La guerra tra Russia e Ucraina potrebbe essere finalmente giunta a una svolta decisiva, dopo la trilaterale che ha coinvolto Zelensky, Guterres ed Erdogan. Proprio il presidente turco, nelle ultime ore, si è esposto su quale sia il suo schieramento ed è proprio quello ucraino. Intanto, non mancano ulteriori preoccupazioni e allarmi su quanto potrebbe accadere nella centrale di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. Ecco gli eventi principali della giornata appena trascorsa.
Non c’è tramonto o alba che tenga in Ucraina, da quel maledetto 24 febbraio, data a partire dalla quale nulla sarà più come prima. Non lo è per il Paese assalito e non può esserlo neanche per la Russia, e per tutte le ripercussioni che stiamo vivendo in prima persona, da cittadini europei. Comunque, in attesa di un faccia a faccia tra Putin e Zelensky per un eventuale accordo di pace, non può mancare la preoccupazione attorno alla centrale di Zaporizhzhia. Ecco cosa sta succedendo.
Putin e Macron hanno parlato, ma la preoccupazione non cala (e giustamente)
Un disastro nucleare non è proprio quello che ci serve, in un’epoca già dilaniata da guerra e Covid. Eppure, non sembra che la ragionevolezza possa avere la meglio, neppure su questo punto. Si è discusso anche di questo nella trilaterale avvenuta ieri a Leopoli e che ha visto come protagonisti Zelensky, Guterres e Erdogan. Un incontro da cui è emersa una posizione netta e convinta da parte del presidente turco: “No a nuova Chernobyl. La Turchia sta dalla parte di Kiev, ma siamo pronti a ospitare i colloqui”. Sottolineando, inoltre, che è pronto a parlare con Putin dell’argomento. E sul tema si è esposto anche Antonio Guterres che, dal punto di vista delle Nazioni Unite, ha lanciato un diktat chiaro e preciso: “Bisogna smilitarizzare l’area di Zaporizhzhia”. Su Twitter, inoltre, ha pubblicato un post raffigurante la sua visita a Odessa, centro a sud dell’Ucraina, punto nevralgico per l’esportazione di grano e i viaggi commerciali che dovrebbero scongiurare una crisi alimentare globale.
It is very emotional for me to see grain being loaded again on ship in Odesa. This ship also carries hope for the world’s most vulnerable people and countries. #WorldHumanitarianDay pic.twitter.com/lgXPrTGt7q
— António Guterres (@antonioguterres) August 19, 2022
Insomma, l’indiscrezione lanciata ieri dalla Cnn turca e cioè di un possibile incontro tra Putin e Zelensky per tracciare la road map che conduca a un accordo di pace trova consistenza anche nelle dichiarazioni di Erdogan. Filtra, inoltre, che la Russia sia pronta ad ammorbidire le condizioni che ha imposto da mesi per lasciare l’Ucraina, evidenza del fatto che la guerra comunque non sta andando benissimo rispetto alle aspettative del Cremlino.
Questa sarà una puntata che vi racconteremo prossimamente, perché ora c’è da trattare un tema particolarmente caldo delle ultimissime ore. Ci riferiamo alla telefonata che si è verificata tra Putin e Macron. Il succo del contatto, che comunque non era affatto cosa banale, è che il presidente russo ha detto sì all’invio di una missione dell’Aiea nella centrale di Zaporizhzhia, e ha accettato le condizioni di Kiev e dell’Onu. A riferirlo è stato direttamente l’Eliseo attraverso una nota che ha seguito la telefonata tra i massimi esponenti di Francia e Russia.
Un comunicato in cui è specificato che “Macron ha ribadito la sua preoccupazione riguardo i rischi per la sicurezza nucleare, dovuti alla situazione della centrale di Zaporizhzhia“. E, in un altro passaggio fondamentale, si specifica: “Lo stesso Macron ha appoggiato l’invio di una missione di esperti dell’Aiea sul posto e che dovrà verificarsi il prima possibile, alle condizioni concordate dall’Ucraina e dalle Nazioni Unite“. Che sembra già un notevole passo in avanti rispetto a una situazione che è in stallo da giorni e che nessuno pare riuscire a risolvere.
Le preoccupazioni di Macron, in ogni caso, erano ampie e condivisibili, come è fondamentale registrare la risposta di Putin. In questo caso, nella nota, si legge che “il presidente russo ha dato il suo consenso all’invio di questa missione e ai termini e alle condizioni indicate”. Non è l’unico contatto tra i due presidenti, che invece si confronteranno nuovamente questo argomento nei prossimi giorni, dopo lo scambio di opinioni tra i team tecnici e, soprattutto, prima che avvenga la missione.
Da Zaporizhzhia allo stato attuale della guerra, nella speranza di un accordo di pace
La centrale di Zaporizhzhia resta, dunque, argomento forte sul tavolo dell’Europa e nell’ottica della necessità di scongiurare una vera e propria catastrofe. A tal proposito, infatti, non possono essere ignorate le dichiarazioni di Zelensky, il quale ha detto a chiare lettere che il mondo è sull’orlo di un disastro nucleare proprio a causa dell’occupazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Volodymyr Zelensky si è esposto anche con un tweet provocatorio a riguardo: “Quanto tempo impiegherà la comunità internazionale a rispondere alle azioni irresponsabili della Russia e al ricatto nucleare?”.
The world is on a verge of nuclear disaster due to occupation of world’s third largest nuclear power plant in Energodar, Zaporizhzhia region. How long will it take the global community to respond to Russia’s irresponsible actions and nuclear blackmailing? https://t.co/lGHlhALMqV
— Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 18, 2022
Un argomento che poi il presidente ucraino ha ripreso nel suo consueto videomessaggio notturno, sottolineando che “Non ci sono ostacoli oggettivi” per la visita degli ispettori dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, alla centrale nucleare. Insomma, c’è chi spinge da un lato e chi dall’altro, ma senza che una soluzione concreta venga presa. Anche perché, allo stesso tempo, la Russia ha dichiarato, tramite diverse voci autorevoli e ufficiali, che demilitarizzare la centrale è impossibile.
Zaporizhzhia, però, nonostante le preoccupazioni e i rischi che sottende, non è l’unico piano caldo di una guerra che non accenna a termine. Anzi, le armi e gli aiuti degli alleati occidentali, unite alla strenua resistenza operata dagli ucraini, hanno reso il conflitto una “guerra d’attrito” e, quindi, in una fase di stallo, dopo che la Russia ha comunque riportato delle perdite veramente importanti.
È quanto è filtrato, anche nelle ultime ore, dal Pentagono e in particolare da un alto funzionario della Difesa statunitense, durante un colloquio con i giornalisti in condizione di anonimato. Le parole che sono emerse non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni. Si tratta, infatti, di “Una completa e totale mancanza di progressi dei russi sul campo di battaglia”. E c’è di più, perché, secondo quanto spiega il funzionario, gli uomini ucraini sono riusciti a fermare l’avanzata russa nelle ultime settimane e, soprattutto, le posizioni dell’esercito russo sul campo si sono indebolite. Da non sottovalutare anche il fatto che l’Ucraina sia riuscita a riportare degli attacchi pesanti e ben studiati in Crimea, ampliando i confini di una guerra che, in quel momento, era condotta solo tra i suoi confini e, in particolare, a sud e nel Donbass.
Una Russia che, quindi, è sempre più in difficoltà, soprattutto rispetto al principio e probabilmente rispetto a quanto si sarebbe aspettata. Forse, per questo motivo (e lo speriamo), Putin potrebbe ammorbidire il suo punto di vista e tentare di siglare un accordo di pace. O almeno provarci seriamente, al contrario delle bugie, dei depistaggi e dei patti disattesi che hanno fatto parte della sua strategia negli ultimi mesi.
Altre dichiarazioni che hanno fatto storcere il naso a molti nelle ultime ore sono quelle di Dmitri Medvedev, e non parliamo di un personaggio a caso, ma di un ex presidente. È stato colui che ha invitato gli europei a punire con il voto i loro politici, definiti candidamente e a cuor leggero degli “idioti”. Il tutto attraverso il suo canale Telegram.
Parole che non potevano passare inosservate e, infatti, è arrivata la risposta da parte di un portavoce della Commissione Europea. Lui ha detto che “Queste osservazioni vanno lette come uno dei tanti tentativi del regime di Putin di minare la determinazione e l’unità dell’Unione europea”. Una determinazione che va avanti dal 24 febbraio, data di inizio del conflitto e che chiaramente è puntata “nel condannare al massimo livello l’aggressione illegittima e non provocata della Russia all’Ucraina“.
La partita di scacchi della comunità internazionale va, quindi, avanti mossa dopo mossa e tutti hanno la volontà di vincerla, a modo loro. Di certo, la compattezza dell’Europa, e ora anche della Turchia, oltre che degli Stati Uniti, attorno all’Ucraina sono un valore aggiunto fondamentale per la vittoria del conflitto. E Putin forse sta anche iniziando a capirlo: trattare e risolvere sarebbe decisamente il meglio per tutti, scongiurando le catastrofi nucleari, i problemi per le risorse e soprattutto le perdite ingenti di vite umane, che comunque resta il danno maggiore da piangere. E non va dimenticato.