La vera scheggia impazzita della tornata elettorale del 25 settembre sembra essere Carlo Calenda. Prima dentro il Pd, poi fuori, prima dentro la coalizione del centrosinistra, poi fuori, il leader del terzo polo anche durante la presentazione del programma di governo del suo Azione con Italia Viva non ha mancato di attaccare i dem: “Voglio dire agli elettori del Pd che cinque minuti dopo le elezioni si rialleeranno coi Cinque stelle”, ha detto
Sul programma concreto, ha spiegato, ancora una volta, come le priorità siano di andare avanti con l’agenda dell’ex presidente della Banca centrale europea e “avere possibilmente Draghi come presidente del Consiglio“.
Calenda avverte gli elettori del Pd: “Si rialleeranno con il M5s”
Il “C’eravamo tanto amati” di scoliana memoria non fa al caso di Carlo Calenda e del Partito democratico. Il leader di Azione, e ora anche del terzo polo, è stato sì eletto nelle liste dei democratici al Parlamento europeo, è stato anche un ministro dei governi guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, ma alla prima divergenza ha fatto un passo indietro – alleanza con il MoVimento 5 stelle per la nascita dell’esecutivo giallorosso – e si è creato un partito tutto suo.
In maniera quasi simile, lo stesso schema si è ripresentato anche tra fine luglio e inizio di agosto: prima ha ceduto ai corteggiamenti del segretario Enrico Letta per la creazione di una coalizione di centrosinistra che doveva arginare Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia per le prossime politiche, poi il dietrofront e la nascita di un’altra lista con l’ex premier fiorentino, anche lui fuoriuscito dal Pd, che si contrappone tanto allo schieramento dem, tanto al centrodestra.
E di questo c’è un po’ di tutto nel suo discorso per la presentazione del programma elettorale del terzo polo: alleanze che non gli sono piaciute, patti che i dem non hanno rispettato (secondo lui). Anche un richiamo al voto utile che, in uno scenario come quello per le politiche del 25 settembre, non ha senso di esistere.
“Voglio dire agli elettori del Partito democratico, con cui ho davvero tentato di fare un’alleanza fondata sull’agenda Draghi, una cosa chiara che devono sapere: cinque minuti dopo le elezioni si rialleeranno con i Cinque stelle, basta vedere le dichiarazioni di Orlando, di Emiliano, di Boccia, di Bettini“, ha detto in conferenza stampa, salvo poi ribadire come “non esiste il voto utile perché sono in campo quattro coalizioni anche perché il Pd ha combinato un gigantesco disastro, facendo un incrocio non riuscito tra un Comitato di liberazione nazionale che include chi ha votato la sfiducia a Draghi e una cosa sull’agenda Draghi“.
La partita, secondo lui, si gioca sul proporzionale e si “può ancora vincere rivolgendosi agli italiani che vogliono un paese serio”. Poi ha detto che per il terzo polo “questa legislatura è uno spartiacque, è la tragica fine della seconda Repubblica degenerata nei populismi. Spiace che i partiti eredi delle grandi famiglie politiche europee, popolari e socialdemocratici abbiano in questa legislatura abbiano deciso di sottomettersi a sovranisti ai populisti. La legislatura che finisce ha prodotto due governi Conte di segno opposto uno di destra e uno di sinistra, nella storia contemporanea dei paesi occidentali non è mai successo che si avesse uno presidente del consiglio con due maggioranze opposte“, ha affermato.
Calenda si è anche rivolto ai vecchi alleati di +Europa con un appello: “Siete diventati i dipendenti della sinistra. Cottarelli aveva scritto una programma per i liberali diametralmente opposto a quello del Pd. Bentivoglio ha combattuto le politiche sindacali della Camusso e di Orlando. A persone come Cottarelli, Bonino e Bentivoglio e tanti altri voglio dire: le porte continuano a essere aperte“.
Terzo polo, il programma elettorale per le politiche del 25 settembre
Quando al programma, l’agenda dell’ex presidente della Banca centrale europea rimane il punto cruciale del terzo polo di Calenda e Renzi. “Il nostro obiettivo è semplice: andare avanti con l’agenda Draghi e con il metodo Draghi, avere possibilmente Draghi come presidente del Consiglio, attuare le riforme del Pnrr“, ha spiegato ancora l’europarlamentare in conferenza stampa.
D’altronde, secondo lui, la fine dell’esecutivo guidato dall’economista non è avvenuta a caso, e sicuramente non per demeriti del premier: “È caduto per l’invidia di Conte, per le voglie di Berlusconi di diventare presidente del Senato e forse della Repubblica e per la paura di Salvini di vedere consensi calare a favore della Meloni“, ha tuonato.
Tornando al programma, però, Calenda ha parlato di sicurezza che “non è un argomento di destra“; di “tasse che vanno diminuite” perché “solo una persona che non percepisce quanto il Paese sia provato da anni di Covid, dalla guerra, dall’inflazione può proporre patrimoniali o tasse di successione“. Di “ambientalismo ideologico che spinge le aziende a trasferirsi nei Paesi dove possono inquinare, con il risultato che l’ambiente peggiora e noi perdiamo l’occupazione“.
E, ancora, dei rigassificatori che si dovrebbero spegnere, secondo il leader di Azione, quando ci sarà la possibilità di avere un’energia alternativa: “La transizione ambientale è una cosa seria e va gestita bene – ha chiarito -, le rinnovabili non possono andare da sole perché sono intermittenti, abbiamo bisogno di un’energia costante che non emetta, che si chiama nucleare“.