Con il deposito dei simboli da parte dei partiti, la campagna elettorale, con i programmi, è entrata nel vivo. Di alcuni, come quella del centrodestra e del Partito Democratico, vi abbiamo già detto, ma ora cerchiamo di guardare alle differenze che ci sono tra le varie proposte e perché si dovrebbe votare uno schieramento piuttosto che un altro
Dall’atlantismo, comune a tutti, alla riforma fiscale: quali sono i punti che le forze politiche hanno inserito nel loro programma e che intendono realizzare se dovessero riuscire a vincere le elezioni del prossimo 25 settembre.
Elezioni 25 settembre: il Partito Democratico pone l’accento sui diritti, il centrodestra sulla flat tax
Mancano 42 giorni per scoprire chi avrà la maggioranza in Parlamento e quindi potrà esprimere un governo. Un giorno in meno, invece, manca per gli italiani per presentarsi alle urne e scegliere su quale simbolo (dei 101 depositati entro ieri al Viminale) mettere la croce e quindi a cui dare il proprio voto.
È da tempo che si parla di quanto la distinzione tra destra e sinistra non esista più, ma anche della disaffezione delle persone nei confronti della politica tutta, a prescindere dallo schieramento, eppure ci sono delle differenze, almeno nei programmi, tra i vari partiti: punti non in comune che potrebbero essere decisivi nella corsa per le elezioni del 25 settembre.
Vi abbiamo già parlato distintamente di “Per l’Italia”, ovvero i 15 punti del programma del centrodestra, e del manifesto votato all’unanimità del Partito Democratico, ma ora cerchiamo di fare maggiore chiarezza, e cerchiamo di capire anche quali sono le proposte degli outsider come possono essere Azione e Italia Viva, ovvero il terzo polo, e il MoVimento 5 stelle, che alle precedenti consultazioni popolari è stato il partito più votato dagli italiani.
Dopo la virata di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, tutti concordano per quanto riguarda l’atlantismo: nessuno, in pratica, vuole uscire dalla Nato e vuole rispettare gli impegni presi, compreso quello riguardante l’appoggio all’Ucraina per contro della Russia di Vladimir Putin, che ha invaso il paese di Volodymyr Zelensky.
È sulle riforme fiscali e istituzionali, sui diritti, sulla cittadinanza, e sull’ambiente che i programmi divergono parecchio. Il centrodestra, per esempio, ha proposto come ben sappiamo il presidenzialismo, ma anche un nuovo riconoscimento delle autonomie, mentre la coalizione capitanata da Enrico Letta – che assieme al terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi e ai pentastellati, è assolutamente contraria alla modifica della Costituzione in tal senso – vorrebbe introdurre la sfiducia costruttiva, e vorrebbe anche che si cambiasse la legge elettorale che supera il meccanismo delle liste bloccate.
Anche la flat tax, tanto cara a Lega e Forza Italia, non rientra nel manifesto del Partito Democratico, che invece vorrebbe la riduzione dell’Irpef, ovvero l’imposta sul reddito delle persone fisiche, a partire dai redditi più bassi e la lotta all’evasione fiscale, che per il centrodestra si potrebbe esprimere appunto con la tassa piatta.
Nel programma presentato dal segretario dem, si dà molta importanza ai diritti: dall’approvazione del ddl Zan all’introduzione del matrimonio egualitario, passando anche per lo ius scholae. Ecco, la cittadinanza a chi abbia studiato almeno per cinque anni in Italia non è un tema di rilievo per la coalizione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia che, dal canto loro, hanno specificato, soprattutto con il leader del Carroccio, di quanto la lotta all’immigrazione sia fondamentale.
Centrodestra e centrosinistra sembrano convergere anche sul lavoro, ma non la pensano allo stesso modo su salute ed energia. Soprattutto non la pensano allo stesso modo gli ex alleati di governo degli esecutivi guidati da Giuseppe Conte e Mario Draghi, dem e pentastellati.
Elezioni 25 settembre, le differenze con MoVimento 5 stelle e terzo polo
Uno dei motivi per cui, infatti, i pentastellati hanno deciso di non votare la fiducia al governo dell’ex presidente della Banca centrale europea è stato il tema dei rigassificatori, che non volevano assolutamente. Ecco, il Partito Democratico ha deciso comunque di inserirli nel programma da presentare agli elettori, ma solo in fase transitoria. Ma la distanza si esprime anche per quanto concerne il reddito di cittadinanza, con i dem che vorrebbero modificare la misura, e il centrodestra che vorrebbe cancellarla del tutto, e i Cinque stelle che vorrebbero addirittura rafforzarla.
Il movimento dell’ex premier di Volturara Appula ha inserito nel programma elettorale il cashback fiscale, la cancellazione definitiva dell’Irap, il taglio del cuneo fiscale per le imprese e i lavoratori e, anche loro, come il Pd, il salario minimo. In materia ambientale, il punto principale è quello riguarda il superbonus edilizio con l’aggiunta di un altro bonus, chiamato “energia imprese”.
La pensano allo stesso modo dem e pentastellati anche sull’introduzione della sfiducia costruttiva, ma i grillini vorrebbero anche il potere del presidente del Consiglio di revocare i ministri”; l’estensione ai 16enni del diritto di voto, lo stop ai “cambi di casacca” in Parlamento e anche l’estensione del limite dei due mandati a tutti i partiti, tema carissimo soprattutto al garante e fondatore Beppe Grillo.
Ancora, nel programma del MoVimento 5 stelle, c’è la regolamentazione della coltivazione della cannabis per uso personale, la proposta del matrimonio egualitario e della legge contro l’omotransfobia, l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole e l’introduzione dello ius scholae, come il Partito Democratico d’altronde.
Poi c’è il terzo polo che ha deciso di sposare in toto l’agenda Draghi. Il rispetto dei 55 punti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’europeismo, l’atlantismo, il sostegno all’Ucraina, il proseguimento del percorso delle riforme su giustizia, concorrenza, fisco, Irpef e quelle riguardanti il sociale. Calenda e Renzi danno importanza anche alla politica energetica e ambientale con una forte spinta per le rinnovabili e l’installazione dei rigassificatori, tema su cui l’ex candidato sindaco di Roma ha deciso di rompere l’alleanza con il Pd dopo un matrimonio durato nemmeno una settimana. Quello e altri motivi, in effetti.