia più in sé”, dopo tutto l’ex premier si è anche macchiato di non aver votato la fiducia all’esecutivo di Mario Draghi di cui faceva parte, ha ricordato ancora Calenda che poi ha anche attaccato Luigi Di Maio.

Il numero uno del terzo polo non ha parlato a caso dell’ex capo politico del MoVimento 5 stelle e ora leader di Impegno Civico. Il ministro degli Esteri, infatti, a Radio 24, ha dichiarato che il suo partito “sta con i progressisti e noi ci opponiamo alla coalizione di destra che con Berlusconi ha dichiarato una cosa inquietante sulla presidenza della Repubblica, che Mattarella si deve dimettere“. Ma il motivo per cui Di Maio è stato attaccato un’altra volta da Calenda è dato dal fatto che, all’inizio della legislatura, nel 2018, quando non si riusciva a esprimere un governo, l’ex pentastellato voleva l’impeachment per Mattarella. Sembra passato un secolo, e pure l’europarlamentare se lo ricorda ancora.

Tornando ai fatti attuali, anche Giuseppe Conte, ora presidente dei Cinque Stelle, ci ha messo il carico da novanta per quanto riguarda la proposta di riforma del centrodestra. Non si è soffermato sulle dichiarazioni del Cavaliere, lui, ma ha tracciato un quadro di quelle che potrebbero essere le idee che hanno in testa i tre leader della coalizione.

Con le parole di Silvio Berlusconi – ha scritto sui social -, il centrodestra ha calato la maschera, ammettendo che la riforma costituzionale in senso presidenzialistico di cui parla prefigura un semplice accordo spartitorio: Giorgia Meloni premier, Matteo Salvini vicepremier e ministro dell’Interno, Silvio Berlusconi primo Presidente della nuova Repubblica presidenziale, dopo aver ottenuto le dimissioni di Sergio Mattarella”. E l’avvocato di Volturara Appula ha concluso: “Non permetteremo che le istituzioni siano piegate alle fameliche logiche spartitorie delle forze di destra”.

Presidenzialismo, Meloni: “È una cosa seria per la nostra credibilità internazionale”

Ovviamente non sono arrivate solo reazioni negative, e ci mancherebbe. Essendo stato stipulato non solo da Forza Italia, ma anche da FdI, e quindi da Meloni, anche la probabile e futura prima presidente(ssa) del Consiglio donna ha spiegato quali sono le ragioni che hanno spinto il centrodestra a mettere nel programma il presidenzialismo.

Vediamo finalmente gli italiani esprimersi, dopo governi che sono passati sulla loro testa, stiamo facendo campagna elettorale senza fare promesse che non possiamo realizzare, è il caso di dire come stanno le cose, partendo dai dati reali”, ha iniziato la leader del primo partito secondo i sondaggi a Radio Montecarlo.

Il progetto, infatti, si inserisce in una questione economica che si basa anche sui bisogni delle aziende e dei lavoratori: “Tra le cose che abbiamo in testa penso al presidenzialismo – ha spiegato -, a una riforma serie delle nostre istituzioni, che diventa un tema economico. La totale assenza di continuità è anche un problema per gli investitori e per la nostra credibilità internazionale”.

Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato e attuale braccio destro di Meloni, in un’intervista all’AdnKronos, ha un po’ frenato l’ondata di fiducia per la riforma: “Credo che ora serva innanzitutto di non minare il percorso per il presidenzialismo, poi ci si pensa a tutto il resto, serve evitare gli ostacoli“, ha detto. Quanto alle parole di Berlusconi, ha concluso: “Capisco e apprezzo il concetto in generale espresso dal leader azzurro, ma il vero problema è arrivarci al presidenzialismo, tutto il resto passa in secondo ordine“.

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